ADDIO A GEORGES LAPASSADE
"Se l'uomo vuole essere soggetto, attore cosciente della sua storia deve analizzare le istituzioni dalle quali dipende, per analizzare le istituzioni che lo attraversano e trovare nell'azione di gruppo una via d'uscita all'atomizzazione burocratica della quale è vittima" (G.Lapassade).
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Nato il 10 maggio 1924 ad Arbus, un piccolo villaggio nei Pirenei, nel sud della Francia, è morto oggi (30 luglio 2008) a Parigi Georges Lapassade. Professore emerito di Etnografia e Scienze dell'Educazione presso l'Università di Parigi VIII, era considerato con René Lourau uno dei padri dell'analisi istituzionale. Autore di numerose opere sugli stati modificati di coscienza, nella sua lunga carriera si è occupato delle culture nordafricane e afroamericane, con particolare interesse per i temi della 'transe'. Il suo lavoro era caratterizzato dall'implicazione personale nei gruppi, le organizzazioni e le istituzioni che egli "misurava" come l'agrimensore di Kafka nel 'Castello', per farne emergere la verità e i segreti, e dall' idea che l'educazione si radichi nel corpo, nella sensibilità, nell'immaginario, oltre che nell'intelletto, per affrontare la comprensione scientifica di una complessità in movimento..
E' un procedere che si richiama all'analisi istituzionale (il movimento della psicosociologia francese nato all'Università di Parigi-Vincennes), allo studio degli etnometodi di Harold Garfinkel e alla lotta politica per una burocrazia aperta e un reale più largo.Questo procedere ha origine nel suo primo libro L'Entrée dans la vie, saggio sull'incompiutezza dell'uomo apparso nel 1963, tradotto in Italia nel 1971 da Sergio de La Pierre per Guaraldi con il titolo Il mito dell'adulto. In questo senso va compreso l'interesse di Lapassade per fenomeni di passaggio e apparentemente marginali come la transe, la "dissociazione adolescente", la cosiddetta devianza e le sottoculture giovanili. Il mese scorso le edizioni Urra-Apogeo hanno ripubblicano un suo fondamentale testo Dallo sciamano al raver uscito in prima edizione presso Feltrinelli nel 1980. Come ricorda un suo studente, il musicista Salvatore Panu: " Amava, cantava e voleva sentire cantare 'le temps des cerises', il canto della Comune di Parigi", una delle più belle pagine della canzone francese. Un abbraccio a tutti quelli che lo conoscevano personalmente.
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- Le temps des cerises
http://it.youtube.com/watch?v=B8VQnDxY8Yw
Bobbejaan & Geike (hooverphonic)
Quand nous chanterons le temps des cerises
Et gai rossignol et merle moqueur
Seront tous en fête .
Les belles auront la folie en tête
Et les amoureux du soleil au cour
Quand nous chanterons le temps des cerises
Sifflera bien mieux le merle moqueur
Mais il est bien court le temps des cerises
Où l'on s'en va deux cueillir en rêvant
Des pendants d'oreille .
Cerises d'amour aux robes pareilles
Tombant sur la feuille en gouttes de sang
Mais il est bien court le temps des cerises
Pendants de corail qu'on cueille en rêvant
Quand vous en serez au temps des cerises
Si vous avez peur des chagrins d'amour
Evitez les belles .
Moi qui ne crains pas les peines cruelles
Je ne vivrai point sans souffrir un jour
Quand vous en serez au temps des cerises
Vous aurez aussi vos peines d'amour
J'aimerai toujours le temps des cerises
C'est de ce temps-là que je garde au cour
Une plaie ouverte .
Et Dame Fortune, en m'étant offerte
Ne pourra jamais fermer ma douleur
J'aimerai toujours le temps des cerises
Et le souvenir que je garde au cour
(dal blog di Gianni De Martino, traduttore e amico di Lapassade)