Repubblica Genova
Crociata contro gli zingari che scippano i fedeli e i "punkabbestia" che scrivono sui muri della Cattedrale
La Curia chiama, Tursi risponde task force anti nomadi a San Lorenzo
Il Comune raccoglie l´allarme dei religiosi e chiede al prefetto di istituire un servizio interforze con polizia e carabinieri
"Daremo il numero di telefono degli agenti in servizio al sagrestano e ai commercianti del Ducale, alle prese con problemi analoghi"
SOS della Curia di Genova per la sicurezza e il degrado nella zona attorno al Duomo di San Lorenzo: l´allarme è per i nomadi che scippano fedeli e turisti e i punkabbestia che tracciano scritte sulle pareti della Cattedrale, lasciano liberi grossi cani, senza guinzagli né museruole, e buttano a terra le bottiglie di birra che diventano un pericoloso pavimento di vetri rotti. L´appello ha trovato orecchie nel Comune che adesso chiederà al Prefetto l´istituzione di un servizio interforze (con Carabinieri e Polizia) con coppie di agenti e carabinieri che stazionino nella zona tra San Lorenzo e Palazzo Ducale. Lo ha annunciato ieri mattina l´assessore alla Città sicura, Francesco Scidone: «Sarà un presidio con gli agenti che passano ogni dieci minuti - ha detto - e daremo il numero di telefono degli agenti in servizio al sagrestano e ai commercianti del Ducale dove si pongono problemi analoghi che ci aveva sottoposto il presidente della fondazione della cultura, Luca Borzani». L´obiettivo è avere: «un servizio simile al vigile di quartiere, mirato per quella zona», dimodoché i residenti abbiamo sempre un riferimento diretto cui rivolgersi in caso di necessità. L´argomento è stato affrontato ieri mattina in Curia dove si è recato lo stesso Scidone. Ad attenderlo non c´era il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ma il vescovo ausiliare, monsignor Luigi Palletti, e il provicario generale, monsignor Luigi Borzone. È con loro che Scidone ha discusso dei problemi dell´area attorno al Duomo di San Lorenzo. Gli esponenti della Curia hanno sottolineato in particolare i borseggi dei nomadi ai danni dei fedeli che vanno a visitare il Duomo («soprattutto i turisti quando arrivano in pullman», ha raccontato l´assessore) e i disagi provocati dai punkabbestia.
L´assessore ieri mattina, dopo l´incontro in Curia, ha incontrato i giornalisti per presentare l´ordinanza di chiusura dei bassi nel centro storico utilizzati dalle prostitute. E ha voluto rispondere alle polemiche di questi giorni, sollevate anche dagli stessi partiti della maggioranza che governa il Comune parlando della serie di interventi contro il degrado portati avanti all´amministrazione.
L´obiezione principale (ad esempio del Pdci) è stata che con l´ordinanza dei bassi si colpiscono solo le prostitute, l´anello debole della catena, e non il racket.
«Io non entro nel merito della debolezza della categoria delle prostitute - dice l´assessore Scidone - Ognuno ha le sue opinioni. Ma da anni il Comune di Genova con il progetto Sunrise aiuta le ragazze che vogliono togliersi dalla strada: nel 2007 il Comune ha investito 250 mila euro per queste ragazze, per dare loro una formazione, una casa e un lavoro. Con questo progetto abbiamo tolto dalla strada un centinaio di ragazze, tutte nigeriane». L´altra obiezione è stata che il Comune si concentra su un problema come la prostituzione quando ce ne sono di assai più gravi. «È vero - dice Scidone - ma la nostra ordinanza sui bassi è solo una delle tante azioni di riqualificazione del centro storico. D´altra parte, cosa devo rispondere agli abitanti che da anni hanno questi problemi, che lamentano risse, schiamazzi, difficoltà di convivenza e che in passato avevano minacciato di prendere il porto d´armi e di non pagare più l´Ici e la tassa della spazzatura? Devo rispondere che ho problemi più grossi da affrontare? Non mi pare il caso». Poi l´assessore ha ribadito che l´intervento sui bassi non è un´azione per combattere la prostituzione ma per il degrado della zona. «Hanno fatto polemica anche per la richiesta di sequestro e confisca degli immobili affittati a clandestini che pagano, in nero, cifre iperboliche, in trenta persone in pochi metri quadri. La domanda è: posso girarmi dall´altra parte davanti ad uno che guadagna migliaia di euro al mese sfruttando degli immigrati? Io credo di no. Il nostro progetto è finanziato con il patto della sicurezza e abbiamo investito trentamila euro per farlo partire. Incrociamo i dati delle utenze (acqua e gas) con quelli dell´anagrafe. Era già stato fatto qualche anno fa ed erano venuti fuori immobili con 30-40 residenti».
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Carlo
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