[NuovoLab] «Spendiamo quasi tutto per gli stipendi»

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著者: Edoardo Magnone
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題目: [NuovoLab] «Spendiamo quasi tutto per gli stipendi»
«Spendiamo quasi tutto per gli stipendi»
Il capo di Stato maggiore della Difesa: se non sei adeguato diventi dannoso

MILANO — «Se non sei adeguato nei mezzi e nella preparazione, non solo
sei inutile ma diventi anche dannoso. Per questo non possiamo stare
indietro rispetto agli altri Paesi». Il generale di squadra aerea
Vincenzo Camporini (foto), capo di Stato maggiore della Difesa, è
realista nell'analizzare pregi e difetti del mondo che governa. Oggi
la situazione, da anni critica, rischia di peggiorare. «La
ripartizione teorica delle spese — nota — suggerisce un 50 per cento
del bilancio per il personale e l'altra metà equamente divisa tra i
costi d'esercizio e gli investimenti. Adesso stiamo superando il 70
per cento delle risorse per pagare gli stipendi e ciò che resta non
consente di dotarsi dei mezzi necessari e di preparare bene gli
uomini». All'amara valutazione aggiunge: «Eppure le forze armate sono
l'organizzazione dello Stato che più si è riformata». Come si riuscirà
a mettere in pratica la nuova dottrina del Netcentric Warfare?

«La digitalizzazione delle nostre unità è pianificata e occorreranno
6-7 anni per avere una brigata operativa. Qui il problema è culturale
perché la tecnologia e la distribuzione dell'informazione costringono
a ripensare la gerarchia. I comandanti dovranno accettare una delega
più ampia lasciando ai livelli inferiori una certa autonomia di
decisione ». Con le risorse limitate diventa indispensabile stabilire
priorità. «Innanzitutto bisogna sviluppare i velivoli senza pilota,
gli Uav, per la ricognizione — nota Camporini — perché sono preziosi
per valutare le situazioni e accrescere la sicurezza degli interventi.
Il controllo dei mari è essenziale non solo per le immigrazioni
clandestine ma anche per garantire i traffici commerciali e impedire
il traffico d'armi. Altrettanto prioritari sono i veicoli terrestri
come Lince e gli elicotteri da cui dipende la mobilità come l'Alleanza
sollecita». Date le carenze quale considerazione abbiamo in Europa?
«Mi pare che una risposta sia arrivata proprio dalla Nato che ha
scelto l'ammiraglio di squadra Giampaolo Di Paola per la presidenza
del Comitato militare. In passato non si consideravano i nostri
soldati, oggi cercano i nostri generali». Nella tecnologia la nostra
industria ha sempre cercato di avere un ruolo e in qualche caso è
stata criticata per far sentire troppo il suo peso. «Sappiamo fare
alcune cose bene e altre non ci dobbiamo vergognare di acquisirle dove
ci sono. Tra la Difesa e le industrie c'è un rapporto dialettico e si
deve negoziare.

Il programma del nuovo addestratore M-346 di AleniaAermacchi-
Finmeccanica è stato sviluppato con i finanziamenti pubblici e noi lo
sosteniamo nella prospettiva europea». Ora si aggiunge la tecnologia
spaziale. «Dobbiamo collaborare con l'agenzia spaziale italiana Asi e
con quella europea Esa. Il nostro programma CosmoSkymed di
osservazione radar bene si integra con quello di osservazione ottica
della Francia. Per i satelliti di navigazione, quando l'attuale
sistema Gps in uso si rivelasse inadeguato allora potremmo guardare
con interesse al sistema europeo Galileo». E nella ricerca militare
quanto ci impegniamo? «Spendendo 59 milioni di euro siamo inesistenti:
la Francia dedica 700 milioni di euro». Quale dovrebbe essere la
nostra equa percentuale di spesa per la Difesa sul prodotto interno
lordo? «Come indicato dal ministro Ignazio La Russa, l'1,25 per cento
sarebbe adeguato. Invece non arriviamo all'1 per cento e con il
bilancio 2009 scenderemo ancora. Ma le ricordo un dato storico. Il
generale Douglas MacArthur stabilì che il Giappone dopo la resa non
dovesse superare l'1 per cento del prodotto lordo nelle spese militari
per evitare che raggiungesse la minima soglia di capacità difensive. E
noi?».

G. Cap.
18 luglio 2008
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_luglio_18/spesa_miitare_stipendi_2bc741e2-5497-11dd-92de-00144f02aabc.shtml

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"Non vedo nessun Dio quassù"
(Yuri Gagarin)
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(Numbers 32:23)
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