Repubblica
Berlusconi: "Dal Molin, stop al referendum"
Raddoppio base Usa, lettera al sindaco di Vicenza. Ed è bufera. I verdi:
"No a svolte modello G8"
Tensione alta in città. Sabato scorso i primi scontri polizia-manifestanti
ENRICO BONERANDI
MILANO - Una consultazione popolare «gravemente inopportuna», la definisce
Silvio Berlusconi in una lettera al sindaco di Vicenza. Inutile, perché
andrebbe a toccare argomenti che sono di competenza solo di governo e
parlamento, e pericolosa, perché «rischierebbe di fomentare ulteriori
tensioni interne ed esterne non facilmente prevedibili». A un mese dal
referendum pro o contro il raddoppio della base Usa, il clima a Vicenza si
è già fatto pesante. Sabato le prime botte tra manifestanti e polizia
davanti al Dal Molin, mentre il commissario straordinario Paolo Costa gira
sotto scorta. Il sindaco di centro-sinistra, Achille Variati, cerca di
calmare le acque: «Voglio solo che la consultazione avvenga con serenità.
Sono stanco di ascoltare questi continui al-lupo-al-lupo: lasciamo che i
vicentini si esprimano». Ma intanto gli avversari già chiedono le sue
dimissioni, i contestatori sollecitano quelle del questore e il verde
Gianfranco Bettin avverte: «No a svolte genovesi, sul cupo modello del G8».
La situazione rischia di far saltare i nervi a più di un protagonista. La
sinistra a Vicenza è compatta sul fronte del No alla base Usa, ma in sede
nazionale si è espresso finora solo il segretario di Rifondazione, Paolo
Ferrero, che ha assicurato la propria solidarietà ai manifestanti. Il
nemico numero uno dei comitati, Paolo Costa - nominato dal governo di
centro-sinistra e confermato da Berlusconi - è parlamentare europeo del
Pd. Con la caduta di Prodi e, al contrario, la vittoria del
centro-sinistra alle elezioni comunali di Vicenza, si sono poi rimescolate
le carte e il futuro del progetto di raddoppio appare incerto, nella
speranza che siano gli stessi americani a rinunciare. A fare da
spartiacque, il referendum che ora Berlusconi vorrebbe evitare.
In realtà la consultazione popolare, non potendo riguardare argomenti come
la difesa e la politica internazionale, ha come quesito - diciamo di
ripiego - l´eventuale acquisizione da parte del Comune dell´area promessa
- e già consegnata lo scorso 30 luglio - agli americani. Spiega Variati:
«E´ un´area da tutelare per la presenza di acque risorgive che danno da
bere alle province di Vicenza e Padova». Un quesito «fariseo», secondo
Costa. «La procedura è chiusa. Si sono già espressi due governi e pure
localmente il consiglio comunale di Vicenza ha dato il suo assenso (quando
governava il centro-destra, ndr). Berlusconi, poi Prodi, e anche il
presidente della Repubblica Napolitano hanno detto che l´allargamento si
farà - protesta il commissario, a cui i comitati hanno consegnato un
premio «Attila d´oro» alla mostra del cinema di Venezia - Ci dev´essere
una continuità istituzionale al di là delle maggioranze, altrimenti che
figura facciamo con gli americani? È in gioco la credibilità dell´Italia.
Se riescono a bloccare il progetto, giuro che emigro».
Variati ribatte: «In tutta la vicenda mai la gente di qui si è potuta
esprimere, ma è il sale della democrazia». In contrasto con i comitati,
però, Variati ha preteso che fosse fissato un quorum «per dare maggior
valore alla consultazione», anche se non è affatto detto che sia
raggiunto, visto che la parte opposta sta già lavorando per
l´astensionismo. Qualcuno ha persino insinuato che il sindaco, con questa
mossa azzardata, abbia il recondito fine di affrancarsi dalla stretta dei
comitati. Loro mettono le mani avanti: «Decide chi va a votare, il quorum
non ci riguarda», dice la leader, Cinzia Bottene, che risponde così ai
pericoli per l´ordine pubblico evocati da Berlusconi : «La polizia sabato
ci ha aggrediti a freddo. Non siamo né terroristi né delinquenti. A Costa
abbiamo solo lanciato una fetta di polenta».
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Carlo
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