[NuovoLab] il giornale 08_07_22

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E la sindaco sbugiarda i giudici: «I no global vittime di torture»
di Redazione

La riforma della giustizia? Si fa a Genova, dove la sindaco Vincenzi ha bocciato la sentenza con cui i giudici genovesi hanno demolito il teorema accusatorio sui fatti del G8 alla caserma di Bolzaneto. Domenica la sindaco, affiancata da una nutrita rappresentanza della sua giunta e da rappresentanti delle parti civili al processo per Bolzaneto, ha celebrato la settimana dei diritti - iniziando proprio dal diritto a riscrivere una sentenza. Il palcoscenico è quello delle grandi occasioni, la sala di rappresentanza di Palazzo Tursi, scelta perché, nelle parole stesse della Vincenzi, è la sala «più rappresentativa». Di cosa? Della volontà di affermare una lettura politica dei fatti, anche contro i risultati della magistratura. A fianco degli esponenti no global seduti al suo tavolo, la Vincenzi s'è improvvisata giudice d'appello per cassare la recente sentenza sui fatti di Bolzaneto. Il tribunale di Genova ha infatti sconfessato le ipotesi di tortura e smentito i teoremi sulla demonizzazione delle forze dell'ordine. Violazioni sì, ma nessun «girone infernale».
La sinistra non ha però gradito di veder crollare i suoi castelli. Allora l'unica azione possibile era quella morale. Così scatta il «riconoscimento morale» che la Vincenzi ha conferito ai no global accolti con tutti gli onori in Comune. È una vera e propria «affermazione istituzionale» che coinvolge l'intero Comune in questo sodalizio con i no global. Per la Vincenzi sono loro le «vittime» che, pur «non avendo compiuto alcun gesto di violenza contro la città», avrebbero subito un'intollerabile «limitazione dei diritti fondamentali». Il fatto che a Bolzaneto ci fossero finiti in quanto fermati durante gli scontri di piazza è un particolare sul quale la sindaco sorvola con abilità.
Il «riconoscimento morale» della Vincenzi è un simbolico colpo di spugna per far capire che la giustizia politica non si lascia zittire dalla giustizia dei tribunali. La Vincenzi s'è calata nel ruolo di succursale della corte costituzionale e giudica con parole pesantissime. «Diritti costituzionali calpestati e interrotti» è il giudizio che si trasforma in un durissimo atto d'accusa contro i giudici. La Vincenzi della domenica passa dalla toga del giudice al trapezio dell'acrobata. Da una parte finge che i no global presenti nella caserma di Bolzaneto non avessero commesso alcun reato. Dall'altra parte rifiuta di incontrare i rappresentanti di quei «25» no global condannati per atti vandalici, devastazione e saccheggio. E subito in via Garibaldi scatta la singolare protesta dei no global contro la sindaco che ha appena stretto la mano ad altri no global. La Vincenzi insomma non vuole esagerare sporcandosi le mani con i no global più duri, e anzi spera che questo rifiuto le restituisca autorevolezza.
Ma non basta. Perché la sindaca non può negare che la scelta di campo della sua amministrazione è opposta a quella della magistratura giudicante. Oggi infatti, sempre «nell'ambito dell'iniziativa Genova città dei diritti, si continuerà a parlare di diritti violati, alle 18.30, nell'Auditorium di Palazzo Rosso. Nell'occasione verrà presentato il libro "Inferno Bolzaneto" di Mario Portanova». Appunto: «Inferno Bolzaneto». Altro che rispetto delle sentenze. E a dare la benedizione politica solenne all'eventoci sarà anche il neo braccio destro della Vincenzi, Nando Dalla Chiesa. La magistratura va rispettata solo quando fa comodo.
La settimana dei diritti intende poi riesumare il mito della resistenza e fare di Genova il portabandiera della tutela della costituzione e dei suoi diritti fondamentali, tra cui, ovviamente, il diritto ad imporre l'egemonia della sinistra. La sindaco rimette il datario del suo orologio al «24 aprile 1945» e inscena l'ennesima replica della mitologia della resistenza. L'idea dell'agenzia europea per i diritti umani è la formula definitiva per applicare l'ideologia resistenziale all'attualità, dai rom al G8.




Piazza ai no global, denunciato il questore
di Fabrizio Graffione

Dalla manifestazione di commemorazione per la tragedia di piazza Alimonda a una denuncia in Procura. Adesso sotto accusa finisce anche il questore Salvatore Presenti. «Violazione dei diritti» in democrazia. Le accuse, pesanti, arrivano proprio dai suoi agenti. Almeno quelli iscritti al sindacato di polizia Coisp. Il numero uno di via Diaz, che con una discussa scelta domenica ha preferito ancora una volta lasciare la piazza al corteo dei Giuliani, piuttosto che agli agenti in borghese e a tanti pacifici cittadini al loro fianco, dovrà giustificarsi di fronte ai magistrati.
«Questioni di ordine pubblico - aveva detto Presenti - non si possono fare nella stessa piazza e nello stesso giorno due manifestazioni». In questura comincia così la guerra a colpi di carte bollate. Ieri il segretario nazionale del Coisp Franco Maccari si è incontrato con i legali del sindacato. Stanno studiando nei dettagli l'azione giuridica da intraprendere per vedere riconosciuti il diritto del sindacato a manifestare come qualsiasi altra associazione di cittadini.
«Presentiamo una denuncia contro il questore di Genova - dice Maccari - per violazione dei diritti in democrazia. Dopo il niet dell'anno scorso perché la nostra richiesta di manifestare in piazza Alimonda il 20 luglio era stata depositata in ritardo, quest'anno abbiamo ricevuto un altro niet. Nonostante avessimo scritto al questore, al prefetto e al sindaco la nostra volontà di scendere in piazza domenica scorsa, esattamente il 19 luglio 2007. Ben un anno prima. Ne avevano del tempo per comunicarci qualcosa. Invece il questore non ci ha nemmeno degnato di una risposta. Abbiamo appreso soltanto dai giornali la sua decisione. È uno scandalo. Gli agenti di polizia sono cittadini come gli altri. Veramente non violenti. Hanno più doveri. Ma almeno che sia riconosciuto che abbiano gli stessi diritti».
«Non ci perdiamo comunque d'animo - attacca il segretario provinciale del Coisp Matteo Bianchi - oltre alla denuncia contro il questore presenteremo, nei prossimi giorni, un'altra richiesta per manifestare in piazza Alimonda il 20 luglio 2009. Forti anche del sostegno della maggior parte dei genovesi che ringraziamo per il loro caloroso appoggio. Poi inoltreremo la richiesta nuovamente al questore, al prefetto e al sindaco Marta Vincenzi, che non ci ha mai nemmeno degnato, non dico di un incontro, ma nemmeno di una telefonata di solidarietà, mentre ha incontrato numerose volte i no global. Voglio vedere se con migliaia di firme ci negheranno ancora il permesso di manifestare».
Molti mass media hanno taciuto e nascosto il caso Coisp e alcuni genovesi hanno bollato come semplice provocazione la scelta del sindacato degli agenti di polizia a manifestare in piazza Alimonda. «La nostra migliore vittoria - continua Bianchi - è l'appoggio morale di tantissimi genovesi, senza colore politico, testimoniato online, con lettere e telefonate».