[RSF] colpo di sato a rate

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Ha scritto W. S. Allen nel ’68, ricostruendo la nascita del nazismo in una
cittadina dell’Hannover che "l’effetto principale della depressione fu quello
di radicalizzare la città. Di fronte alla crisi economica avanzante, i
cittadini furono inclini ad accettare cose che li avrebbero indignati in altre
circostanze". In contrasto con "l’insensata girandola di alterchi e di
inefficienza politica, i nazisti si presentavano come un’alternativa di unità,
impegnata ed energica…la loro propaganda giocava sulle necessità e le paure
della città, riuscendo a conquistarsi l’obbedienza della classe media, confusa
e turbata". Tutto ciò creò le basi per la presa del potere. Lo stesso Allen
sottolinea come ognuno vedeva l’uno o l’altro aspetto del nazismo "ma nessuno
riuscì a vederlo in tutta la sua odiosità". E, dopo aver ricordato che uno
studioso degli anni in cui iniziò la dittatura, Konrad Heiden, parlò di "coup d’
état a rate", conclude il suo libro dicendo: "Il problema del nazismo fu prima
di tutto un problema di percezione; da questo punto di vista il destino di
Thalburg sarà probabilmente condiviso da altri uomini, in altre città, in
circostanze simili. E il rimedio non verrà trovato facilmente".

E’ una questione di percezione: è proprio così. Ci consoliamo con la certezza
che tutto ciò è accaduto in un altro secolo, in un altro paese, e qui non c’è
Hitler alle porte, non c’è il nazismo e nemmeno il fascismo. Solo una
democrazia in affanno e una Costituzione messa sotto i piedi giorno dopo
giorno. Solo questo…

Solo…

L’Italia vivacchia. Una parte va al mare e una parte quest’anno per la prima
volta da tanto tempo rimane in città. Ci sono da riscoprire i giardini dell’
infanzia, i discorsi col vicino di casa, il cinema all’aperto, le partite a
carte, i gelati e il fresco nelle vie medievali della nostra Italia. Ma la
percezione che non si sa dove andremo a finire, la percezione del buio oltre la
siepe, almeno questa cominciamo a coltivarla. Non è troppo presto, per cercare
un rimedio. E, come prevedeva Heiden, anche questa volta non sarà facile
trovarlo.





Libretto nero del Paese Italia

Sandra Bonsanti, www.libertaegiustizia.it

Cerchiamo di guardare ai fatti di ogni giorno col distacco del viaggiatore straniero, che sappia qualcosa dei destini e della storia delle democrazie, e che si soffermi a osservare come vanno le cose nel Paese che tre mesi fa, con libere elezioni, ha punito una sinistra litigiosa, pasticciona e inconcludente e ha consegnato il potere a Silvio Berlusconi.

1) Gli studiosi di politica e di Costituzione ci dicono che in Italia si è instaurato un presidenzialismo di fatto, senza alcun contrappeso, e che l’equilibrio fra i poteri è profondamente compromesso.

2) Il Parlamento è stato scelto, "nominato", da pochissimi capi di partito, i cittadini hanno votato ma non hanno potuto scegliere i propri rappresentanti. I parlamentari costituiscono oggi gruppi totalmente asserviti alle richieste di chi li ha nominati.

3) Il Parlamento, dunque ha perso il potere costituzionalmente previsto, non rappresenta se non molto debolmente il popolo, e siamo in presenza di un forte spostamento del potere dal Parlamento al governo. Decreti legge e fiducia espropriano i parlamentari di ogni possibilità di incidere sulle scelte legislative. Ha detto il senatore Gerardo D’Ambrosio : "Si sta smarrendo la funzione del Parlamento e ora vogliono mettere mano al CSM l’altro organo costituzionale che ha cercato di mettere un argine".

4) La maggioranza votata ad aprile è decisa ad andare avanti da sola, preannuncia con le dichiarazioni del suo Capo che cambierà la Costituzione anche da sola ed è disponibile a regalare all’opposizione una formalizzazione del governo ombra che rafforza il cosìdetto "bipartitismo coatto" e tende a ridurre sempre di più la visibilità e il potere di incidere di ogni forza intermedia.

5) Per settembre si annuncia una riforma "radicale" della giustizia, ovvero, della magistratura, che con una legge costituzionale già preannunciata potrebbe perdere del tutto la sua autonomia e esser ricondotta, anch’essa come il Parlamento sotto i poteri del governo. Si prepara il ritorno all’immunità parlamentare mentre il Premier si è già sottratto al giudizio e una nuova Tangentopoli si profila all’orizzonte.

6) L’informazione che già ha subito colpi molto duri dalla fiacca voglia di indipendenza dei giornalisti, è ogni giorno sotto la minaccia di una riduzione del potere di cronaca e di aumento delle pene previsto per coloro che osano sgarrare.

7) Ma potrebbe essere anche il primo punto: la situazione economica, critica anche in altri Paesi, da noi potrebbe colpire di più, e avere effetti devastanti sull’occupazione, sui salari, sui servizi sociali ecc. Una situazione molto grave per affrontare la quale servirebbero una visione e un progetto complessivo che l’attuale classe politica non è in grado di offrire e forse nemmeno sta inseguendo.

8) La maggioranza che ha vinto le elezioni ha anche annunciato che intende dare un solenne contributo alla "riscrittura" della storia che si insegna ai nostri ragazzi, all’insegna di un forte revisionismo, che faccia piazza pulita di tanti "miti", come la lotta di liberazione dal nazifascismo che sono alla base della nostra Costituzione. Ce ne accorgeremo l’anno prossimo, quando si tratterà di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e nel comitato organizzatore sono stati inseriti ex repubblichini e revisionisti doc. Nel frattempo Bossi reclama insegnanti del Nord per le scuole del Nord e insulta l’inno di Mameli. Riscrittura della storia nazionale e federalismo di tipo leghista possono incidere profondamente sul tessuto civile unitario del Paese.

9) La proposta di schedare i bambini rom non è stata accantonata. Le impronte sulla carta di identità per tutti dal 2010 non risolvono affatto il problema di una scelta discriminatoria e razzista.

Il viaggiatore straniero, arrivato a questo punto, potrebbe trarre delle conclusioni drammatiche e chiedersi verso quale futuro sia avviato questo Paese e se ne sia consapevole. I cittadini italiani e la loro classe politica sono invece restii a farsi domande, preferiscono scomporre il quadro e pensare uno alla volta ai mali che li affliggono, senza mettere insieme i vari tasselli: il mosaico finale rischia di creare qualche turbamento.

Inoltre molti commentatori politici suggeriscono di lasciar perdere, dicono che agli italiani di queste cose non importa un bel nulla, preoccupati semmai solo dal punto 7) dell’elenco, che fra tutti riguarda direttamente ciascuno di noi, e lo tocchiamo con mano appena facciamo la spesa o il pieno della benzina.

Il catalogo approssimativo che ho compilato, una sorta di libretto nero della democrazia in Italia, non è frutto soltanto di una mia personale ubbia: esso è stato declinato, non tutto assieme, ma alla spicciolata, dai partecipanti al seminario sulle riforme organizzato da 14 fondazioni e associazioni, da costituzionalisti e membri dell’attuale Parlamento. Molto efficaci in particolare nella denuncia dello scadimento della qualità della democrazia sono stati quelli dell’UDC (Casini, Tabacci e D’Onofrio) perché in quanto forza di opposizione e di minoranza nell’opposizione sentono più di altri su se stessi il peso dell’autoritarismo berlusconiano. Ha detto Tabacci a Cicchitto, il craxiano ancora oggi in cerca di Repubblica presidenziale, che con il loro progetto "l’Italia finirà in Argentina, non in Nord America".

