Comunicato in vista della conclusione del processo per i fatti di Bolzaneto
Il 14 luglio 2008 è prevista la sentenza del processo per le torture 
inflitte ai danni di circa 300 dimostranti fermati o arrestati durante le 
giornate di protesta e portati nella caserma di Bolzaneto, in quei giorni 
adibita a carcere temporaneo.
Nel processo, iniziato nel 2005, sono imputate 45 persone tra agenti e 
funzionari di Polizia di Stato, Carabinieri, agenti di Polizia 
penitenziaria, medici e infermieri dell'amministrazione penitenziaria, 
accusati a vario titolo di abuso d'ufficio, abuso d'autorità sugli 
arrestati, violenza privata, lesioni personali, percosse, ingiurie, minacce 
e falso ideologico.
L'inchiesta dei Pubblici Ministeri si è basata sulle testimonianze degli 
arrestati e fermati, sulle dichiarazioni di due paramedici e di due agenti 
di polizia penitenziaria che per primi, nel gennaio 2004, ammisero che nella 
caserma ebbero luogo delle violenze.
Dalla ricomposizione delle testimonianze delle persone arrestate, parti lese 
nel processo, è emerso un racconto dell'orrore fatto di botte, insulti, 
slogan fascisti e umiliazioni sistematiche contro persone inermi per la loro 
condizione di prigionieri.
Secondo la ricostruzione dei Pubblici Ministeri, a Bolzaneto fu violato 
l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, il quale vieta il 
ricorso alla tortura e a trattamenti inumani e degradanti.
Tuttavia, il codice penale italiano non è stato adeguato alla Convenzione e 
non contempla un reato specifico di tortura.
Con la repressione nelle strade e il blitz-rappresaglia alla scuola Diaz la 
sera del 21 luglio, Bolzaneto ha costituito una delle tappe del percorso di 
annientamento della protesta espressa dal movimento anti-globalizzazione.
Durante i giorni in cui questo carcere provvisorio fu operativo non vennero 
comunicate agli arrestati le accuse contro di loro, né i loro diritti, né 
venne loro permesso alcun contatto con avvocati, congiunti e, nel caso degli 
stranieri, con i consolati.
Le persone che transitarono da Bolzaneto erano di fatto sequestrate.
Bolzaneto NON è stato un caso isolato di sospensione dello stato di diritto, 
ma un episodio sempre più ordinario tra altri noti a livello globale come 
Guantanamo, Abu Ghraib o le "Extraordinary Renditions".
Il G8 di Genova è stato definito da Amnesty International "la più grande 
sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla fine della 
seconda guerra mondiale".
Anche se non si arriverà mai ad una sentenza definitiva, a causa dei tempi 
di prescrizione, una condanna in primo grado di giudizio permette il 
riconoscimento dei danni fisici e morali subiti dalle persone costituitesi 
parti civili e il loro risarcimento economico.
Vogliamo che il prossimo anniversario G8/Genova sia un'occasione di denuncia 
delle vicende che hanno caratterizzato le giornate del G8-2001 ed 
un'opportunità, per tutti coloro che pensano che questi avvenimenti non 
debbano essere dimenticati, per fare sentire la propria voce.
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