Rifondazione: «Sicurezza, in città le priorità sono altre»

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Autore: brunoa01
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To: forumsege, forumgenova
CC: forumsociale-ponge
Oggetto: Rifondazione: «Sicurezza, in città le priorità sono altre»
secolo xix

Rifondazione: «Sicurezza, in città le priorità sono altre»
la polemica


Confisca dei beni affittati in nero, movida: tensioni
in maggioranza.
Rc ottiene un incontro
con il primo cittadino


26/08/2008
GIRO di vite sui bassi della prostituzione, divieto del vetro per chi vuole bere di sera in centro storico, massima attenzione sui temi della sicurezza. Non sono piaciute, a Rifondazione comunista, le iniziative varate o annunciate dal Comune in questa estate all'insegna dei "sindaci sceriffo". E lo scrive direttamente al sindaco Marta Vincenzi il segretario provinciale di Rc, Paolo Scarabelli, insieme al responsabile enti locali del partito Sergio Triglia. Con questa missiva, che segue dure dichiarazioni di Antonio Bruno sul tema della prostituzione contro l'assessore Francesco Scidone, Rifondazione chiede un incontro urgente. Che il sindaco accetta subito e convoca per i primi giorni di settembre. Vincenzi, d'altra parte, mette le mani avanti: «Non si confonda nessuna delle nostre iniziative con quelle che sentiamo da altre parti d'Italia. Da noi nulla è improvvisato, ma tutto è frutto di un anno di lavoro. Non siamo in scia del decreto Maroni, crediamo ancora e sempre in un "modello Genova" che tiene insieme legalità e solidarietà. All'osservatorio dell'Anci, di cui faccio parte insieme ad altri nove sindaci - precisa Vincenzi - saremo i primi a chiedere maggiore uniformità. Non può essere tutto lasciato alle mode, alle urgenze e alle arlecchinate estive».
Ma se il problema, per Vincenzi, non è dunque nei termini esposti da Rifondazione, Scarabelli e Triglia nella loro lettera sono pungenti e chiedono un maggiore confronto in maggioranza: «Apprendiamo dai giornali posizioni e iniziative istituzionali della giunta o di singoli assessori, che ci creano preoccupazione e inquietudine se non vero e proprio dissenso come nella vicenda della confisca degli immobili per gli affitti in nero agli extracomunitari irregolari, e degli annunciati tagli ai servizi sociali». «La logica dell'accordo a ogni costo con pratiche di governo nazionale che vedono il principio di un federalismo fiscale come grimaldello per scardinare ogni residuo di stato sociale, conduce in un vicolo cieco con effetti devastanti. Si organizzi una forte opposizione al governo nazionale, anziché inseguirne e subirne le imposizioni inaccettabili (sempre che ovviamente le si vogliano contrastare), si faccia uso degli enti locali per contrastarne le derive peggiori, non per avallarne gioco forza le scelte».
Continuano i rifondatori: «Così come abbiamo apprezzato il tuo rifiuto alla militarizzazione della città, oggi ti manifestiamo un estremo dissenso su procedure, vendute come lotta alla criminalità, che invece diventano una pesantissima morsa nei confronti dei più deboli. Noi respingiamo ogni iniziativa, che anche se muove da un principio sano di lotta alle speculazioni dei furbi, alla fine penalizzi assai di più i soggetti deboli che non gli speculatori, i quali potranno sempre sostenere di aver dato in affitto a uno solo (certamente regolare) il loro immobile e che sia stato l'immigrato a subaffittare in modo irregolare a suoi connazionali».
Per Rifondazione le priorità sono altre: «Siamo fortemente preoccupati anche per il futuro bilancio del nostro comune, i fondi previsti per compensare gli introiti dovuti alla cancellazione dell'Ici sembrano inferiori rispetto alle attese. Occorre investire tutte le energie e le intelligenze a disposizione per non penalizzare i servizi e le periferie, e definire politiche locali che traguardino l'obiettivo del soddisfacimento dei bisogni di fasce sociali che sono penalizzate sul piano del reddito, dell' inclusione sociale, della qualità della vita».
Gio. M.



