[Forumlucca] Fw: lettera aperta all'Unione inquilini

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Aihe: [Forumlucca] Fw: lettera aperta all'Unione inquilini

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From: Eugenio
Sent: Friday, July 25, 2008 4:49 PM
Subject: Fw: lettera aperta all'Unione inquilini



Ciao a tutti/e, spedisco per conoscenza a chi ha voglia di leggere una mia lettera aperta al sindacato "Unione Inquilini" a seguito di un volantino da questi distribuito in diverse province della toscana. Credo che contenga contenuti, informazioni ed una impostazione politica culturale che ritengo utile conoscere.


grazie dell'attenzione.



Se qualcuno non desidera più ricevere queste mie mail è pregato di rigirare questa per chiedere di essere cancellato dalla mailinglist



Eugenio Baronti



LETTERA APERTA ALL'UNIONE INQUILINI DI FIRENZE



Cari compagni/e mi rivolgo a voi in questo modo diretto, non istituzionale, come compagno e, senza tergiversare, vado subito dritto al cuore dei problemi, come è mia abitudine, lo faccio senza peli sulla lingua.

Comincio dicendovi subito che il volantino che avete distribuito: "che si sta preparando per le case popolari in Toscana?" mi ha profondamente amareggiato e deluso, mi permetto di dire che rappresenta, per me, un modo vecchio, di fare politica e sindacato: Ci siamo incontrati diverse volte, ho partecipato a tutti gli incontri sindacali di qualunque sigla da qualunque parte siano stati organizzati, ho ripetuto fino alla noia che ci troviamo di fronte ad una bozza non trasformata ancora dall'ufficio giuridico in articolato di legge, una bozza che non è nemmeno passata dalla Giunta, quindi, siamo nella condizione ideale per dare a tutti l'opportunità di portare il loro contributo costruttivo. Abbiamo fatto una serie innumerevoli di incontri con tutti i soggetti interessati, abbiamo raccolto suggerimenti, critiche, proposte, un percorso di ascolto democratico che adesso ci pone nella condizione di inserire le modifiche e gli aggiustamenti necessari per fare la migliore delle Leggi possibili. Voi avete preferito non utilizzare a fondo questa possibilità e cogliere questa opportunità, avete fatto un volantino senza nemmeno aspettare la nuova bozza di legge rivista e corretta alla luce dei suggerimenti e delle proposte che abbiamo raccolto lungo questo percorso democratico e partecipato che ho iniziato pochi mesi dopo il mio insediamento. Avete preferito la strada, sicuramente più facile e meno impegnativa, quella della polemica, in uno spirito di contrapposizione che deve per forza di cose avere sempre e comunque e in qualsiasi condizione una controparte da attaccare. Certo, riconosco che proposte le avete avanzate fin da subito, avete legittimamente espresso delle critiche precise e puntuali, ma perché questa polemica in questo momento prima ancora di conoscere la nuova bozza di PDL, le modifiche apportate, i suggerimenti accolti?



Dopo questa premessa, entro brevemente nel merito delle questioni denunciate nel vostro volantino:



Il canone non è più collegato al reddito: è una bugia gratuita, perché utilizzate questo metodo? L'accesso e determinato per ogni nucleo familiare con il calcolo del reddito ISEE e il canone è calibrato per ogni singolo nucleo familiare attraverso l' ISE all'interno di quattro fasce: massima protezione, protezione, permanenza e decadenza. Ogni fascia è contraddistinta da una percentuale di reddito massimo oltre il quale il canone non può andare: 10%,12% e max 15% del reddito ISE. Non solo, nell'ultimo incontro con tutti i sindacati avevo detto che la tabella che riassume la determinazione dei canoni è provvisoria sulla base di questa stiamo effettuando alcune migliaia di simulazioni per capire il reale impatto, disponibili a cambiare i parametri di riferimento per assicurare la massima equità e giustizia. Dunque tutti i parametri di questa tabella sono da considerarsi provvisori e da concordarsi insieme in una prossima incontro sulla base delle risultanze della simulazione. Questo vi avevo detto l'ultima volta che ci siamo incontrati e questo si farà.























Questione delle vendite. Questo è un punto reale di dissenso con voi. Io sono convinto che le case popolari non devono essere vendute mai, almeno in questo contesto storico dove il patrimonio ERP è largamente insufficiente a soddisfare i fabbisogni minimi coerentemente con questa impostazione gli alloggi popolari d'ora in poi non si "assegnano" più, perché, nell'immaginario collettivo, l' assegnazione è l'anticamera del riconoscimento del diritto di proprietà, le case popolari vanno affidate in locazione e non è una pura differenza nominale, sottintende una ispirazione culturale radicalmente diversa.