Ha scritto W. S. Allen nel ’68, ricostruendo la nascita del nazismo in una cittadina dell’Hannover che "l’effetto principale della depressione fu quello di radicalizzare la città. Di fronte alla crisi economica avanzante, i cittadini furono inclini ad accettare cose che li avrebbero indignati in altre circostanze". In contrasto con "l’insensata girandola di alterchi e di inefficienza politica, i nazisti si presentavano come un’alternativa di unità, impegnata ed energica…la loro propaganda giocava sulle necessità e le paure della città, riuscendo a conquistarsi l’obbedienza della classe media, confusa e turbata". Tutto ciò creò le basi per la presa del potere. Lo stesso Allen sottolinea come ognuno vedeva l’uno o l’altro aspetto del nazismo "ma nessuno riuscì a vederlo in tutta la sua odiosità". E, dopo aver ricordato che uno studioso degli anni in cui iniziò la dittatura, Konrad Heiden, parlò di "coup d’état a rate", conclude il suo libro dicendo: "Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione; da questo punto di vista il destino di Thalburg sarà probabilmente condiviso da altri uomini, in altre città, in circostanze simili. E il rimedio non verrà trovato facilmente".

E’ una questione di percezione: è proprio così. Ci consoliamo con la certezza che tutto ciò è accaduto in un altro secolo, in un altro paese, e qui non c’è Hitler alle porte, non c’è il nazismo e nemmeno il fascismo. Solo una democrazia in affanno e una Costituzione messa sotto i piedi giorno dopo giorno. Solo questo…

Solo…

L’Italia vivacchia. Una parte va al mare e una parte quest’anno per la prima volta da tanto tempo rimane in città. Ci sono da riscoprire i giardini dell’infanzia, i discorsi col vicino di casa, il cinema all’aperto, le partite a carte, i gelati e il fresco nelle vie medievali della nostra Italia. Ma la percezione che non si sa dove andremo a finire, la percezione del buio oltre la siepe, almeno questa cominciamo a coltivarla. Non è troppo presto, per cercare un rimedio. E, come prevedeva Heiden, anche questa volta non sarà facile trovarlo.


Lettere & Comunicati
Sindacali: [Rete28Aprile] DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DEL 23 LUGLIO 2008
Trattativa sul modello contrattuale. Giorgio Cremaschi: “Inquietante e negativo un accordo di principio il 31 luglio”

Amianto: condannati i vertici Fincantieri

Paesaggi. Cosa sta succedendo?
Interrogazione urgente su minaccia di rifiuto di somministrazione della “pillola del giorno dopo” al Pronto Soccorso di Ostetricia e Ginecologia di Bari
Tabelloni pubblicitari e Arredo urbano
Telefonini & salute
Bari:
La città possibile
Lettera aperta al prof. Dino Borri

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----- Original Message -----
From: sindacale@???
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Wednesday, July 23, 2008 5:20 PM
Subject: [R28A] - testo finale assemblea 23 luglio 2008 - l/1+2


alle compagne e ai compagni interessati
per vs. opportuna conoscenza
Un saluto!
[Rete28Aprile]



DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DEL 23 LUGLIO 2008



L’assemblea di militanti della Cgil, convocata a Roma il 23 luglio 2008, si conclude con i seguenti punti comuni presentati dalla Presidenza.



1.             L’andamento della trattativa in corso, le posizioni assunte dalla Confindustria e dal governo, non lasciano spazi a mediazioni: un accordo non è possibile. Governo e Confindustria hanno parlato di complicità nazionale tra imprese e lavoro. Il confronto e la contrattazione si basano sulla rappresentanza di specifici interessi che cercano, quando è possibile, terreni di mediazione più avanzati. Il concetto di “complicità” è la riproposizione ideologica della totale comunanza di interessi tra capitale e lavoro, cioè della totale subalternità del lavoro all’impresa.


La vicenda del contratto del commercio è emblematica; ai lavoratori del settore e alla Filcams-Cgil vanno il nostro sostegno e solidarietà che si dovranno caratterizzare nella mobilitazione e nella lotta sindacale.



2.             La caduta dei salari, la precarietà e il peggioramento delle condizioni di lavoro sono il portato della crisi del capitalismo liberista in Italia e nel mondo. Tutta la globalizzazione oggi mostra le sue contraddizioni enormi. Le enormi ingiustizie e disparità sociali che essa ha prodotto vanno affrontate con misure di cambiamento radicale in Italia e in Europa. Di fronte all’aggravarsi progressivo di tutti gli indicatori economici del nostro paese, occorre una risposta che superi i tradizionali canoni della concertazione, della moderazione salariale, dell’accompagnamento alle soluzioni di mercato. Occorre ripristinare l’intervento pubblico e il coordinamento pubblico nelle politiche economiche. Si devono ripristinare e riorganizzare le funzioni dello stato sociale. Bisogna contrastare a fondo la precarietà del lavoro. Bisogna aumentare rapidamente il valore reale delle retribuzioni e delle pensioni. Occorre una lotta a fondo all’evasione fiscale e alla speculazione finanziaria nel quadro di una complessiva politica di redistribuzione della ricchezza. Sono questi gli elementi fondanti di una nuova politica economica e sociale che faccia uscire l’Italia dalla stagnazione e dalla crisi. 




3.             Punto fondamentale è la riconquista della piena autonomia rivendicativa del sindacato a partire dal ruolo centrale che devono avere i contratti nazionali, sia per aumentare il valore reale delle retribuzioni, sia per rafforzare ed estendere i diritti e i poteri del mondo del lavoro. A maggior ragione non sono accettabili intese nazionali che programmino la riduzione del potere d’acquisto dei salari. Il contratto nazionale deve difendere e aumentare il potere d’acquisto delle retribuzioni. Nel caso di crescita improvvisa dell’inflazione, occorre garantire ai salari e alle pensioni una forma di copertura automatica del potere d’acquisto.


Occorre cambiare tutta la legislazione sul lavoro riaffermando il valore e la centralità del contratto a tempo indeterminato. Occorre respingere l’offensiva del governo e della Confindustria che, nel nome di un legame sempre più stretto tra salario e produttività, mette in discussione il contratto nazionale e tutta la contrattazione. Bisogna impedire che la salute e la sicurezza dei lavoratori siano sacrificate continuamente sull’altare del profitto e della produttività. La salute di chi lavora viene prima di qualsiasi cosa e tutta l’organizzazione del lavoro deve cambiare per garantirlo.



4.             Il governo ha scatenato un attacco frontale a tutti i diritti del mondo del lavoro, e più in generale, ai diritti delle persone, cavalcando spinte xenofobe e razziste, aggredendo i diritti dei migranti, delle loro famiglie, dei loro figli. Così vengono messi in discussione le stesse basi costituzionali della convivenza civile nel paese, mentre sul piano sindacale l’obiettivo diventa quello di liquidare la contrattazione collettiva, sull’onda della politica di deregolazione sociale dell’Unione europea.. Con il Decreto 112 e con le altre misure annunciate si arriva alla ulteriore estensione del precariato e dell’insicurezza nel lavoro e a preparare un nuovo attacco all’articolo 18. L’aggressione ai diritti del lavoro pubblico, che prepara una nuova ondata di privatizzazioni e riduzioni di organici nella scuola e nei pubblici servizi, va con altrettanta determinazione respinta. Occorre impedire che la campagna sui fannulloni, chiaramente strumentale rispetto all’obiettivo di colpire i diritti di tutto il mondo del lavoro, divida il lavoro pubblico da quello privato. Occorre una risposta complessiva per la difesa e l’estensione dei diritti, sia per i nativi che per i migranti, sia per gli uomini che per le donne.




