[NuovoLab] Vogliono chiudere la bocca di rosa

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Autore: Comunità di S. Benedetto al Porto
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] Vogliono chiudere la bocca di rosa
VOGLIONO CHIUDERE LA BOCCA DI ROSA
di Domenico Chionetti

tratto da CARTA
http://www.carta.org/campagne/diritti+civili/14823


Il Sindaco vara l’ordinanza: «Bassi chiusi per prostituzione». «Il
decreto Maroni sfratta le lucciole». «Il Comune avanti tutta ‘chiudiamo
i bassi’». E ancora «Lotta alla prostiuzione- Scidone, assessore alla
citta’ sicura: ‘Le prostitute protestano? Poi lo faranno anche i ladri e
i pedofili!’».
Siamo a Genova.
Ci chiedevamo, come rendervi l’idea nel modo migliore sulla canea che in
questi giorni imperversa sul tema del «mestiere piu’ antico del mondo».
Quale miglior modo allora di presentarvi un breve assaggio dei
quotidiani nostrani, che come fossero specchi riflessi l’un l’altro
proiettano le immagini distorte .
Le immagini sono quelle di una emergenza, l’ennesima, costruita
rapidamente in pochi giorni con una piccola novità: i bassi li
sgomberiamo e poi li chiudiamo.
I «bassi» sono piccoli magazzini a livello terra dove le lavoratrici e i
lavoratori del sesso operano.
Questione di decoro,sicurezza e valori immobiliari.
A noi in Comunità, a San Benedetto al Porto, sembra tutto così chiaro
nel torbido che mostrano: qual è il senso di combattere la
prostituzione? Meglio sarebbe creare le condizioni per sconfiggere lo
sfruttamento, lasciare da parte un approccio morale ed etico e guardare
alla libera scelta, e dall’altra dare la possibilità del sostegno di
tutte quelle donne braccate dalla clandestinità che le costringe alla
schiavitù della tratta.
Ma corrono sui media le semplificazioni dove la condizione o lo status
di una persona diventa reato: clandestino, prostituta,
tossicodipendente, romeno.
Quindi? Che fare?
Sarà che in Comunità siamo soliti dire di questi tempi è necessario
«Osare la speranza» [vecchio motto partigiano ligure] oltre le nubi
scure che tentano chiuderci l’orizzonte che ci sta di fronte, sarà che
per il centro storico ci girovaghiamo a piedi con le Unità di Strada,
sarà che abbiamo voglia di raccontarvi un’altra storia oltre a quella
che propina la quasi totalità della carta stampata.
E’ la storia di Lucrezia, Anna, Gilda, Sandra, Titty, Greta, Antonella e
di tutte le transessuali del ghetto del centro storico che stanche delle
continue sanzioni e intimidazioni settimane fa ci hanno chiesto aiuto
con una telefonata in Comunità: «Abbiamo bisogno di aiuto…vogliono
mandarci via, come facciamo?»
«Siamo una piccola comunita’ ci aiutiamo l’un l’altra, alcune di noi
hanno anche 70 anni! Dove finiremo?».
Per quella che e’ la comunita’ di transessuali piu’ antica d’Italia, che
tra poco compira’ 40 anni, la paura e’ molta…
A queste poche domande non e’ semplice dare una risposta certa e
istantanea cosi come invece e’ loro aspettativa.
Allora abbiamo cominciato a vederci in assemblee informali, anche alla
presenza di Don Andrea Gallo, in una relazione di parole e idee che sta
diventando sempre piu’ fitta, capendo i loro problemi e le
contraddizioni della sicurezza di facciata che le circonda .
Ci siamo resi conto che sara’ nuovamente necessario camminare e
ragionare insieme, non solo nello spazio di pochi giorni d’agosto [così
come ci insegnano le emergenze estive] ma anche successivamente, con
l’obbiettivo importante di costruire un percorso assieme alle lavoratori
del sesso, in forma stabile. E’ tempo di organizzarsi… Anna e le altre
sono pronte!