La casa popolare deve essere considerata un servizio abitativo sociale pubblico per tutti coloro che sono in difficoltà economica, questo servizio non può essere dato per sempre a prescindere dalle capacità di reddito dei cittadini, è assicurato per un periodo illimitato fin tanto però che permane il diritto, può essere anche per tutta la vita ma, quando le condizioni economiche cambiano l 'alloggio deve tornare nella piena disponibilità dei gestori per essere riassegnato immediatamente ad altri che ne hanno bisogno. Ricordo che sono circa 18.000 le famiglie che hanno diritto ad un alloggio e quasi sempre vivono situazioni di forte disagio spesso condizioni drammatiche ed oggi non vedono riconosciuto questo diritto primario fondamentale. Io ho voluto fortemente, e me ne assumo tutte le responsabilità politiche, la sospensione delle vendite, meglio delle svendite a saldo degli alloggi che in un decennio ci ha privati di un patrimonio di quasi 20.000 alloggi popolari. Non è vero che il vecchio piano vendite continua, il decreto di sospensione, ovviamente per essere legittimo, riconosce i diritti acquisiti e cioè quelle situazioni in cui è stato concesso all'inquilino di fare lavori di manutenzione a sconto prezzo di acquisto già concordato, oppure è già stato stabilito, accettato ed autorizzato il costo di vendita e, anche qui, se si evita di fare demagogia, è ovvio che non si può fare diversamente perché non è legalmente possibile negare un diritto ormai acquisito. Ancora, sulla questione della vendita la nuova Legge prevede che si può vendere esclusivamente appartamenti vuoti e solo per ragioni di ottimizzazione e di razionalizzazione della gestione, alloggi per cui è dimostrabile la non convenienza al recupero e, la vendita, comunque deve essere finalizzata ad incrementare il patrimonio di alloggi pubblici. Se ne vende uno per realizzarne perlomeno uno nuovo. Per ottenere questa finalità, è chiaro che non si possono più vendere alloggi al costo di una utilitaria come avviene oggi ma i costi vanno stabiliti attraverso una perizia tecnica che ne accerti il reale valore e la vendita deve avvenire a base d'asta.



Dire che vogliamo procedere a testa bassa senza ascoltare nessuno è un'altra bugia infondata ed è, per il sottoscritto, estremamente offensivo leggere sul vostro volantino che vogliamo fare cassa sulla pelle degli assegnatari.



Se vogliamo incamminarci sulla strada giusta per uscire dall'emergenza lo strumento della nuova Legge è necessario, anzi essenziale ed urgente, se non si fa questo tutto il resto diventano chiacchiere e nel migliore dei casi buone intenzioni senza possibilità alcuna di concretizzarsi. I tempi biblici nella realizzazioni di nuovi alloggi popolari, le quantità di risorse che sono immobilizzate da anni imprigionate in un sistema inefficiente che si è bloccato e impedisce di operare, dove le buone o appena sufficienti gestioni sono praticamente tenute prigioniere e paralizzate nelle loro iniziative dalle peggiori e più inefficienti, le centinaia di alloggi sfilati impropriamente dal patrimonio ERP alienate per andare a finanziare i bilanci comunali, tutto questo e tanto altro ancora è un problema o no?













Questa situazione ci può indicare o no quali sono le priorità per far ripartire una politica abitativa pubblica capace di soddisfare dei fabbisogni di una fascia sociale sempre più grande fatta di marginalità, precarietà, immigrazione, vecchie e nuove povertà?



Chiedere di rilanciare l'edilizia pubblica e di accorciare i tempi biblici e poi rallentare sull'approvazione della nuova Legge è una contraddizione in termini. Se noi facessimo un nuovo Piano casa con questa Legge, in queste condizioni, con gli stessi criteri e regole è chiaro o no che otterremo gli stessi identici risultati che oggi tutti insieme denunciamo?

Non basta la semplice denuncia, anche se urlata e scritta a caratteri cubitali, ci vogliono fatti concreti e cambiare radicalmente gli strumenti inadeguati che abbiamo oggi a disposizione per poter ottenere risultati diversi e accettabili, per poter ripartire a costruire nuovi alloggi prioritariamente attraverso azioni di recupero e riqualificazione di patrimonio edilizio degradato esistente e aree dismesse.



E' chiaro che oggi l'inefficienza del sistema produce danni, non per noi, ma per quelle migliaia di cittadini che attendono da anni una casa e vivono in condizioni di estremo disagio, per questi anche pochi mesi strappati rappresentano mesi in più di vita finalmente vissuta ponendo fine alla loro dura e insopportabile sopravvivenza quotidiana.

In questo obiettivo che mi sono posto, entro la fine di autunno, è legata la mia valutazione il bilancio della mia azione di governo. Se riuscirò a conquistare questa legge e se questa riuscirà a sbloccare le grandi risorse finanziare immobilizzate e si ricomincerà a costruire case in tempi ragionevoli per la povera gente, allora per me ne sarà valsa la pena di entrare a far parte di questa Giunta, di aver accettato questa sfida e questa impegnativa esperienza .



Saluti cordiali



Eugenio Baronti