5.             E’ necessario un profondo rinnovamento degli obiettivi e delle pratiche del movimento sindacale italiano. Il modello di sindacato generale, a cui si è ispirata la Cgil nei suoi cento anni di storia, è stato il luogo della rappresentanza sociale di tutto il mondo del lavoro e il contratto nazionale ne è stato lo strumento unificante. Una fase si è conclusa, quella della concertazione degli anni Novanta. Non si può uscire da essa scegliendo di trasformare il sindacato confederale in un sindacato di mercato, aderente ai bisogni di competitività delle imprese e privo di capacità contrattuale. Noi non vogliamo la trasformazione del sindacato confederale in un agente di servizi, di collocamento, di attività economiche. La lotta politica nel sindacato per affermare la partecipazione, la democrazia, il conflitto è quindi indispensabile e su questo trovano un impegno comune i partecipanti all’assemblea. E’ necessario che l’azione sindacale sia sottoposta a rigorose regole democratiche, sia nella formazione e nella misurazione della rappresentanza, sia nella decisione dei lavoratori sulle piattaforme e sugli accordi. Per questo è necessaria una legge sulla democrazia sindacale. 




I partecipanti all’assemblea ritengono necessario che il movimento sindacale e in ogni caso la Cgil promuovano in autunno una vasta mobilitazione per respingere l’attacco ai diritti del lavoro, per difendere il salario e il diritto alla contrattazione, per dire basta alla continua aggressione alla salute e alla sicurezza del lavoro. Tale mobilitazione deve arrivare fino allo sciopero generale.

I promotori dell’assemblea decidono di darsi appuntamento per settembre, sulla base dell’andamento del confronto tra organizzazioni sindacali, Confindustria e governo.





Roma, 23 luglio 2008



Nota stampa



Trattativa sul modello contrattuale. Giorgio Cremaschi: “Inquietante e negativo un accordo di principio il 31 luglio”



I segnali che vengono dalla trattativa Confindustria-sindacati sono preoccupanti e negativi.

Mentre l’inflazione ufficiale in Italia si attesta attorno al 4% e quella europea è in crescita, si prendono a riferimento indici che sono già oggi al di sotto di essa. Così si entra nella logica dell’inflazione programmata, cioè della riduzione del potere d’acquisto dei salari, semplicemente con un livello leggermente più alto di quello previsto dal governo. Le dichiarazioni che annunciano una possibile intesa di principio per il 31 luglio sono ancora più inquietanti. A parte la ricorrenza con il più catastrofico accordo sindacale degli ultimi trent’anni, quello del 31 luglio 1992, non si capisce quali accordi di principio si possano fare a meno che l’unico principio concordabile sia la programmazione della riduzione dei salari.

A questo punto è ancora più evidente che è giusta la posizione di chi chiede alla Cgil di venire via da un tavolo che sta prefigurando un accordo in pura perdita per i lavoratori. L’assemblea del 23 luglio di tante e tanti militanti e dirigenti della Cgil è stata su questi temi chiarissima.



Roma, 25 luglio 2008




----- Original Message -----
From: Lino Balza
To: "Undisclosed-Recipient:;"@???
Sent: Thursday, July 24, 2008 12:33 PM
Subject: amianto: condannati i vertici fincantieri


Amianto: condannati i vertici Fincantieri



Una sentenza che fa verità sulle inaccettabili condizioni di lavoro che hanno causato la morte di undici operai (e quelle di tre delle mogli che lavavano le tute dei Loro mariti) perché, Loro malgrado, esposti alle fibre di amianto in assenza di qualsiasi informazione sui rischi e dei sistemi di prevenzione collettivi ed individuali presso i Cantieri Navali Italiani Fincantieri di Marghera-Venezia



Ieri sera, il Tribunale di Venezia, II Sezione Penale, Giudice monocratico Dr.ssa Barbara Lancieri, ha emesso sentenza di condanna dei sette imputati - (il vertice della società Fincantieri: dall’attuale presidente agli amministratori delegati, al direttore generale) - che dal 1971 al 1992 hanno gestito i Cantieri Navali Italiani Fincantieri S.p.A. di Marghera-VE, causando la morte di undici Operai per patologie neoplastiche amianto-correlate (nove casi di mesotelioma della pleura e due casi di carcinoma del polmone) perché, Loro malgrado, esposti negli anzidetti cantieri alle fibre/polveri cancerogene di amianto, nonché per le morti, per mesotelioma della pleura, causate alle mogli di altri tre lavoratori che, per anni, inconsapevolmente, avevano lavato le tute dei rispettivi mariti.

Dopo quattro anni di processo, la sentenza di condanna dei sette imputati alla pena di reclusione da anni due e mesi otto ad anni tre anni e mesi otto, è stata letta nell’aula bunker di Mestre gremita dai famigliari delle Vittime, da lavoratori, lavoratrici, popolazione, nonché da rappresentanti di Medicina Democratica, dell’Associazione Esposti Amianto, della FIOM e da una folta delegazione della Confederazione Unitaria di Base – (C.U.B.) con il Coordinatore nazionale Piergiorgio Tiboni.

Una sentenza che ha fatto verità sulle cause di queste morti operaie portando anche un po’ di giustizia - purtroppo postuma - per le Vittime e per i Loro cari.



Questa sentenza deve anche suonare da monito per padroni ed istituzioni ad ogni livello: ogni lavoratore e lavoratrice ha il diritto inalienabile al rispetto della propria dignità e personalità, ovvero alla piena tutela della propria salute ed integrità psico-fisica e, la prevenzione dei rischi e delle nocività non può, mai, essere un optional per l’impresa; viceversa, essa costituisce un obbligo tassativo costituzionalmente sancito.

Medicina Democratica e la Confederazione Unitaria di Base – (C.U.B.), parti civili costituite nel processo, sono orgogliose di aver fattivamente contribuito con i propri consulenti tecnici e con l’Avv. Laura Mara ad affermare verità e giustizia.



Non va neppure taciuto anche un altro messaggio che giunge da questa sentenza: i lavoratori e le lavoratrici (così come la popolazione autoorganizzata) debbono (ri)scoprire la partecipazione e la lotta per affermare la salute e l’ambiente salubre in ogni luogo di lavoro, così come in ogni altro dove della società.

Non va mai dimenticato che senza la partecipazione e la lotta dei diretti interessati, le lavoratrici ed i lavoratori in fabbrica e la popolazione autoorganizzata sul territorio, non è data né prevenzione dei rischi né salute né ambiente salubre.





Confederazione Unitaria di Base – (C.U.B.)



