[NuovoLab] liberazione 08_07_09

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Author: carlo
Date:  
To: forumgenova
Subject: [NuovoLab] liberazione 08_07_09
Diventa un fumetto, edito da Becco Giallo, la memoria dei pm genovesi

      Il blitz alla Diaz visto
      dall'unico che non c'era:
      il poliziotto sconvolto 


      Checchino Antonini
      Da alcuni decenni l'atteggiamento della pedagogia nei confronti del fumetto è mutato drasticamente. Se prima degli anni settanta, generazioni di alunni si sono visti sequestrare i giornaletti che leggevano di nascosto sotto il banco, e i maestri sconsigliavano ai genitori di esporli a quel tipo di medium perché - dicevano - avrebbe ucciso l'immaginazione, ora la situazione è mutata: il linguaggio del fumetto, ufficialmente nei programmi ministeriali, viene insegnato fin dalle elementari e, senza nulla togliere alla letteratura, è opinione corrente che stimoli l'immaginazione e presupponga un ruolo attivo nel lettore che deve collegare un'immagine all'altra, contribuendo ad imprimere ritmo e a decodificare le sequenze. Probabile che Gloria Bardi, 45 anni, e Alessandro Gamberini, 32, appartengano alle nuove generazioni cresciute senza il trauma di vedersi proibire la lettura dei comics. E anche i trentenni Federico Zaghis e Guido Ostanel, fanno parte della stessa schiera. I primi, rispettivamente, sono la scrittrice genove e il pittore bolognese che hanno realizzato Dossier Genova G8 (Collezione Cronaca Storica, 17x20, pp. 144 brossura, b/n, euro 15), il rapporto illustrato della procura di Genova sui fatti della Diaz. Gli altri due sono i direttori editoriali di Becco Giallo la casa editrice che, più di tutte, considera il fumetto come la nuova frontiera del giornalismo, linguaggio strutturato di segni e simboli, alla pari di televisione e scrittura, che ha fruttato il Pulitzer a gente come Art Spiegelman e decretato la notorietà per Marjan Satrapi e Joe Sacco. Il legame tra il G8 del 2001 e l'arte sequenziale (definizione azzeccatissima per i fumetti coniata da Will Eisner) comincia con le prime cariche della polizia e con l'arrivo dei trecentomila. Poche settimane dopo era già possibile rivivere le vicende con i diari disegnati, per conto della rivista Kerosene , da Alessio Spataro e altri. Nel 2006 il supporto legale sfornerà un volume collettivo Ge vs G8 . Ma per leggere del giornalismo disegnato bisognerà attendere questi giorni con il processo al capolinea per 29 alti funzionari di polizia imputati per le violenze e gli abusi nella scuola-dormitorio. Il sabato notte, quando sembrava che le violenze di centinaia di robocop con le più disparate divise si fossero placate, si materializzarono alla Diaz 150 tra celerini, digossini e agenti di mobile e anticrimine. Tutti travisati, sarà impossibile riconoscerli, e armati di armi proprie e improprie. Il portavoce del capo della polizia, il noto De Gennaro, accorse per sbarrare la strada a legali e parlamentari e cronisti, dicendo che si trattava di una «normale perquisizione». Ma dalla scuola uscivano in barella persone sfigurate dalle botte e sanguinanti. «Ferite pregresse», ripeteva il portavoce e, il mattino dopo, spiegò che s'era trattato di una retata per arrestare 93 black bloc che, non solo avevano preso parte agli scontri dei giorni precedenti, ma avevano aggredito alcune auto della polizia ed erano stati visti rifugiarsi nella scuola dove avrebbero ingaggiato furiose colluttazioni con gli agenti accorsi. Pochi giorni dopo quegli arresti verranno annullati, non era vero niente, nemmeno le due molotov esposte come un trofeo nella conferenza stampa. Quelle le avevano portate dalla questura per la messinscena. 
      Un giorno uno degli avvocati del Genoa legal forum consegnerà la memoria illustrativa, confezionata dai pm per chiedere il rinvio a giudizio dei poliziotti, a Gloria Bardi. «Credo che potresti ricavarne uno spettacolo». Bardi insegna filosofia al liceo e scrive soprattutto per il teatro. Un suo alunno, qualche tempo dopo, le portò il volume di Becco Giallo sulla strage di Bologna e la piece teatrale, fino ad allora «dormiente» diventò la sceneggiatura di questo fumetto dove il linguaggio tecnico della pubblica accusa verrà trasfigurato dalle matite di Gamberini con una sola licenza poetica, l'invenzione dell'unico personaggio che non esiste: un poliziotto sconvolto da quello che accadde quella notte. In appendice un solido apparato redazionale, con interviste e schede, curato da Francesco Barilli, per tutti il "Baro", blogger e scrittore piacentino, animatore di "Reti meno invisibili", progetto di Haidi Giuliani e altri per mettere in connessione i familiari delle vittime di stragi, fascismi, repressione, mafie e malapolizia. 
      Esperimento riuscito e quantomai tempestivo visto che viene sistemato sugli scaffali delle librerie mentre il processo approda alla fine della requisitoria. Oggi, nell'aula bunker del palazzo di giustizia di Genova, i pubblici ministeri ricostruiranno il tragitto delle molotov e l'episodio del finto accoltellamento inscenato da uno dei più solerti tutori dell'ordine in azione quella notte. Domani verrà pronunciata la richiesta delle pene. Forse non ci sarà un decreto ammazzaprocessi. Forse la sentenza di primo grado arriverà prima della prescrizione. Certo ci sarà sempre bisogno di coltivare la memoria e di esplorare tutte le possibilità insite nelle narrazioni a fumetti. E il volume di Becco Giallo contribuisce a entrambe le missioni.