[NuovoLab] quando si dice: l'orgia del potere!

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Auteur: Coscione
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À: forumgenova
Sujet: [NuovoLab] quando si dice: l'orgia del potere!
NUOVO FEROCE SCONTRO IN CASA SANDINISTA:
            IN NICARAGUA CONDANNATO ERNESTO CARDENAL 


            34574. MANAGUA-ADISTA. 


            Se è stato un gesto di vendetta, di sicuro si è trasformato, per il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, in un clamoroso autogol: l'ondata di sdegno che ha accolto la condanna per ingiurie del monaco trappista e gloria letteraria del Paese Ernesto Cardenal - già ministro della cultura del primo governo sandinista (1979-1989), poi trasformatosi in uno dei più fieri avversari di Ortega, a cui rimprovera il tradimento degli ideali rivoluzionari - non ha certamente giovato all'immagine, già tanto offuscata, del presidente (per un profilo di quest'ultimo, negli anni seguiti alla traumatica sconfitta elettorale del 1990, v. Adista nn. 80 e 81/06) . 




            Revocando una precedente sentenza di assoluzione, che risaliva addirittura al 22 dicembre 2005, il giudice David Rojas, considerato vicino al presidente, lo scorso 22 agosto ha riconosciuto il prete colpevole del reato di ingiuria nei confronti dell'imprenditore di origine tedesca Inmanuel Zerger - con cui Cardenal, in qualità di presidente dell'Associazione per lo sviluppo di Solentiname, è in disputa per la gestione di un albergo dell'arcipelago - condannandolo al pagamento di una multa di poco più di mille dollari. Un nome che scotta, quello del giudice Rojas, avendo egli assolto il direttore della Direzione Generale delle Entrate Byron Jerez, accusato dell'emissione di fatturazioni e assegni falsi a beneficio di parenti, amici e clientele politiche tra Managua e Miami.


            "Ingiusta e illegale" ha definito la sentenza Cardenal, interpretandola come un gesto di vendetta nei suoi confronti per la caldissima accoglienza da lui ricevuta in Paraguay durante la cerimonia di investitura del presidente Fernando Lugo (v. Adista n. 60/08). Cerimonia a cui Ortega aveva evitato di assistere, dopo l'annuncio, da parte delle associazioni femministe paraguayane, di manifestazioni di protesta contro di lui per la nota vicenda (esplosa nel 1998) degli abusi sessuali nei confronti della figliastra Zoilamérica Narváez. Tanto più che, durante la sua permanenza in Paraguay, Ernesto Cardenal non si era certo perso in gentilezze nei confronti del presidente, dandogli del "ladrone" e accusandolo di aver imposto nel Paese "il regno di alcune famiglie", in alleanza con ex somozisti.


            In un breve comunicato diffuso dopo la sentenza, il monaco trappista ha annunciato che non pagherà la multa, essendo tale condanna priva di legalità: "In primo luogo - spiega - questo presunto reato era caduto in prescrizione da vari anni. In secondo luogo, si tratta di una sentenza politica senza alcuna base giuridica, semplicemente una vendetta di Daniel Ortega". Quanto al reato imputatogli, Cardenal denuncia la persecuzione sofferta per anni da parte di Zerger e di sua moglie Nubia Arcia, nel loro intento "di appropriarsi di un albergo di proprietà dell'Associazione per lo Sviluppo di Solentiname. Per questo motivo - spiega - dovetti scrivere una lettera pubblica per difendermi e segnalare le azioni illecite e illegali commesse da queste persone. Se vogliono arrestarmi, e in questo sistema che vige ora in Nicaragua tutto è possibile, sono pronto ad andare in carcere" (ad oggi nessuna misura cautelare, che in ogni caso non sarebbe il carcere, è stata disposta contro il prete).


            Immediata la solidarietà nei confronti del grande poeta da parte di intellettuali e militanti di tutto il mondo. "Assurda e illegale" ha definito la sentenza la nota scrittrice nicaraguense Gioconda Belli, denunciando la manipolazione della giustizia da parte del governo ai danni di un sacerdote di 82 anni, "nient'altro - ha detto - che una dimostrazione della codardia con cui agiscono i detentori del potere contro critici e oppositori". E a favore di Cardenal si sono espressi, tra gli altri, il cantore della rivoluzione Luis Enrique Mejía Godoy e gli scrittori Sergio Ramírez, José Saramago, Eduardo Galeano, Antonio Skármeta, Celia Hart. "Ernesto Cardenal, uno degli uomini più straordinari che il sole illumini - ha dichiarato Saramago - è stato vittima della cattiva coscienza di un Ortega indegno del suo passato, incapace ora di riconoscere la grandezza di qualcuno che persino il papa tentò invano di umiliare (il riferimento è al tristemente celebre rifiuto di Giovanni Paolo II di concedere la benedizione all'allora ministro della Cultura sandinista, inginocchiato di fronte a lui, durante la burrascosa visita del papa in Nicaragua nel 1983, ndr). Se Ortega non ha il coraggio di chiedere perdono a Cardenal, sapremo che i suoi meriti umani e politici si sono ridotti a zero". Anche dom Pedro Casaldáliga, grande sostenitore del primo governo sandinista, ha voluto inviare al monaco trappista, "in occasione di questo stupido processo", il suo abbraccio solidale, "insieme all'affetto e alla gratitudine di migliaia, milioni, di fratelli e sorelle che ti accompagnano".


            E mentre i difensori di Ortega partono all'offensiva, lanciando accuse contro Cardenal, a cui rimproverano di fare il gioco delle destre e degli Stati Uniti, gli intellettuali cubani, riuniti nell'Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba (Uneac), evitano di prendere posizione, limitandosi ad esprimere una profonda amarezza: "Bisognerebbe chiedersi chi possa beneficiare di queste contraddizioni. Non ci sono dubbi: ad avvantaggiarsene sono i nemici dei processi emancipatori in corso nella Nostra America". Cardenal - sottolinea la Uneac - "è stato ed è una figura imponente per i cubani": "Negli anni in cui molti hanno rinnegato le proprie idee, egli ha offerto una lezione di coerenza e dignità. Oggi, mentre viviamo in America Latina momenti di cambiamento e di speranza, Cardenal accompagna questi processi con la sua voce e il suo prestigio". Ma la Uneac riconosce meriti anche al governo Ortega, che, rompendo l'egemonia degli Stati Uniti in Centroamerica, "ha cominciato a lavorare per il bene del suo popolo, si è integrato all'Alba (l'Alternativa bolivariana delle Americhe di cui fanno parte anche Cuba, Venezuela, Bolivia, Dominica e Honduras, ndr) e ha sfidato nelle istanze internazionali la politica aggressiva dell'impero, esprimendo una solida solidarietà continentale". (claudia fanti)














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