Medicina Democratica



Milano 23 Luglio 2008



Messaggio di pace e salute inviato a _2.750____ destinatari da

Lino Balza
Via Dante 86
15100 Alessandria
Tel.– 013143650

MEDICINA DEMOCRATICA – MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE
Onlus Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale
Via dei Carracci 2 e Via Venezian 1 Milano
Tel. 024984678 Fax 0248014680
medicinademocratica@???
segreteria@???
http://web.tiscalinet/medicinademocratica/
www.medicinademocratica.org

Sezione provinciale
Via San Pio V n. 4 15100 Alessandria





----- Original Message -----
From: Luigi Meconi
To: redazione@???
Sent: Tuesday, July 22, 2008 11:05 AM
Subject: Paesaggi. Cosa sta succedendo?




        Amici del 
        Comitato per la tutela della Valle dell'Aso
        Comitato ermocolle
        Paesaggio Marche
        Cantieri
        Agriturist
        Diversoinverso


            Vi invio una intervista presa oggi 22 luglio da "Aprile".
            Stefania, di Diversoinverso, mi ha scritto di recente informandomi che a Moresco stanno a loro volta modificando il PRG con dietro la cementificazione di altra parte della collina.
            Di Lapedona e del suo per noi sconvolgente piano di modifica al PRG non già per il turismo diffuso nei punti meglio esposti della collina, ma per altro.
            Per Altidona, basta venire a vedere cosa sta succedendo lungo la costa e la Valdaso. Anche ad Altidona dopo la Valle hanno preso di mira la collina.
            Sappiamo di altro analogo piano di modifica al PRG con altri metri cubi di cemento in punti collinari a Montedinove.
            Ho recentemente assistito a due Consigli Comunali con all'oggetto analoghe varianti al PRG e analoghi casi di nuovo Paesaggio, ancora collinare, ancora crinali tra i più belli e cementificazioni. A Massignano e a Colli del Tronto. Aggredita, anche in questo caso, la collina.


            Ho voluto fare questo breve elenco perché mi pare non si capisca adeguatamente che cosa si nasconde dietro questa vera e propria aggressione alle nostre colline e al Paesaggio.
            Si sollevano, vedi l'intervista qui sotto, tante cause. 


            Vi sottopongo due considerazioni. Che non emergono neppure dalla sottostante intervista.
            La prima. Non vi dice nulla la circostanza che dopo le valli, i costruttori stanno aggredendo le colline? E amministratori comunali ossequiosi? Che i nostri Sindaci e Amministratori abbiano perso la testa? O non è piò ovvio che i costruttori, scesa la domanda per gli immobili lungo le valli, rilanciano offrendo immobili in punti dove un tempo al più sorgevano villette singole? O c'era la ristrutturazione di case agricole? E non è notorio che, se fino alla elezione diretta del Sindaco, 1993, era dura per i costruttori 'condizionare' Sindaco e Consiglieri Comunali che lo eleggevano, da quella data, 1993, per i costruttori è sufficiente 'condizionare' un solo Amministratore, il Sindaco?
            La seconda. 
            Qualcuno è cosciente che, da 8 anni, i Comuni possono chiudere i propri bilanci comunali, in altre parole fare previsioni di entrate e di spesa che chiudano con un pareggio, all'unica condizione di vendere il proprio Paesaggio? 
            Qualcuno sa che dal 2001 le entrate per concessioni edilizie, i fondi Bucalossi, in teoria a destinazione vincolata, cioè per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, hanno cominciato a essere utilizzate anche per le spese correnti dei bilanci comunali? 
            Dapprima, siamo al 2001, al primo forte taglio del governo Berlusconi dei trasferimenti ordinari dallo Stato ai Comuni congiunto al blocco degli incrementi delle tasse comunali, è stata introdotta una norma che ha permesso un utilizzo delle entrate Bucalossi anche per spese correnti, ma solo per un uso di cassa (termine che indica un uso provvisorio, solo per pagamenti, di queste entrate a destinazione vincolata; salva la rifluizione del corrispondente capitolo di competenza dopo un certo tempo). 
            Qualcuno sa che negli anni successivi gli utilizzi dei fondi Bucalossi per spese correnti sono passati dalla cassa alla competenza? Cioè che le entrate per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono passate tout court, in percentuali crescenti, anche per finanziare chessò la carta igienica o il personale del Comune?
            Qualcuno sa che la predetta percentuale nell'ultima finanziaria 2008 del governo di centro-sinistra (con dentro anche i partiti dell'Arcobaleno), confermando la percentuale già raggiunta dal precedente governo di centro-destra, è del 50% + un 25% per manutenzioni (chi lavora nei Comuni sa che le manutenzioni sono di fatto altre spese correnti)?
            Qualcuno sa che il governo di centro-destra, con l'assenso, di fatto, anche del centro-sinistra, ha addirittura triennalizzato questa possibilità? Cioè i Comuni possono prevedere analogo utilizzo delle entrate Bucalossi anche per i bilanci 2009 e 2010?
            Qualcuno sa che, oltre quanto appena detto, con la trasformazione del PRG da aree agricoli in edificabili scatta altresì per i proprietari l'obbligo del pagamento, su quei terreni trasformati da agricoli in edificabili, dell'ICI? Altre entrate comunali utilizzabili per le sole sempre più sofferenti spese correnti.


            Premesso questo, vedendo che gli unici convinti federalisti sembrano essere i soli della Lega, che puntano i piedi perché, attuando tra l'altro i principi inseriti dal governo di centro-sinistra nel nuovo articolo 119 della Costituzione sull'autonomia finanziaria di Comuni e Province, si faccia il federalismo fiscale, qualcosa mi dice che le forze politiche, tutte, hanno accettato, e accettano, che i Comuni Italiani, facendo anche molto male a se stessi, vadano avanti con lo scempio del Paesaggio italiano per scopi non più abitativi, ma meramente speculativi.


            In altre parole, l'aggressione al Paesaggio ha come primi veri facitori noi stessi. 


            Qualcuno di noi, a ben considerare, ha fatto o fa quanto di deve nei nostri Comuni? Ha fatto o fa qualcosa con i propri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali?


            O non è vero che semplicemente tacciamo? Per l'igienica ragione che è bene criticare i Governi, prima Prodi, ora Berlusconi, ma è meno igienico criticare i propri amministratori: Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali. Quelli in alto non possono colpirci più di tanto se protestiamo. I rischi, si converrà, aumentano se ce la prendiamo con i nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. Sovente perfino della nostra idea politica e addirittura parenti.


            Termino informando che noi del Comitato per la tutela della Valle dell'Aso abbiamo programmato un incontro nazionale sul tema: 
Valle dell’Aso 


