[Forumlucca] Fw: Prc 1 - Una cosa raccapricciante

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From: Lista Campo
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Sent: Sunday, August 03, 2008 9:38 PM
Subject: Prc 1 - Una cosa raccapricciante


Una settimana è trascorsa dalla fine del congresso del Prc e cominciano ad arrivare diversi commenti.
Ovviamente ho le mie opinioni, che presto invierò in lista.
Intanto vi propongo in successione tre interventi di Cesare Allara, Lucio Manisco e Roberto Massari.
Sotto l'intervento di Allara, a seguire gli altri due.
Leonardo

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UNA COSA RACCAPRICCIANTE





Cosa resterà di questo congresso di Chianciano del PRC?

            Partiamo dalle immagini. La cosa più strabiliante sono stati gli otto minuti otto di applausi seguiti all'intervento di Fausto Bertinotti, il leader che ha scientificamente demolito il partito per traghettarne le macerie nel nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra Arcobaleno subendo una sconfitta catastrofica. Ebbene, questo signore non solo non è andato a rinchiudersi per sempre nel monastero del monte Athos, ma è tornato sul luogo del delitto dopo un brevissimo momento di auto-oscuramento per rendere più sensazionale la rentrée, ha spiegato a modo suo le ragioni della sconfitta, ha dettato la linea politica del nuovo soggetto, ha sponsorizzato il suo nuovo portavoce e ha ricevuto dai suoi adepti una standing ovation. E' mancata solo la ola. E' come se Edmondo Fabbri, commissario tecnico della nazionale italiana di calcio ai mondiali del 1966 in Gran Bretagna, al ritorno in Italia dopo la storica sconfitta con i dilettanti della Corea del Nord costata l'eliminazione dalle fasi finali del torneo, fosse stato accolto da ovazioni anziché da pomodori, uova e contumelie varie. 


Da notare che non c'è stato un quotidiano che abbia rilevato questa anomalia. Tutti si sono profusi in lodi sperticate per il semplice delegato di Cosenza, per Fausto il rosso che torna e picchia duro. Tutti i quotidiani compresa Liberazione erano nettamente schierati con Bertinotti e Vendola, rappresentanti di quella sinistra pseudo-radicale che fa tanto comodo al PD e ai padroni. Tutti costoro, a maggior ragione dopo l'apoteosi con lacrime di Bertinotti, davano per certa l'elezione di don Niki Vendola alla segreteria del partito.

Ma la fotografia più significativa del congresso di Chianciano rimarrà quella delle facce sbigottite e atterrite di Bertinotti, Vendola e di buona parte della nomenklatura che assiste incredula alla vittoria di Paolo Ferrero mentre più di metà sala col pugno alzato canta Bandiera rossa e invoca comunismo, comunismo. Dopo anni di demonizzazione del comunismo e di smantellamento ideologico del partito, di forzature staliniste per imporre il nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra, dopo una consultazione degli iscritti ultrataroccata che avrebbe fatto inorridire persino la peggiore DC e nonostante il massiccio esodo in uscita di tanti onesti compagni, questi signori si accorgono di essere minoranza.

La Stampa scrive che Vendola deluso e arrabbiato.accusa i suoi avversari di aver usato linguaggi e strumenti di lotta volgari. Dice che ha sentito pulsioni plebeiste che non avevano mai avuto cittadinanza dentro Rifondazione. Accusa Ferrero di slealtà perché si è candidato solo all'ultimo momento. E conclude lapidario: "Considero questo congresso come la fine della Rifondazione Comunista che ho contribuito a fondare, il compimento di una sconfitta elettorale, un arretramento culturale". Mentre Bertinotti ritiene che Bandiera rossa è stata cantata in modo intimidatorio e confida: Qui bisogna cominciare a temere per la nostra incolumità fisica, questi sono peggio di Di Pietro: riapriranno le galere.

Il sempre bene informato Riccardo Barenghi su La Stampa di lunedì 28 luglio rivela che nella notte fra sabato e domenica nella hall del suo albergo, Vendola ha la faccia stravolta. Ha appena saputo che Ferrero era riuscito nel miracolo di mettere insieme le quattro mozioni. Si sfoga: "Roba da chiamare il 113 per come si comportano. Una cosa raccapricciante sono peggio della destra.ora faranno la costituente comunista. Lui ha vinto e noi che abbiamo guidato questo partito per 14 anni, non abbiamo capito come era fatto. E' una comunità terapeutica. Dovrei fare la secessione della Puglia. Hanno preparato un documento delirante. Io mi ritiro".

