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Szerző: carlo
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Tárgy: [NuovoLab] alcune parti civili non hanno potuto incontrare la sindaco di genova
G8:GENOVA;SOLIDARIZZANO CON CONDANNATI,SINDACO NON LI RICEVE
CRO S0B S41 QBXW G8:GENOVA;SOLIDARIZZANO CON CONDANNATI,SINDACO NON LI RICEVE (V. 'G8: VINCENZI CANDIDA GENOVA PER SEDE... 'DELLE 15.20 CIRCA) (ANSA) - GENOVA, 20 LUG - Volevano manifestare la loro solidarietà ai 25 manifestanti del G8 condannati per devastazione e saccheggio entrando nella sede del Comune di Genova per l'incontro col sindaco Marta Vincenzi indossando una maglietta con la scritta numero 25, ma non ammessi ad entrare con quel simbolo, dopo una lunga mediazione, hanno improvvisato un sit-in davanti all'ingresso di palazzo Tursi. I no global, una trentina in tutto, tra questi anche alcune parti civili nei processi del G8 sulla Diaz e Bolzaneto venuti da Francia, Germania e Spagna, hanno inoltre scritto una lettera indirizzata al sindaco in cui affermano: «Come i 25, siamo tutti testimoni della violenza e non vittime. Siamo venuti qui per ricordarvi che siamo persone impegnate politicamente contro un sistema che ogni giorno devasta e saccheggia le nostre vite». E ancora: «signora sindaco, lei ha forse qualche pagina che vorrebbe voltare, ma noi pensiamo che il nostro avvenire si costruisca onorando e assumendo il nostro passato comune e non falsificandolo e occultandolo. Dalle istituzioni non vogliamo scuse, ma risposte politiche». Sul posto è anche arrivata anche Haidi Giuliani che ha criticato la presa di posizione del sindaco Vincenzi. (ANSA). AN 20-LUG-08 15:40 NNN
FINE DISPACCIO



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la lettera

La maggior parte delle parti civili si è presentata questa mattina all'incontro con la sindaco di Genova Marta Vincenzi con una maglietta con la scritta 25, per rifiutare il ruolo di vittime e affermare quello di testimoni della violenza e repressione della polizia contro i 300.000 manifestanti durante le giornate di Genova 2001. Avrebbero letto questa lettera. Ma la sindaco ha deciso di non riceverli.
Genova, 20 luglio 2008
Lettera alla sindaco di Genova: siamo tutti testimoni della violenza e non vittime
Siamo qui perché la Sindaco e il Comune ci hanno offerto un'opportunità per raccontare la nostra storia.

Nel luglio duemilauno eravamo tra le trecentomila persone venute a Genova per protestare contro il vertice G8 con ogni possibile mezzo. Siamo stat* in strada giovedì diciannove, venerdì venti e sabato ventuno per opporre resistenza alla globalizzazione neoliberale e al dominio del profitto sulle nostre vite.

Gran parte di noi si è confrontata direttamente con la brutalità delle Forze dell'ordine. Tutti coloro che erano a Genova in quei giorni sono stati l'oggetto privilegiato delle attenzioni di Polizia e Carabinieri. Siamo stati arrestat* e picchiat* per strada; siamo stat* accusat* di tentato omicidio, detenzione di armi (tra cui armi da guerra), associazione a delinquere. Siamo stat* espuls* dal paese e a lungo siamo stat* definit* pericolos* agitatori. L'azione repressiva delle Forze di polizia si è rivolta a tutto il movimento, non solo verso alcun* di noi. Oggi veniamo ricevuti come delle vittime, ma allo stesso tempo siamo trattati da terroristi come è accaduto ad esempio con la condanna lo scorso dicembre a 25 di noi.

Come i 25, siamo tutti testimoni della violenza e non vittime. Siamo venuti qui per ricordarvi che siamo semplicemente persone impegnate politicamente contro un sistema che quotidianamente devasta e saccheggia le nostre vite.

Lei ci chiede di riconciliarci con questa città e di voltare pagina, noi dal luglio 2001 non abbiamo mai voluto voltare pagina.

In questi 7 anni ci siamo incontrati, sostenuti, tenuti in contatto, informati, voluti bene, rivisti all'estero e a Genova. Niente della nostra storia comune merita di essere una pagina voltata. Lei, Signora Sindaco, ha forse qualche pagina che vorrebbe voltare, ma noi pensiamo che il nostro avvenire si costruisca onorando e assumendo il nostro passato comune, e non falsificandolo e occultandolo.



Dalle istituzioni non vogliamo scuse, vogliamo risposte politiche. Finora non ne abbiamo ricevute. L'intero sistema politico italiano ha una grande responsabilità per quanto è avvenuto in quei giorni e ha il dovere di trarne conclusioni politiche.

Per noi Genova non può essere una città dei diritti finché i responsabili delle violenze e delle torture del G8 continueranno ad occupare posizioni di comando ed ad essere promossi.

Per noi Genova non può essere una città dei diritti, fino a quando il valore delle vetrine e delle auto sarà superiore al valore delle vite umane.