Urbanistica Sprawl (a dispersione)

e ristrutturazioni e recupero del patrimonio esistente

            Abbiamo inserito le ristrutturazioni e il recupero patrimoniale esistente, per il semplice motivo che due di noi, me di Altidona e Gianni Conte di Lapedona, con richieste ai nostri Comuni per ristrutturazioni e recupero del patrimonio esistente, ma anche tra i critici dei nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali per quanto sta avvenendo nei nostri territori con l'Urbanistica Sprawl (a dispersione), stiamo già pagando, direttamente, con non poche tutt'altro che piacevoli reazioni dei nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali. In poche parole, mentre i lottizzatori vanno avanti a go' go', le nostre domande di ristrutturazione stanno ferme, e peggio.
            Interessantissime le parole di una imprenditore del campo elettrico di ieri in una assemblea della nuova amministrazione di Altidona sul che fare per risparmiare in energia elettrica salita a costi impossibili per il bilancio comunale. 
            L'imprenditore ha detto che: "ogni lottizzazione ha realizzato linee elettriche diverse dalle altre, con sistemi di connessione e di consumo diversi, con poternze alcune affatto inutili. Difficile, o molto costoso, in queste condizioni, interventi per riparare gli errori". 
          Come dire che l'Ufficio Tecnico Comunale di Altidona, insieme agli Amministratori, gli stessi stranamente critici con me fino a travisare, almeno secondo quanto da me e non solo accertato, leggi urbanistiche pur di farmi capire che a 'comandare' sono loro, al momento della stipula della "convenzione" con i lottizzanti, ben sapendo che a fine lottizzazione le opere passavano al Comune, non hanno mai svolto il loro compito di "analisi dei costi" e di "direzione" e di "controllo" delle opere che poi il Comune si sarebbe accollato. Sono anni che fior di leggi impongono agli uffici comunali attenzione a economicità, efficienza ed efficacia in ogni servizio svolto. Anche qui, inadeguatezza degli uffici comunali dei piccoli Comuni che i nostri politici continuano a fingere di non conoscere. E anche qui l'assenza di una qualsiasi forza politica, anche di quelle che si vantano di essere ambientaliste, che faccia il suo dovere di ben governare. Anche qui quel Bilancio Partecipativo partito tra i primi in Italia e quindi affossato non appena la classe politico-amministrativa si è accorta che il 'comando', da lei, saperebbe passato, come vuole l'articolo 1 della nostra Costituzione, al cittadino.
            Termino invocando aiuto per la preparazione del predetto incontro nazionale. Invece del solito incontro seminariale, il Comitato per la tutela della Valle dell'Aso ha pensato di arrivare al giorno seminariale con attori anzitutto nei cittadini. Facendoli già partecipare con una inchesta, tramite 9 domande a risposte anonime, su quello che stanno 'vivendo' nei rapporti con il rispettivo Comune. Dalle prime 66 schede compilate la voglia di partecipazione dei cittadini è fortissima. E le risposte altrettanto lucide. Ma serve un aiuto.


   Altidona   -      22 luglio 2008 Luigi Meconi



Emiliano Sbaraglia,   18 luglio 2008, 18:55
 Cultura & Società     Un libro di Marco Preve e Ferruccio Sansa ("Il partito del cemento") sulla speculazione edilizia nella regione Liguria, dove vengono documentate le implicazioni di numerosi esponenti politici, dal presidente della regione Claudio Burlando al ministro Claudio Scajola. A colloquio con uno dei due autori



"La speculazione edilizia" è forse uno dei migliori libri di Italo Calvino, scritto ormai mezzo secolo fa, nel periodo in cui lo stesso Calvino si allontanò dal partito comunista dopo i fatti di Budapest. Ora, a cinquant'anni di distanza, sono due giornalisti legati alle stesse terre del grande scrittore italiano a tornare sul tema, e lo fanno proprio mescolando con acume ed eleganza la drammatica realtà quotidiana, fatta di accordi più o meno limpidi finalizzati alla costruzione di circa tre milioni di metri cubi di cemento nella sola regione Liguria, e il ricordo di un passato che fu, quando la Liguria ispirava la creatività di pittori e scrittori. Il libro ha come titolo "Il partito del cemento" (Chiarelettere, pp.298, € 14,90, prefazione di Marco Travaglio), gli autori sono Marco Preve e Ferruccio Sansa. Quest'ultimo è venuto a trovarci in redazione per parlare del suo lavoro.
La prima domanda torna quasi inevitabilmente al celebre titolo del libro di Calvino, per capire cosa e come sia cambiato lo scenario cinquant'anni dopo...
Beh, innanzi tutto stanno per arrivare, come abbiamo scritto insieme a Marco Preve, circa tre milioni di metri cubi di cemento, in un territorio di superficie molto esigua, una lingua di terra, appunto, come tutti noi conosciamo la Liguria. Rispetto al passato poi credo che la differenza più importante riguardi le motivazioni di tale scempio. Se infatti dopo la fine della seconda guerra mondiale il boom economico ha trascinato il settore edilizio, con gli italiani che volevano farsi la seconda casa, magari abusiva, oggi assistiamo a un'invasione cementizia praticamente inutile. Si pensi soltanto al fatto che, girando con Marco Preve la regione, abbiamo stimato che circa sette case su dieci nei mesi invernali risultano avere le finestre chiuse.

E allora perché e chi costruisce in Liguria?
Ora tutto il movimento edilizio in corso serve all'arricchimento dei costruttori, dei grandi imprenditori immobiliari, spesso in possesso di numerose e preziose amicizie. Uno come Giampiero Fiorani, tanto per fare un solo nome, reinvestiva nella regione Liguria, senza scrupoli, così come senza scrupoli sono gli altri personaggi citati nel nostro libro. Diciamo che rispetto al libro di Calvino, al degrado politico si sta aggiungendo quello sociale e civile.

Nella vostra premessa però proponete al lettore il binomio indissolubile Liguria-Italia. Dunque ci troviamo di fronte a un caso particolare, o allo specchio di un paese?
Abbiamo preso in considerazione il caso Liguria perché è la regione che conosciamo meglio, ma anche quella che tra le altre risulta essere una vera e propria emergenza nazionale. Teniamo presente che, nel quindicennio che va dal 1990 al 2005, nella regione ligure sono state consumate il 45% delle risorse ambientali, a fronte del 26% della Calabria, al secondo posto in questa macabra classifica, e al 17% della media nazionale. Che in ogni caso è una media drammatica.

C'è poi una vostra descrizione delle implicazioni politiche...
Sì, ce ne sono, e molte. Quelle di Scajola, che al segretario della Cgil di Imperia, molto attivo nella tutela dell'ambiente, una volta rispose così: "Caro signor Porchia, non sei il sindaco di Imperia, sei il capo di un gruppo parassitario che non conta un tubo e non prende un voto". Poi c'è il caso Burlando, divenuto l'uomo più potente della regione dall'alto della sua presidenza. Ma visto l'esiguità dello spazio per questa intervista, rimandiamo i lettori all'analisi della associazione di Burlando, chiamata "Maestrale", di cui fanno parte tutte le componenti utili per organizzare una speculazione di tipo edilizio, per costruire una rete di potere. Anche se Burlando si dimettesse (cosa che non farà mai), non cambierebbe nulla, perché tutti i suoi uomini rimarrebbero al loro posto, continuando quanto fatto sinora.

Una storia che chiaramente ce ne fa tornare alla mente un'altra, quella uscita in questi giorni sulla regione Abruzzo. Cosa ne pensi?
Dico soltanto che bisogna capire bene cosa sia successo. Quello che dico subito però è che nel centrosinistra la questione morale deve essere riaperta, e riaperta sul serio, e non utilizzata come foglia di fico in circostanze poco limpide, come appunto quella in Abruzzo o il caso Unipol. E aggiungo che il centrosinistra deve al più presto tornare a discutere seriamente di questione morale non tanto per quello che accade all'interno del Pd, ma perché glielo chiedono i suoi elettori. Urgentemente.

Corruzione, cementificazione, mancanza di una coscienza politica e civile. Insomma, poche speranze per il futuro?
Qualche speranza c'è, e secondo me si lega proprio all'impegno ambientale. Qualche anno fa chi si legava alla battaglia sull'ambiente era un uomo impegnato, oggi chi parla di salvaguardia dell'ambiente sembra essere uno fuori dal mondo. E infatti, nel nostro mondo politico, praticamente non ne parla più nessuno. Io invece credo che il tema dell'ambiente debba essere percepito come un disegno futuro, anche perché ci costringe ad essere meno egoisti e a vivere più con gli altri, a "condividere l'ambiente", appunto. E in questo senso le nuove generazioni, malgrado se ne parli sempre con toni negativi, si dimostrano ben più sensibili di quelle precedenti: che hanno devastato e continuano a devastare i luoghi dove i giovani oggi vivono.



