Autore: carlo
Data:
To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] liberazione 08_07_16d
Claudio Giardullo segretario generale Silp-Cgil: «Nel 2001 ordine pubblico inadeguato»
«Genova, una ferita ancora aperta»
Luca Marcenaro
«Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia
e siamo stati chiari fin dall'inizio: chi
ha sbagliato, deve pagare». A parlare è il
Segretario Generale del Silp-Cgil Claudio
Giardullo, che all'indomani della sentenza
di primo grado sui fatti avvenuti nella
caserma genovese di Bolzaneto durante e
dopo il G8 del 2001, racconta a Liberazione
il suo punto di vista su quello che è stato
e su quello che dovrebbe essere. «Nessuna
colpa collettiva», dice. Ma la sua è
anche un'accusa alla gestione dell'ordine
pubblico che ha portato nella notte tra il
21 e il 22 luglio 2001 a trasformare una caserma
di polizia in quello che è stato descritto
dai Pm come "un girone infernale"
e un luogo di tortura fisica e psichica.
Cosa pensa della sentenza che lunedì sera
ha condannato solo 15 dei 45 imputati
a pene che complessivamente non
raggiungono i 24 anni (a fronte dei quasi
80 chiesti dai Pubblici Ministeri Vittorio
Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello)
per le violenze perpetrate ai danni di
coloro che erano stati tratti in fermo a
Bolzaneto?
«Sul piano giuridico, non posso commentare.
Si tratterebbe di dare un giudizio
tecnico, su casi e responsabilità diverse
tra loro».
E su quello "politico"?
«Su questo posso dire che noi, fin dall'inizio,
siamo stati molto severi: a Genova in
quei giorni c'è stata una gestione dell'ordine
pubblico inadeguata. Si è pensato
quasi esclusivamente all'aspetto repressivo,
tralasciando colpevolmente quello
preventivo e senza che si riuscisse nemmeno
a separare i manifestanti pacifici da
quelli che invece volevano praticare azioni
violente: i cosiddetti "black-block"».
Esiste o no una responsabilità
collettiva delle forze dell'ordine?
«Assolutamente no. La stragrande maggioranza
delle forze dell'ordine svolge il
suo lavoro quotidianamente in modo
onesto e corretto. Parlare di responsabilità
collettiva rischierebbe di aprire la strada
ad assoluzioni o condanne di massa. Sarebbe
ingiusto e incomprensibile».
Cosa pensa della decisione
dell'avvocatura di Stato che si è defilata
sulla questione dei risarcimenti alle
vittime?
«Premetto che non conosco la vicenda
nell'aspetto tecnico. Forse, però, l'avvocatura
ha preso questa decisione perchè
le condanne sono arrivate su reati
dolosi e non colposi».
E sul fatto che alcuni degli imputati (su
tutti l'ex vice capo della Digos
Alessandro Perugini, assunto nel
frattempo ai ranghi di vice Questore,
ndr) abbiano continuato a "fare
carriera"?
«Anche qui, non mi sembra il caso di generalizzare.
Certo è che nei casi più dubbi
e più gravi sarebbe stato più cauto
aspettare l'esito delle vicende giudiziarie».
Il Parlamento, nonostante le richieste
di alcune forze politiche, si è sempre
rifiutato di istituire una commissione
d'inchiesta sul G8 di Genova. Cosa ne
pensa?
«Penso che per quanto ci riguarda avremmo
accettato qualunque tipo di accertamento
senza fare problemi».
La prima sentenza su Bolzaneto è arrivata.
Adesso cosa dobbiamo aspettarci?
«Sul piano giudiziario, la questione rimane
aperta. Sul piano politico, invece, è necessario
tenere viva la memoria affinchè
simili situazioni non si verifichino
in futuro. Su questo punto, vorrei
poi registrare una cosa: dopo Genova,
anche grazie al contributo del nostro
sindacato, abbiamo vigilato con
successo affinchè non si ripetessero
episodi di quella gravità».
Secondo lei, da dove si deve ripartire?
«E' assolutamente necessario riprendere
da dove ci eravamo lasciati con il confronto
avuto, all'indomani di quei
tragici giorni, con i rappresentanti
del Social Forum. Dalla condanna e
dal rifiuto totale e reciproco di ogni
forma di violenza, perchè quella di
Genova è una ferita ancora aperta
e difficile da rimarginare per il nostro
Paese. Non dovremo mai dimenticare
».
Mai, garantito.