Infine sempre Barenghi, un anticomunista che per anni ha diretto il giornale comunista Il manifesto, esprime tutto il suo disappunto per l'esito congressuale in un editoriale dal titolo Piccolo mondo antico e rimprovera ai suoi beniamini Bertinotti , Giordano e Vendola di non essere riusciti in 14 anni a trasformare la natura profonda del loro partito.

Invece, tutti i compagni del PRC che ho incontrato alla fiaccolata NO-TAV di lunedì sera 28 luglio a Sant'Antonino di Susa erano moderatamente soddisfatti dell'esito congressuale; alcuni ex iscritti mi hanno confessato che nel vedere la faccia stravolta di Bertinotti hanno gioito come non gli succedeva da anni.

Alla manifestazione valsusina erano rigorosamente assenti i rappresentanti torinesi del documento Vendola, notoriamente più che possibilisti sul TAV. Questa vicenda è esemplare per comprendere il ruolo del futuro soggetto unitario e plurale della sinistra. La banda Favaro, che ha governato per anni la federazione provinciale, ha abbandonato da tempo le manifestazioni di piazza preferendogli il tavolo istituzionale. Per rimarcare questa scelta ha scomunicato il circolo PRC di Bussoleno che da almeno dieci anni si batteva con intransigenza senza se e senza ma contro la realizzazione del TAV e ha aperto in Bassa Valle un altro circolo più sensibile alle esigenze della federazione torinese. L'esigenza primaria dei dirigenti rifondaroli è quella di non rompere per nessun motivo con Chiamparino, Saitta e Bresso per non dover mollare le seggiole istituzionali.

Ormai da tempo il PRC torinese svolge il ruolo che negli anni Settanta alla Fiat Mirafiori era proprio degli "addetti alle relazioni sindacali". Costoro erano ambiziosi studenti-lavoratori o neo-laureati in Scienze Politiche alle dipendenze del capo del personale e fungevano da primo filtro delle rivendicazioni operaie, dovevano attutirne l'impatto, cercare insomma di raffreddare le patate bollenti. Negli intervalli delle trattative fraternizzavano con i delegati sindacali più disponibili alla macchinetta del caffé, magari spiegando che anche loro erano dei semplici lavoratori; una volta accorciate le distanze con la controparte, era più facile ammorbidire le richieste operaie. Gli operai avevano soprannominato queste figure professionali i vasellina. Chiusa parentesi NO-TAV, torniamo al PRC. Provo a fare qualche considerazione sul congresso e ad azzardare qualche previsione.

Il congresso di Chianciano ha avuto l'esito più sensato e naturale. Le sorprese semmai si sono verificate nei congressi di circolo che hanno rivelato un insospettato altissimo tasso di clientelismo, in particolare al sud dove ha stravinto il documento Vendola.

Nonostante gli aiutini esterni, Vendola non è riuscito ad ottenere il 50%+1 dei delegati che gli avrebbe consentito di imporre subito il soggetto unitario e plurale ed è stato costretto ad aprire una seconda campagna acquisti. Impensabile una trattativa con i tre documenti di minoranza troppo distanti politicamente e moralmente dallo stile Vendola, non restava che agganciare l'alleato di Ferrero, Claudio Grassi. Ma avendo degli impegni stringenti con Sinistra Democratica, Vendola non poteva offrire nulla di consistente a Grassi, ad esempio sul mantenimento della falce e martello nel simbolo, che potesse giustificare una onorevole giravolta della corrente Essere Comunisti.

Dal canto suo Ferrero, se voleva essere eletto segretario non aveva altra strada che trattare con le correnti di minoranza. Basta comparare il documento iniziale della corrente Ferrero e il documento finale approvato dal congresso per accorgersi della virata a sinistra, anche se, come ha ripetutamente dichiarato Ferrero, la costituente comunista non sta scritta da nessuna parte. L'improvviso riaccendersi della passione comunista con il classico finale al canto di Bandiera rossa e pugni chiusi non deve trarre in inganno. Solo due settimane fa ho ascoltato l'intervento al congresso provinciale torinese di un esponente di primo piano della corrente Ferrero che non ha perso l'occasione per ricordare tutti i crimini del comunismo. In secondo luogo tutti sanno che di stupendi documenti come di buoni programmi sono sempre state rivestite le politiche istituzionali del PRC, con il risultato finale che sappiamo.