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From: Partito della Rifondazione Comunista
To: Sent: Wednesday, July 23, 2008 2:21 PM
Subject: Comunicato stampa - Sannicandro/Lomelo






Al Signor Presidente del Consiglio Regionale
Sede














Bari, 23/7/08















Oggetto: Interrogazione urgente su minaccia di rifiuto di somministrazione della “pillola del giorno dopo” al Pronto Soccorso di Ostetricia e Ginecologia di Bari.







I sottoscritti Consiglieri regionali,



premettendo che



da fonti di stampa si apprende che il Responsabile del Pronto Soccorso di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Bari, dott. Giuseppe Varcaccio avrebbe “chiesto ed ottenuto dal Direttore sanitario la possibilità di rifiutare la somministrazione della pillola del giorno dopo”



considerando che



·        La Legge 194 del 1978 all’art. 2 “Strutture sanitarie e consultori” dichiara: “La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori”; 


·        La pillola del giorno dopo è un contraccettivo dichiarato dall’O.M.S. in prima classe e che quindi non contiene misure avverse;


·        La molecola contenuta in essa, il levonorgestel, è contenuta in altri contraccettivi liberamente venduti in farmacia;


·        La minacciata intenzione di rifiuto di somministrazione potrebbe anche configurarsi quale omissione di pubblico servizio, venendo meno la possibilità di richiamarsi ad una eventuale obiezione di coscienza, non prevista nel campo della contraccezione;




Interrogano il Presidente della Giunta regionale e

l’Assessore alle Politiche della Salute



per sapere se siano a conoscenza dei fatti in oggetto e quali iniziative intendano assumere perché tale minacciata intenzione sia censurata e sventata.











I Consiglieri

Arcangelo Sannicandro

Mimmo Lomelo







----- Original Message -----
From: Sabino Genevose
To: Comune Napoli -URP ; Comune di Napoli ; 5^ Municipalità - Presidenza
Sent: Monday, July 21, 2008 10:09 PM
Subject: Tabelloni pubblicitari e Arredo urbano

Tabelloni pubblicitari al Vomero ancora tutti al loro posto!
Nonostante gli sbandierati accordi raggiunti, anche per il Vomero, tra la 5^ Municipalità, l'ex Assessore Elisabetta Gambardella e le ditte interessate che avevano sistemato molti tabelloni pubblicitari in maniera inidonea e che andavano meglio riallocati, come venne fuori da sopralluoghi cui fummo presenti, ancora oggi dopo tanti mesi non si vede alcun cambiamento lungo i marciapiedi del Vomero!
Fosse per noi, molti di essi dovrebbero scomparire del tutto, ma volendo comprendere le ragioni di accordi sanciti "illo tempore" tra l'Amministrazione Comunale e le ditte interessate alle installazioni pubblicitarie, in effetti definite "arredi urbani", sarebbe il caso venissero finalmente rispettati gli accordi a suo tempo raggiunti e di cui tanto s'è sbandierato.
Assoutenti Vomero chiede al neo-assessore Imperlino di fare rispettare i patti alle aziende pubblicitarie.
Del resto tutto l'arredo urbano giace in condizioni pietose senza alcuna manutenzione tra cui panchine installate solo pochi anni fa le cui spalliere sono rotte e mai riparate, come in via Scarlatti, mentre i marciapiedi sono preda continua di Aziende di Servizo che vi fanno lavori senza il corretto ripristino dei luoghi.
Così come ci sono ancora in tante strade vomeresi fossette vuote che attendono la messa a dimora degli alberi.

AU - Vomero
( Sabino Genovese )



----- Original Message -----
From: Vito De Russis
To: Sebastiano
Sent: Friday, July 25, 2008 11:01 AM
Subject: sui telefonini


Ronald Herberman, direttore dell'istituto oncologico dell'università di Pittsburgh (uno dei più importanti centri di ricerca per il cancro statunitensi), paragona i cellulari addirittura ad una vera e propria roulette russa per la salute, sostiene l’efficacia del “principio di precauzione” e ci dice:."Anche se i pareri sono controversi, sono convinto ci siano dati sufficienti per prendere le dovute precauzioni".

Non solo.

Il professore americano raccomanda l'uso degli auricolari, suggerisce di non usare i cellulari in luoghi pubblici ristretti (come gli autobus) e di limitarne l’uso (iniziando dai bambini, dato che il loro cervello è ancora in fase di crescita).



(notizie tratte da un articolo:

http://www.lastampa.it/web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.a )



L’importante intervento del professore Herberman, culturalmente “americano”, è rivolto alle singole persone “per sortirne da soli” (“è l’avarizia” sosteneva Don Milani).

Quindi, può, involontariamente, farci perdere di vista il problema complessivo, cioè tutto quello che succede “a monte” e che fa male (dicono alcuni), potrebbe far male (dicono altri), non fa male per niente (dicono altri ancora).

In questa non ben definita situazione, nella quale “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne tutti insieme è la politica” (Don Milani, già citato), diventa doveroso rendere efficace ed efficiente il “principio di precauzione”.

Non possiamo dimenticarci del fenomeno anche perché ci ricorda il Coordinamento Comitato roma nord” che I DISTURBI E LE INTERFERENZE AGLI APPARATI ELETTRICI ED ELETTRONICI – dichiara il Coordinamento - SONO ORMAI DA DIVERSO TEMPO TORNATI AI LIVELLI DEL PASSATO: CITOFONI, TELEFONI E CASSE ACUSTICHE DEI COMPUTER CON LA VOCE INTELLEGIBILE DELLA RADIO VATICANA, CANCELLI AUTOMATICI CHE IMPROVVISAMENTE SI SPALANCANO, TELEVISORI DISTURBATI.” (dal Comunicato stampa del 30 maggio 2007)



(Comunicato che si può leggere su

http://www.ciardullidomenico.it/Elettrosmog%20e%20Ambiente/coordinamento_dei_comitati30_5.htm )



Vito De Russis



Bari:
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From: eugenio lombardi
To: eugenio lombardi
Sent: Thursday, July 24, 2008 12:54 PM
Subject: LA CITTA' POSSIBILE (I've got a dream ...)
La città possibile (I’ve got a dream…)



Prima o poi dovevamo arrivarci ed ora, anticipati da George Orwell di diversi anni, facciamo fatica a porci semplici ma rischiose domande: viviamo nei luoghi, nei tempi e nei modi giusti per degli esseri umani? Le città, che noi stessi abbiamo plasmato a nostro uso e consumo (più consumo che uso) sono davvero quanto di meglio abbiamo saputo ma avremmo potuto fare? Rispondono ai nostri bisogni quotidiani e alla soddisfazione di desideri, speranze, introspezioni? E se è così, perché ogni volta che se ne presenta l’occasione, scappiamo via, al mare, in campagna, in montagna o in altri luoghi che in passato ci hanno offerto sensazioni più positive?



