Re: [NuovoLab] Lucciole, rivolta contro i sindaci

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Auteur: Mgow
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À: Mailing list del Forum sociale di Genova
Sujet: Re: [NuovoLab] Lucciole, rivolta contro i sindaci
ok! nomi e cognomi di tutti coloro che scenderanno in piazza a difendere
le puttane! E le chiamo così perchè il termine lucciola è un eufemismo
idiota e ridicolo!
Ci organizziamo? Lo facciamo? Io ci sono.... in questo momento, per fare
un esempio, lo sfratto del Buridda mi preoccupa infinitamente di meno!!!
Che si fa?
Attendo proposte concrete e adesioni!
Carloge ha scritto:
> Da sanbenedetto.org
>
> Lucciole, rivolta contro i sindaci                

>
> È la controffensiva delle lavoratrici del sesso. Il Governo imprime un giro di vite sulla prostituzione? E la risposta, dal capoluogo ligure, è una manifestazione di piazza. «A settembre scatta l’ordinanza del sindaco Vincenzi - dice Penelope, dai caruggi della città antica - e noi, per quella data, scenderemo in strada, con un corteo nei vicoli e una simbolica mascherina sul viso. A pretendere di poter uscire allo scoperto e lavorare alla luce del sole. Contro un provvedimento bigotto, che non risolve il problema. Al più lo sposta».
>
> (tratto da Il Secolo XIX del 22 agosto 2008)
>
> Non è l’unica voce di rivolta contro le ordinanze dei “sindaci sceriffi”. Anche da Chiavari il coro di protesta delle passeggiatrici notturne, attive sulla via Aurelia, è monocorde. Il ritornello? «Non riuscirete mai a mandarci via da qui, nonostante le multe. Che male facciamo con il nostro lavoro?».
>
> È la reazione delle lucciole. La reazione di donne di vita, ormai al 90 per cento straniere. Ma non tutte sfruttate. Molte di loro sono a tutti gli effetti cittadine italiane, e a volte anche proprietarie di un appartamento. Almeno nel centro storico di Genova, nei pressi di quella via del Campo cantata da Fabrizio De André. Circostanze che consentono, alle imprenditrici a luci rosse, una libertà di azione finora inviolata.
>
> Finora. Perché il provvedimento a firma del ministro Maroni (decreto legge 112 del 2008) promette, con la sua entrata in vigore, strumenti più efficaci per contrastare il fenomeno.
>
> Il giro di vite si concretizza a Genova con la chiusura coatta dei “bassi”, locali a piano strada che un tempo ospitavano magazzini e oggi sono alcove. La chiusura avverrà senza preavviso e, soprattutto, con l’unica motivazione di «esercizio della prostituzione» o di «attività contrarie al mantenimento della sicurezza urbana e della civile convivenza con il vicinato». A Chiavari invece l’allontamento delle lucciole dalla strada è stato realizzato con un sistema di multe: non solo ai clienti ma alle stesse ragazze ai margini della carreggiata.
>
> Penelope, colombiana, batte nella zona delle Vigne, a Genova: 54 anni, ottimamente portati seno ipertrofico («Tutto naturale», tiene a precisare) e un vestitino che, appallottolato, starebbe nel pugno di una mano. «Io abito qui», racconta. «Non ce la faranno mai a mandarmi via. Come non sono riusciti a togliermi mio figlio: ora studia al college in California, grazie ai soldi che guadagno col mio lavoro». Con un gesto consumato, la donna tira su il bordo del vestito di maglia sottile. «Vengono tanti anziani da me - dice -. Pensionati, vedovi, gente sola: siamo le uniche, noi dei centro storico, che con 20 euro li fanno un po’ “giocare”. Svolgiamo...» (si ferma, e cerca nella mente un termine in italiano). «Ecco, svolgiamo un “servizio sociale”. Ai miei abituali clienti anziani io faccio un po’ di sconto. So che la loro pensione è quella che è».
>
> Anche Ana Luz, collega di Penelope, scende verso l’estremità del vicolo: ha capito cosa fa quella persona col taccuino in mano, che parla con la giunonica (quanto lei) colombiana. «Periodista? («Si, sono un giornalista»). Ti dico io una cosa. Noi le tasse le vogliamo pagare. Vogliamo essere lavoratrici “normali” capisci?». Penelope, che nei bui camminamenti dei vicoli è la persona che più assomiglia ad una sindacalista della categoria, le toglie la parola e chiude: «Noi non ci vergogniamo di quello che è il lavoro di strada. Però il mio vero nome, non scriverlo».
>
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