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secolo xix

L’emergenza Rom è falsa: i bimbi non vanno schedati
ma mandati a scuola

NICOLÒ SCIALFA
Secondo il ministro dell’Interno dell’attuale governo presieduto dal Cav. Silvio Berlusconi il problema
della sicurezza pubblica in Italia è legato alla presenza di
150.000 Rom. Questa offensiva contro la comunità Romha, in alcuni casi, scatenato i bassi istinti della furia popolare. Siamo stati costretti ad assistere
al triste rituale delle ronde contro i campinomadi, gli
incendi, i pestaggi ad opera di squadre di picchiatori.
Il Parlamento europeo ha censurato l’Italia per il trattamento xenofobo che riserva ai cittadini stranieri
poveri. Il danno d’immagine per l’Italia è molto forte.
Per quanto riguarda la sostanza il nostro Paese sembra
voler gradualmente rinunciare alla libertà e alla
tolleranza e voglia invece instaurare un modello di
democrazialimitata.
Le leggi sulla sicurezza del ministro
dell’Interno Maroni sospendono le garanzie costituzionali,
i diritti fondamentali e instaurano uno
stato d’emergenza. Il pacchetto di norme prevede il
congelamento di circa centomila processi in corso per
lasciare spazio nelle aule dei tribunali ai casi più gravi.
Va detto solo di sfuggita che tra i beneficiari del provvedimento ci sono i poliziotti sotto processo per i fatti del G8 di Genova,tre funzionari accusati di aver preso
tangenti nello scandalo Oil for food e lo stesso Berlusconi.
Inoltre il decreto prevede l’invio di tremila soldati
per pattugliare le città. Non si applicano le leggi
esistenti e si crea lo stato d’assedio.
L’emergenza che sta alla base del decreto sulla sicurezza
è una finzione, usata ad hoc dal governo per
aumentare il suo potere e il controllo sulla società.
Assistiamo all’indecente proposta razzista di prendere
leimpronte digitali ai bambini Rom.
Invece di portare i bambini Roma scuola, il ministro Maroni gli vuole prendere le impronte. Con le impronte digitali lo
stato di polizia mostra il volto feroce a piccoli Rom,
che pure sono, in larga misura, cittadini italiani. Invecedicombatterelacriminalitàorganizzatacheammorbaintereregionid’Italiasicreal’emergenzaRom.
Siamo di fronte al tramonto della giustizia e alla nascita
di un diritto penale straordinario per gli stranieri
poveri. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia che tutela i minori da ogni discriminazione, firmata
anche dall’Italia, non conta più niente.
La verità è che la schedatura di un bambino Rom che non ha
commesso alcun reato, vìola la dignità umana. Si
tratta di verità e giustizia, come sempre. È giusto reprimere chi, nei campi nomadi, delinque, ma c’è un
solo modo per evitare che i bambini Rom non vadano
a rubare:mandarli a scuola. Su questo ci vorrebbe un
decreto legge, inmodo che ognimattina un pulmino
della polizia passasse nei campi nomadi a raccogliere
i bambini per portarli a scuola.
Ma andiamo con ordine e vediamo di capire cosa si
intende per sicurezza pubblica: è la condizione oggettiva
di uno Stato in cui sia garantito ai singoli il tranquillo
svolgimento delle proprie attività. Affermare
che il problema della sicurezza pubblica in Italia è
rappresentato dai Rom è falso, demagogico e fuorviante.
Tentiamo di spiegare perché partendo da una
minima conoscenza del popolo Rom.
Sono la più grande minoranzad’Europa, circa 12 milionidi esseri umani senza uno Stato, relegati ai confini della società civile e costretti a vivere di elemosina. Sono vittime del razzismo e del pregiudizio.
Vivono in accampamenti che li collocano fisicamente e psicologicamente ai confini della modernità. Secondo un rapporto Unicef del 2005, l’84% dei Rom bulgari, l’88%
dei rumeni e il 91% degli ungheresi vivono sotto la soglia
di povertà. La maggior parte dei Rom vive nella