Quando, in momenti davvero belli, lavoro con i bambini, l’idea di città che emerge è sempre la stessa: un organismo vivente, con le sue regole, i suoi modi, le specificità delle singole parti e l’indissolubilità delle loro interazioni. Una città è fatta di edifici, di strade che le collegano e su cui transitano i mezzi di trasporto, di giardini, di spazi. La presenza delle persone è data per scontata, implicita nell’idea di città, tanto che l’invito a cancellarle mentalmente fa immediatamente crollare l’idea stessa.

Riemerge come indispensabile un rapporto sano fra gli abitanti, tutti indistintamente e la città, nonché fra gli stessi abitanti: questi, qualunque sia la loro condizione, devono poter trovare buone risposte ai loro bisogni: i bambini devono poter giocare, andare a scuola, praticare sport, incontrare con facilità amici e parenti. Cresce l’età e per gli adulti si aggiunge il lavoro, una diversità di soluzioni per il tempo libero ( a cui oggi si sostituisce meglio l’idea di tempo liberato) e per le relazioni, delle quali la Politica si fa interprete massima. Gli anziani vengono percepiti come bisognosi di aiuto, dei lori spazi ma anche integrati nella vita familiare. Quindi, nelle visioni dei bambini c’è l’idea di città come comunità sana e produttiva.



La visione organicistica era stata già fortemente sostenuta da Aristotele, cancellata sotto la pressione dell’industrializzazione sette-ottocentesca, irrigidita nelle teorie ideali di fine Ottocento e poi riproposta nelle ricerche urbanistiche degli anni Trenta. Era tornata pienamente in auge come reazione all’orwelliano “1984” e all’onnipotenza del “grande fratello”, omologatore e dominatore del corpo e dello spirito. Le stesse teorie urbanistiche che negli anni Sessanta emersero dal bostoniano M.I.T. ne erano indiscusse conseguenza. Ma questo non bastò a porre dei limiti all’espansione delle città – poli di attrazione per chi abbandonava le povere campagne e i piccoli centri – e alla deumanizzazione del vivere in luoghi privi di identità e di strumenti per il soddisfacimento fisico e spirituale degli abitanti.



Oggi l’omologazione e i falsi bisogni sono fattori dominanti della nostra quotidianità, il pensiero comune calpesta chi riesce ancora a non far parte del coro e lo spionaggio dal buco della serratura televisiva mette insieme masse convinte di assistere a quel “Grande Fratello” di cui esse stesse, invece, sono protagoniste. Le diversità, che pur rappresentano la straordinaria ricchezza della nostra umanità, spaventano quanti hanno scelto la Politica (deviandone il significato) quale mezzo per il raggiungimento del potere e dei conseguenti interessi personali. Non so quanto stia facendo piacere a George Orwell, dall’alto dei cieli, sapere che quello che aveva predetto si è totalmente avverato.



Eppure, da tempo in molte città europee e non solo si è cercato di porre rimedio. Si è scelto di non espandere più le grandi città; ma quando questo è avvenuto, i modelli urbanistici adottati hanno privilegiato insediamenti di dimensioni limitate, dalla forte identità perché conseguenti a concorsi gestiti in modi seri e qualificati e forniti di tutti i servizi necessari già all’arrivo dei primi abitanti; hanno prestato con molta serietà attenzione all’ambiente, alla salvaguardia dell’esistente e al consumo nonché al recupero energetico e alle fonti di produzione alternativa. Hanno implementato fortemente il trasporto pubblico e di qualità, sostenendo in tutti i modi la mobilità urbana alternativa. Nel contempo, le isole pedonali centrali sono state ovunque estese fino a coprire gli interi centri storici, spesso diventati oasi nelle quali passeggiare con calma, sostare per riposarsi, ammirare un monumento o chiacchierare con chi ci accompagna o incontriamo nel cammino sono tornati ad essere elementi integranti della vita quotidiana. E poi, colori, musica, arte, la semplice bellezza di luoghi ben tenuti e puliti incorniciano i recuperati bisogni reali, il tutto annaffiato da una componente fondamentale: il tempo, tornato ad essere, nel suo scorrere lento o veloce a seconda di come lo percepiamo, il tempo dell’Uomo.



Quei modelli urbanistici i popoli del centro e nord Europa li hanno in gran parte importati dal sud, dove sono stati invece dimenticati per far spazio all’egemonia della massificazione e della cubatura. Ma io ho fatto un sogno e l’ho fatto in uno dei momenti più complessi per la mia città, per quella Bari alla quale ho dedicato, spesso calpestato ed inascoltato, tutta la mia vita. E’ un sogno ricorrente, torna ogni volta che i bambini mi permettono di fantasticare di una città possibile; una città che faccia davvero posto alle diversità, alla libertà di pensiero; che sappia recuperare dal degrado le sue grandi ed anonime periferie rendendo attivi protagonisti i suoi stessi cittadini, specie i più giovani; che non rincorra l’idea che il degrado di aree abbandonate lo si combatte con il cemento, perché anche quello degrada e molto velocemente; che comprenda che l’enorme numero di turisti che ogni giorni sbarca dalle gigantesche navi da crociera tornerà e porterà ricchezza se ben accolto da una città fatta di suoni, colori, odori, anime, storie belle e da raccontare e nella quale il tempo che scorre è un valore condiviso; che investa molto in un trasporto pubblico ai livelli europei; che faccia della produzione culturale il proprio fiore all’occhiello e consenta a chi ha talento e capacità di non dover andare ad esprimerli altrove. Una città nella quale i diseredati non siano più carne da macello elettorale ma abbiano a disposizione, che contino o meno nelle gerarchie sociali, percorsi di vita possibile come tutti gli altri. Una città nella quale si comprenda, finalmente, che Cultura, Ambiente, Recupero urbano, possono produrre Economia e risultare fondamentali fattori di attrazione: oggi, quali sono i motivi per cui qualcuno dovrebbe venire ad abitare a Bari, sempre che non ne sia costretto per trasferimenti di lavoro o forzate esigenze?



L’Amministrazione Comunale ha scelto di rimanere in linea con il passato, magari anche con buone intenzioni, privilegiando il rapporto espansione edilizia=posti di lavoro e liberalizzando, pur con i paletti di controllo che dovrebbero garantire attenzione all’ambiente, alle opere di urbanizzazione ed ai servizi ad oggi mai rispettati, l’edificazione di tutte le aree residenziali previste nel Piano Regolatore che sta per andare in pensione. Ci sono certamente dei bisogni a cui dar risposte: abitazioni convenzionate per i bassi redditi o in regime cooperativo, ma questo lo si può fare senza cedere al mondo delle costruzioni il totale controllo, anche politico, del futuro della città. E poi, davvero è impossibile privilegiare una visione programmatica che consenta, anche a noi cittadini fuori dal rapporto politica-professioni, di capire quale finirà per essere Bari di qui a venti, trenta, cinquant’anni? Per allora molti di noi non ci saranno più, ma ci saranno i nostri figli ed i figli dei nostri figli, per i quali abbiamo pieno diritto di pretendere un futuro possibile in una città possibile. Questa visione sembrava potesse esserci fornita anche degli studi del Piano Strategico: ma le recenti scelte urbanistiche, che hanno fatto esplodere, più che un confronto, un botta e risposta sui quotidiani cittadini, il Piano Strategico le aveva già previste e con tutte le immaginabili conseguenze?



