Lettera al sindaco di Genova : siamo tutti testimoni della violenza e non vittime
Siamo qui perché la Sindaco e il Comune ci hanno offerto un'opportunità per raccontare la nostra storia.
Nel luglio duemilauno eravamo tra le trecentomila persone venute a Genova per protestare contro il vertice G8 con ogni possibile mezzo. Siamo stat* in strada giovedì diciannove, venerdì venti e sabato ventuno per opporre resistenza alla globalizzazione neoliberale e al dominio del profitto sulle nostre vite.
Gran parte di noi si è confrontata direttamente con la brutalità delle Forze di polizia. Tutti coloro che erano a Genova in quei giorni sono stati l'oggetto privilegiato delle attenzioni delle Forze di polizia italiane. Siamo stati arrestat* e picchiat* per strada; siamo stat* accusat* di tentato omicidio, detenzione di armi (tra cui armi da guerra), associazione a delinquere. Siamo stat* espuls* dal paese e a lungo siamo stat* definit* pericolos* agitatori. L'azione repressiva delle Forze di polizia si è rivolta a tutto il movimento, non solo verso alcun* di noi. Oggi veniamo ricevuti come delle vittime, ma allo stesso tempo siamo trattati da terroristi come è accaduto ad esempio con la condanna lo scorso dicembre a 25 di noi.
Come i 25, siamo tutti testimoni della violenza e non vittime. Siamo venuti qui per ricordarvi che siamo semplicemente persone impegnate politicamente contro un sistema che quotidianamente devasta e saccheggia le nostre vite.
Lei ci chiede di riconciliarci con questa città e di voltare pagina, noi dal luglio 2001non abbiamo mai voluto voltare pagina.
In questi 7 anni ci siamo incontrati, sostenuti, tenuti in contatto, informati, voluti bene, rivisti all'estero e a Genova. Niente della nostra storia comune merita di essere una pagina voltata. Lei, Signora Sindaco, ha forse qualche pagina che vorrebbe voltare, ma noi pensiamo che il nostro avvenire si costruisca onorando e assumendo il nostro passato comune, e non falsificandolo e occultandolo.
Dalle istituzioni non vogliamo scuse, vogliamo risposte politiche. Finora non ne abbiamo ricevute. L'intero sistema politico italiano ha una grande responsabilità per quanto è avvenuto in quei giorni e ha il dovere di trarne conclusioni politiche.
Per noi Genova non può essere una città dei diritti finché i responsabili delle violenze e delle torture del G8 continueranno ad occupare posizioni di comando ed ad essere promossi.
Per noi Genova non può essere una città dei diritti, fino a quando il valore delle vetrine e delle auto sarà superiore al valore delle vite umane.