La posta in gioco nel congresso era il controllo del partito. Perché chi controlla il partito ha più possibilità d'accaparrarsi la cospicua eredità del defunto PRC, i suoi beni immobili, i finanziamenti statali e i rimborsi elettorali che giungeranno ancora per qualche anno, il simbolo che permette a quei rimborsi di arrivare ecc. Chi si aspettava grandi analisi o revisioni sui cambiamenti nella società italiana, sulle questioni sociali o su quelle internazionali evidentemente non conosce la profonda natura opportunista e istituzionalista del PRC e il livello culturale dei dirigenti che hanno gestito il partito. All'interno del PRC hanno sempre convissuto almeno dieci partiti diversi, ma esisteva ed esiste tuttora un undicesimo partito che attraversa gli altri dieci, il più potente di tutti, cioè quello che riunisce gli eletti nelle istituzioni, che sono poi coloro che hanno sempre pesantemente condizionato la linea politica del partito.

E adesso che succede? Per azzardare delle previsioni, occorre tenere ben presente il calendario politico.

La corrente di Vendola Rifondazione per la sinistra ha già fissato a Roma una manifestazione o qualcosa di simile quasi o proprio in concomitanza con una convention della Costituente della sinistra organizzata dalla Sinistra Democratica di Claudio Fava. Don Niki non può permettersi il lusso di far rifluire nel PD gli ultimi scappati di casa dei DS. Costoro essendo solo ceto politico valgono elettoralmente lo 0,1-0,2%, ma è importante la loro presenza perchè la nascita del nuovo soggetto unitario e plurale della sinistra, ampiamente sponsorizzato dal PD, verrà giocata tutta dal punto di vista mediatico.

Poi nel mese di ottobre sono previste altre due manifestazioni a Roma. Una è quella indetta già da tempo da Veltroni per tentare di rendere più coese le due o più anime del PD. L'altra è quella contro le politiche antipopolari del governo Berlusconi annunciata da Diliberto che vuole bissare la grande manifestazione comunista del 20 ottobre scorso indetta da PRC e PDCI e che fu boicottata da SD. Al momento è più che probabile che le date delle due manifestazioni non coincideranno.

Questi due appuntamenti riveleranno lo stato di decomposizione e/o di avanzamento dei lavori nella sinistra. Ad esempio, se Veltroni dovesse accentuare un pochino il carattere antiberlusconiano della sua iniziativa, un Vendola allergico alle falci e ai martelli ormai integrato con SD potrebbe optare per andare in piazza col PD.

Intanto, Vendola e compari non si danno pace per la sconfitta congressuale e stanno attuando un pressing molto intenso orchestrato dal direttore di Liberazione l'amerikano doc Piero Sansonetti verso tutti i dirigenti del documento Ferrero. Questa offensiva che può essere riassunta nel concetto ma che cosa ci azzeccate con i comunisti? è stata affidata a sottili intellettuali iscritti al PRC come la famosa Graziella Mascia, o a sponsor esterni come Marco Revelli e Alberto Asor Rosa sempre disponibili a perorare le cause perdenti, vedi la Sinistra l'Arcobaleno.     


Tutte queste iniziative, queste manovre, sono in campo in vista della scadenza più importante di tutte, quella delle elezioni europee del maggio-giugno 2009. Detto in modo più esplicito, fra nove o dieci mesi si torna a votare. E probabilmente, oggi tutto lascia supporre che ciò avverrà con una legge elettorale con sbarramento al 4%.

Nella più ottimistica delle ipotesi a sinistra del PD saranno presenti due liste. Molto dipende soprattutto da cosa decide di fare da grande Paolo Ferrero. Perché Vendola & soci quali interessi difendere e con chi l'hanno già deciso da tempo, in tal senso Rifondazione per la sinistra è un libro aperto. Ferrero, invece, se non vuole tornare con la coda fra le gambe all'interno della sua ex maggioranza bertinottiana, non ha altra strada che la ricomposizione della diaspora comunista come predica da tempo Diliberto. Che non si risolve solo con l'accoppiamento PRC-PDCI, ma con il coinvolgimento paritario di Sinistra Critica e del PCL, sempre che Turigliatto e Ferrando non pensino ancora una volta di dichiararsi soddisfatti di una percentuale da prefisso telefonico.

Dell'attacco alle libertà da parte del governo Berlusconi, della crisi economica che ghermisce sempre più vasti strati di popolazione e di una alternativa secca al regime veltrusconiano ne parliamo dopo le ferie, per chi ci può andare. Nel frattempo fabbri e tesorieri sono sempre in allarme rosso, come le tasche della maggioranza degli italiani.



Torino, 3 agosto 2008                                                                                  Cesare Allara 






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