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Szerző: Carloge
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Tárgy: [NuovoLab] Capotreno invalido: "Bravo de Angelis la sicurezza non si baratta"

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Capotreno-invalido:-Bravo-de-Angelis-la-sicurezza-non-si-baratta/2038074/6

Capotreno invalido: "Bravo de Angelis la sicurezza non si baratta"
Anna Ferrarese

«Grazie Dante, per tutto quello che hai fatto e per quello che continuerai a fare, per la tua costante richiesta di sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo paese fa finta di porre interesse ad un bene come la sicurezza con un testo unico, ma in realtà non è in grado di fermare la mancanza di professionalità di tanti dirigenti aziendali. La sicurezza non si baratta con niente, il tuo coraggio e la tua grinta non si fermeranno davanti ad un licenziamento. Un abbraccio. Antonio». Un ferroviere che scrive a un ferroviere. Dante è Dante de Angelis, il macchinista allontanato dalle Ferrovie dello Stato pochi giorni fa per aver denunciato la rottura di un gancio su due Eurostar e che è stato invitato dai consiglieri comunali dell´Altrasinistra a parlare in settembre durante un´udienza conoscitiva delle Commissioni Attività Produttive e Infrastrutture. Antonio è Antonio di Luccio, il capotreno di Bologna che il 9 marzo 2006, alla stazione di Piacenza, è rimasto imprigionato con un braccio in una "porta killer" e, trascinato per 70 metri dal convoglio in corsa, è finito sotto i binari. Ha perso gli arti inferiori, ora cammina grazie a protesi e all´aiuto di un bastone. «Quello che è successo a De Angelis, essere licenziato per aver denunciato un fatto gravissimo come un treno spezzato, è molto preoccupante - afferma l´ex capotreno - la sicurezza è un bene primario, sia per chi sui treni ci lavora, sia per chi viaggia. L´azienda non può far finta che i problemi non esistano e sbaglia nel liquidare così chi si batte non tanto per affossarla, ma per renderla migliore». Antonio, salernitano d´origine, bolognese d´adozione, è arrivato in città nel 1980, quando è stato assunto come "conduttore".
Ventisei anni di onorato servizio e una promozione a capotreno l´hanno condotto al giorno dell´incidente. «Quella mattina ero a inizio turno, riposato dalle ferie. Qui non centra il destino, è stato come giocare alla roulette russa: a qualcuno doveva capitare ed è successo a me. La cosa che continua a farmi rabbia - lo dice sereno, con la consapevolezza delle persone che hanno dignità e fiducia nel futuro - è che l´incidente si poteva evitare e che, a distanza di due anni non è cambiato nulla». La stazione di Piacenza dal lato di Milano è in curva. Per veder i segnali il capotreno deve allontanarsi dalle carrozze, il macchinista non ha sufficiente visuale. Fino a qualche anno fa era garantita la presenza di un "terzo uomo", un dirigente che si assicurava che non ci fossero problemi in partenza. Ma i tagli di budget hanno cancellato questa figura. E sono sempre i ritocchi di bilancio a non garantire una sostituzione rapida delle porte come quella in cui è rimasto impigliato Antonio, che ora è tornato al lavoro con una nuova mansione: specialista tecnico commerciale. Le "porte killer", che aggrediscono qualsiasi ostacolo ne impedisca la chiusura, restano una minaccia sempre attuale, da troppi anni. Porte che, se sollecitate, si aprono anche in corsa, fino a che il convoglio non raggiunge i 10 km all´ora. In quello stesso 2006, secondo i dati forniti da Beppe Pinto, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, hanno fatto 800 "vittime", 25 solo in Emilia Romagna. Sono montate su Intercity e interregionali: i treni di "fascia media" più utilizzati.
(21 agosto 2008)

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Carlo

Forum Per La Sinistra Europea - Genova

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Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità

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