miseria da più dimille anni, fin dalla migrazione dal
Rajastan, nell’India del nord. Tranne l’eccezione di
un Principato sorto a Corfù nel 1360, i Rom non
hanno mai posseduto un loro Stato.
Molti di loro sono stati venduti come schiavi nella zona balcanica sino al diciannovesimo secolo. Ottenuta l’emancipazione non sono riusciti però a guadagnarsi la libertà, un po’ come è accaduto ai neri americani dopo il proclama di emancipazione di Lincoln. Dalla condizione schiavile molti Romsono passati a quella di contadini poveri e senza terra. Per vivere hanno così iniziato a chiedere l’elemosina e a prestare lavoro contadino stagionale.
Nel corso del ventesimo secolo hanno subito violenze
inenarrabili: molti di loro sono stati trucidati nei
campi di sterminio nazisti. Anche i regimi comunisti
li hanno perseguitati tentando di eliminare il loro tradizionale nomadismo.
Molte donne sono state sterilizzate nella Cecoslovacchia
comunista.
Con la globalizzazio necapitalistica attuale la loro condizione è divenuta drammatica perché le loro attività tradizionali, quali l’allevamento di cavalli e l’artigianato, sono diventate inutili. Iniziamo a comprendere i motivi dell’attuale persecuzione: si tratta di un popolo senza uno stato che non rientra nelle logiche di mercato globale.
Un capro espiatorio perfetto: senza Stato e senza
status.
L’ingresso nell’Unione europea ha limitato ulteriormente
le attività economiche dei rom dal momento che il loro problema più grave è la mancanza di istruzione ed è questa che li tiene aimargini del mercato del lavoro. In molti paesi dell’Europa dell’est i piccoli Romsono relegati in scuole speciali e questo
rafforzaipregiudizielediscriminazioni.Ipaesiricchi
dell’occidentepotrebberospenderemoltoperlepolitiche
sociali, ma non lo fanno. I fautori del politicamente
corretto impostano il problema in modo
troppo semplice; essi sostengono che sarebbe sufficiente promuovere programmi scolastici compatibili
con la cultura zingara.Continuare a considerarli soltanto
come minoranza etnica senza dar loro servizi
contribuisce ad irritare l’opinione pubblica a causa
della costituzione di quella che viene chiamata “l’industria
rom”, appellativo creato per descrivere le associazioni
che si occupano della questione a volte in
modo ipocrita e parziale,magari ancorandosi alle discussioni
sul politicamente corretto e sull’uso di una
terminologia appropriata.
Vero è che nomina sunt consequentiarerum, ma spesso queste discussioni irritano anche chi prevenuto non è.
Il nodo centrale è che non si è mai sviluppatauna classe media Rom,che potesse rappresentare un modello e stemperare i luoghi comuni favorendo la mobilità sociale. In realtà, i
pochi zingari che raggiungono il benessere troncano
conle loro stesse radici. Si spera che i giovani laureati
Rm non facciano altrettanto. Le stesse lobby Rom,
molto attaccate alla tradizione, non si rendono conto
che proprio queste tradizioni aggravano il problema.
Rom significa semplicemente uomo, ma al momento
attuale pochi di questi uomini nutrono speranze peril
futuro.
Due proposte: scolarizzazione e costruzione di
una nicchia economica dove impiegarli per esempio
giocando sulla loro enorme abilità manuale. Questi
sono i termini della questione e non vi sono scorciatoie.
Invece di affrontarla comunque cosa si fa in Italia?
Si inventa un’emergenza sicurezza legata ai rom,
a 150.000 poveri.
Essi diventano il capro espiatorio di
un problema drammatico che riguarda intere regioni
del paese in mano alle organizzazioni criminali, di
una crisi economica dai contorni preoccupanti, di
una classe di governo incapace sia di governare chedi
fare opposizione. Oggi abbiamo il governo ombra e
l’ombra di un governo.

NICOLÒ SCIALFA è vicepresidente del Consiglio Comunale diGenova

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