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From: Lista Campo
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Wednesday, July 09, 2008 6:18 PM
Subject: Cesare Allara sul Prc
Cari compagni,
è già qualche giorno che non vi annoio sul congresso del Prc, a mio avviso invece interessantissima manifestazione del degrado cui è giunta l'intera politica nazionale.
Ora, però, a proposito di degrado, c'è stata la manifestazione di piazza Navona e la lotta per il primo posto - tolti Berlusconi, berluscones e "democratici", tutti ovviamente fuoro concorso - si va facendo davvero dura.
Comunque oggi non aggiungo niente di mio. Con tutta la mercanzia fornitaci dalle cronache quotidiane sarebbe fin troppo facile...
Vi giro invece questo pezzo inviatoci da Cesare Allara, militante comunista e convinto antimperialista di Torino, sul congresso rifondarolo.
Unica avvertenza: gli episodi citati sono solo l'un per mille di quel che sta accadendo.
Leonardo
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CHE SUCCEDE NEL PRC?
La situazione interna del PRC è stato il principale argomento di discussione con compagni incontrati nell'ultima settimana per strada, in occasione di dibattiti e ad un congresso locale del PDCI a cui sono stato invitato. Ho promesso ad alcuni di loro che li avrei informati degli eventi. Ecco perciò in estrema sintesi il mio punto di vista di persona ormai senza più tessere in tasca, ma che conosce un pochino il PRC per averci bazzicato per quindici anni.
Il PRC è morto. L'agonia è stata lunga, perchè alla micidiale accoppiata Bertinotti-Cossutta non è mai passato per la testa di voler rifondare seriamente un partito comunista. Infatti Cossutta da quando è stato cacciato dal PDCI si dichiara socialista. In quanto all'altro padre-padrone Fausto Bertinotti, prelevato dalla CGIL da Cossutta ed entrato nel partito subito da segretario nel 1995, ha sempre perseguito il preciso obiettivo di disfarsi della per lui pesante identità comunista e trasformare il PRC in un partito socialdemocratico di copertura delle politiche pro-Confindustria del PDS-DS-PD e di CGILCISLUILUGL.
Il PRC è morto da parecchio tempo, come ha affermato più volte lo stesso Bertinotti. La rapida fase comatosa e la morte può essere datata al "famoso" congresso di Venezia.
Il PRC è stato seppellito silenziosamente per far posto alla Sinistra Arcobalengo, ma dopo il 13-14 aprile la salma è stata frettolosamente riesumata. Tutti i dirigenti neo-arcobalenghi hanno poi clamorosamente negato di aver mai pensato di affossare il PRC.
Si arriva così al congresso odierno. Il cui regolamento prevede che possa votare qualsiasi persona che si iscrive fino a dieci giorni prima del congresso stesso. E così dopo la resurrezione del PRC ecco il prodigio della parità e talvolta del superamento del numero degli iscritti rispetto ai voti elettorali ottenuti.
Ricordo che negli anni 1975-76 al tempo della grande avanzata elettorale delle sinistre, la vittoria di Novelli costrinse il PCI torinese in taluni casi a bloccare l'enorme richiesta di tessere di cittadini entusiasti per il cambio di colore dell'amministrazione comunale. Il caso del PRC calabrese, ma non solo di quello, dimostra che l'usanza di saltare sul carro del vincitore è ormai tramontata.
A Seminara (RC) dove alle ultime elezioni politiche i quattro partiti riuniti nell'Arcobalengo hanno ottenuto alla Camera 64 voti, gli iscritti al solo PRC risultano 87, i votanti al locale congresso 71 dei quali 68 hanno votato per Nichi Vendola. A Cosenza, voti Camera Sin.Arc. 924, iscritti PRC 2843. A Reggio di Calabria, voti Camera Sin.Arc. 3075, iscritti PRC 2766. Il 90% dei votanti a questo tipo di congressi ha scelto Nichi Vendola. La commissione congressuale ha poi annullato il risultato del circolo di Reggio Calabria centro. La Stampa del 4 luglio riferisce che nel PRC volano gli stracci e definisce curiosi alcuni risultati dei congressi calabresi.
Dove don Nichi da Pietrelcina fa arrivare il suo verbo, soprattutto al Sud, gli iscritti al PRC si moltiplicano come fossero pani e pesci. Le folle accorrono numerose nei circoli reggini del PRC per votare san Nichi da Pietrelcina. Nostro Signore delle Tessere ha definito queste turbe una realtà di popolo che vuole partecipare alla vita democratica del partito. A Reggio di Calabria la vita democratica del PRC è molto sbrigativa: bastano 45 minuti d'orologio per aprire e chiudere un congresso di circolo che vede iscritte centinaia di persone.
Ho partecipato a tutti i congressi del PRC e debbo ammettere che episodi di malcostume politico ce ne sono sempre stati, ma non nella misura odierna.
All'interno del PRC vi è ancora una sempre più esigua pattuglia di iscritti che avrebbe intenzione di discutere di politica, ma credo che questi compagni saranno costretti ad emigrare a fine congresso . Perché è chiaro che la principale posta in palio di questo congresso non è la linea politica. Su quella, le tesi di Ferrero e di don Nichi coincidono. Entrambi hanno intenzione di creare una nuova formazione che si allei col PD coprendo da sinistra le sue politiche antipopolari. Le differenze stanno solo nella tempistica: Nostro Signore delle Tessere vuole disfarsi subito del cadavere PRC, Don Paolo lo ritiene ancora utile e quindi lo vuole esporre imbalsamato per un po' di tempo.
Ma allora perché tutto sto casino? Soldi signori, semplice e volgare pecunia, perchè il vero oggetto del contendere delle due bande è il cospicuo patrimonio del PRC.
E anche i posti di lavoro. Viviamo tempi bui, non ci sono più gli elettori di una volta che credevano ciecamente nei simboli, molti non si fanno più incantare dalla parola magica: sinistra. A causa del disastro del 13-14 aprile scorso, i contributi statali presto finiranno e le prospettive elettorali future non sono certo rosee. La preoccupazione per il futuro coinvolge stuoli di funzionari, portaborse, impiegati che si annidano oramai solo più nelle federazioni e nel sottobosco delle amministrazioni locali. Siccome la strizza al culo aguzza l'ingegno, ecco che si tesserano nonni, zii, fidanzate, amici, amici degli amici ecc. e si portano a votare, perchè schierarsi dalla parte della banda vincente è essenziale per sopravvivere.
Il calendario propone per domenica prossima l'atteso derby della Mole Alberione-Favaro. Non sono riuscito ancora a trovare un biglietto invito.
Quindi la settimana successiva si va a Chianciano per la finalissima. Poi tutti in ferie, tranne i tesorieri e i fabbri che, mi dicono da più parti, sono stati posti da tempo in allerta rosso.
Torino, 9 luglio 2008 Cesare Allara
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