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«Lucciole, non faremo crociate»
PARLA IL SINDACO
Vincenzi: chiudiamo i bassi per impedire che ci siano quartieri abbandonati al degrado


«LA NOSTRA non è una battaglia contro la prostituzione, un ruolo non nostro e che deve puntare su chi sfrutta e rende in schiavitù le ragazze. E neppure è una campagna di moralizzazione. Noi vogliamo combattere il degrado, evitare che certi quartieri e certe strade diventino dei ghetti, evitare che si formino distretti a luci rosse. Ecco, il Comune di Genova vuole questo. Vuole che non esistano strade per ricchi e altre per poveri, vuole che dal giusto mix sociale nasca una città vivibile e solidale. Per questo non possiamo accettare che una strada sia costellata di bassi adibiti alla prostituzione, dei buchi da pochi metri e con scarse condizioni igienico-sanitarie affittate da italiani che badano solo ai soldi a un mondo che non bada alle donne e che dal ghetto trae i suoi benefici».
Il sindaco Marta Vincenzi tiene la barra al centro e conferma: sì all'ordinanza che di fatto impone la chiusura di almeno quaranta bassi - soprattutto in centro storico - dove il sesso è in vendita (da decenni). Ed è per questo che Vincenzi non può rispondere, se non con poche battute, alla lettera aperta inviata da un gruppo di prostitute. Una missiva in cui le lucciole chiedono un incontro con il sindaco e in cui giurano sul loro stesso interesse a mantenere il quartiere pulito, senza schiamazzi e senza risse. «In verità - commenta amara Vincenzi - i racconti che io ricevo quotidianamente dai residenti e le cose che ho visto personalmente descrivono tutta un'altra situazione. Non c'è un intento punitivo nei confronti di queste ragazze, in questa ordinanza e nel ruolo del Comune non si entra nel merito. Non è oggi in discussione, per esempio, la possibilità di cooperative di prostitute o cose simili. In ballo c'è la qualità della vita della città, dove non possono esistere sacche o strade in cui chi non è interessato al sesso a pagamento non passa più e non potrà mai decidere di andarci ad abitare».
Il sindaco - e in questo passaggio si può leggere un altro messaggio per le ragazze più o meno costrette a vendersi sulla strada - tiene molto a un concetto: «Genova ha fatto molto per la lotta alla schiavitù delle donne obbligate al marciapiede. Sono orgogliosa di essere stata io, da presidente della Provincia, ad aprire l'unità di strada e ad avviare una serie di strumenti e iniziative per portare fuori dal giro le ragazze. E sono particolarmente lieta che oggi la Provincia continui a investire su questo terreno. Anche il Comune si dà da fare».
«In questa delibera sui bassi - aggiunge Marta Vincenzi - emerge invece il lavoro di un anno intero dei nostri uffici, un progetto nato ben prima che uscisse il decreto Maroni e cominciasse la stagione del "più poteri ai sindaci". Abbiamo già fatto 300 controlli, chiuso una quindicina di bassi, censito ogni situazione. Ai quei genovesi che fanno soldi affittando al giro della prostituzione diciamo che dovranno usare quei bassi per altri scopi, legittimi e secondo le norme urbanistiche e igienico-sanitarie».
Il progetto varato dall'assessore alla Sicurezza Francesco Scidone, quindi, ottiene il definitivo via libera e questo pomeriggio può andare in scena con pieni poteri il vertice tecnico tra l'assessorato, la Polizia municipale e l'avvocatura comunale per stilare il piano operativo della delibera. L'operazione potrebbe chiudersi già entro la fine dell'anno.
L'intervento sui bassi segue la stretta sui locali che non rispettano le regole scritte e quelle del buon senso e fa riferimento non già, secondo il sindaco a un atteggiamento «bacchettone del Comune», ma al tentativo, «al pari del progetto di abbattere la Diga di Begato», di costruire una città per tutti, «senza che esista il quartiere degli onesti e quello dei delinquenti, quello del malaffare e quello dei salotti»: «La città ha valore e garantisce la piena vivibilità - conclude Vincenzi - quando tiene insieme la sua popolazione e ne trae il meglio. E questo obiettivo, lo abbiamo imparato, si ottiene rendendo ospitale ogni strada».
E la lettera delle prostitute? «La galassia di queste ragazze è alquanto variegata, ci sono alcune attrezzate e determinate, altre costrette, altre che stanno in città solo alcuni mesi. Noi continueremo ad aiutarle a liberarsi».
Giovanni Mari
mari@???


26/08/2008
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