Il mio sogno non è finito, anzi è andato avanti con un azzardo: che per il bene della città e di tutti i suoi abitanti, non solo dei potentati che sembrano governarla ad di là degli umori e dei colori politici, intorno ad una grande, gigantesca tavola rotonda possano incontrarsi tutte le massime espressioni – culturalmente, intellettualmente e professionalmente parlando – della cittadinanza attiva e che la politica, recuperando umiltà e quel suo ruolo di traduttrice dei veri bisogni dei cittadini, partecipi ascoltando e proponendo, consentendo e non impedendo che il libero pensiero di cittadini di eccellenza, nessuno escluso, riesca finalmente a dare un contributo di vita alle sorti della nostra Bari.



C’è qualcuno che ha fatto lo stesso sogno?

Arch. Eugenio Lombardi



Grazie a chi vorrà inoltrare o pubblicare questo mio scritto, con la preghiera di non tagliarlo o modificarlo



Questa è una nota informativa sulle attività del Centro di ricerca “Laboratorio Urbano”

Sede associativa: Corte Notar Morea, 4 – 70122 Bari vecchia

tel.080 5304652




----- Original Message -----
From: Giuseppe Diana
To: undisclosed-recipients:
Sent: Thursday, July 24, 2008 10:53 AM
Subject: Lettera aperta al prof. Dino Borri


Gentile prof. Dino Borri,



ieri ho assistito ad una mini assemblea tenuta nella sala consiliare del comune di Bari.

Pochi cittadini, diversi rappresentanti e sostenitori di interessi aziendali, qualche tesserato e alcuni consiglieri PD.

Nell'introdurre la discussione  il sindaco ha ricordato la prerogativa dei comuni di pianificare e programmare  l'edificabilità territoriale. Sacrosanto principio costituzionalmente garantito, dal quale Michele Emiliano ha fatto discendere una serie di opinioni ed indirizzi politici, presentandoli come "inevitabile" successione logica e giuridica. Nulla di più falso. Il PRG è lo strumento col quale il comune organizza ed attua la sua politica territoriale, in ragione delle esigenze  abitative, delle attività professionali, commerciali  e dei servizi, tutelando al contempo ambiente e salute. Il comune non è  vincolato da altri fattori se non  da quelli già ricordati e  meno che mai da un PRG datato    oltre quarant'anni. I criteri di cui una buona amministrazione comunale deve tener conto sono altri. Innanzi tutto il numero degli abitanti e la sua crescita tendenziale, sempre strettamente connessa ai metri cubi abitativi e commerciali già edificati.  E' sotto gli occhi di tutti, lo sa  anche un bambino,    che a Bari eccedono già centinaia di migliaia  di metri cubi, che intere pagine di riviste specializzate e di giornali   commerciali restano perennemente affollate da annunci del tipo "vendesi trivani, libero,  zona centrale e semicentrale ". Su  dieci  appartamenti in vendita, le agenzie immobiliari  contano due o tre richieste di acquisto. Questa è la situazione, nuda e cruda, il resto è solo chiacchiericcio pretestuoso. 




Con tutto il rispetto per la sua  memoria,    ma va detto che i cittadini baresi non hanno stretto alcun vincolo indissolubile con l’illustre architetto Quaroni.  Si comprende, invece, che quel progetto edificatorio sta a cuore a grandi e piccoli speculatori fondiari ed al mercato edile, strettamente connesso a quello finanziario. Quest’ultimo, è risaputo,  a sua volta è veicolo di riciclaggio di denaro sporco proveniente da affari illeciti. Chi ha ricordato Falcone e Borsellino nella stessa sala consiliare  solo pochi giorni fa,  non può non tener conto del loro  fondamentale   insegnamento sul piano delle strategie economiche ed amministrative  di contrasto alla criminalità. 




Grandi capitali devono aver sfogo e siccome la congiuntura internazionale ha di recente chiuso i grossi mercati statunitensi ed in quelli asiatici bisogna saperci fare altrimenti si è out, off, i PRG comunali e le grosse opere pubbliche restano l'unica possibilità per un'imprenditoria pigra, che non ha mai investito sulle proprie capacità – forse perché non le ha mai trovate pur cercandole con puntiglio - che valuta le regole della libera concorrenza un affare per fessi ed oltremodo troppo complicato.

D'altro canto anche l'obiezione – che ormai il sindaco ripete a cantilena - secondo cui nessun comune al mondo potrebbe approvare un nuovo PRG che prevedesse meno metri cubi edificabili del precedente, non ha alcun pregio né sotto il profilo giuridico né sul piano politico .

Giuridicamente, il PRG non crea legittime aspettative (risarcibili) nella sfera del privato proprietario del suolo, fino a quando non venga approvata la relativa lottizzazione. Politicamente l’obiezione non trova ragion d’essere per ovvi motivi, ma soprattutto perché i cittadini, col loro voto, hanno voluto cambiare gli indirizzi delle politiche comunali, e quella del territorio è sicuramente fra le più importanti.



A chi poi sottolineava che il piano Quaroni indica in 650.000 non una previsione di aumento del numero degli abitanti ma del numero di vani, va detto che la cosa è pressoché indifferente. Infatti, in quanto sopravvissuti, si ha la fortuna di poter misurare l'esigenza abitativa presente nel presente e magari, a nostra volta, proiettarla fra vent'anni, con una più attendibile conoscenza dei dati storico-demografici maturati ed una strumentazione tecnico-scientifica di indagine del territorio certamente più evoluta. Il fatto ineluttabile è che i metri cubi già edificati superano di gran lunga le esigenze della popolazione. Non si ha bisogno di altro se non di un corredo a conforto di una riorganizzazione del territorio, fra gli obiettivi del l Piano Strategico metropolitano .



Infine, il preoccupato intervento di chi elencava una serie di motivi amministrativi e pratici per cui gli undici milioni di metri cubi si andrebbero a realizzare in un tempo talmente tanto diluito da non creare alcun tipo di allarme o rischio ambientale. Un intervento che non tiene conto del recentissimo d.l. 112/08 che all'articolo 23-bis affida la possibilità ai comuni di privatizzare quasi tutti i servizi comunali, purché caratterizzati da “rilevanza economica”. Siccome questa amministrazione ha nel proprio DNA costitutivo (che la cittadinanza ha scoperto solo dopo le elezioni) la "terziarizzazione" (mi si perdoni il brutto temine) di tutto il possibile, non c'è da temere. Le disposizioni del governo Berlusconi ben si accordano con i programmi del PD. Sarà sufficiente costituire un'agenzia o addirittura una S.p.a. che gestisca tutte le procedure tecniche necessarie e la lottizzazione potrà essere licenziata anche in pochi mesi. E’ quindi probabile che gli undici milioni di metri cubi previsti dalla delibera, piovano sulla città di Bari in pochissimi anni. Che zone dormitorio si approntino in men che non si pensi per ricoverare i deportati ex cittadini, dai quartieri murattiano, picone, città vecchia, carrassi. Zone centrali e semicentrali d'alto pregio finanziario e speculativo che vanno sgomberate e "riqualificate", prevedendo abbattimento delle case popolari edificate durante il fascismo Si rimpiangerà il ventennio, e si voterà con sempre maggior convinzione a destra. Non è fantastico?

In quel contesto, chi potrà più opporsi ad un porto turistico nel cuore della città?



Spero si vorrà a breve convocare la cittadinanza barese, magari in un’assembela da tenere in una delle circoscrizioni più a rischio e sentire cosa ne pensano di tutto questo gli elettori baresi.



Cordiali saluti



Carlo Diana



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