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Torino: presidio al cpt e assemblea antirazzista
Al CPT di Torino questa mattina intorno alle 9,30 / 10, subito dopo l'espulsione di due immigrati, tre reclusi sono stati picchiati dalla polizia. Due esponenti della Croce Rossa hanno assistito senza intervenire.
I migranti sono furibondi per l'ennesima violenza e minacciano di spaccare tutto.
Seguiranno aggiornamenti.
Stasera - lunedì 7 luglio - presidio davanti al CPT di Torino in solidarietà con i reclusi del CPT di Milano in sciopero della fame.
Appuntamento alle ore 19 in corso Brunelleschi ang. via Lancia.
Stasera, dopo il presidio, ore 21 riunione dell'Assemblea Antirazzista presso la FAI in corso Palermo 46.
Per info:
assembleaantirazzistatorino@???
338 6594361
Vi riportiamo sotto una cronaca degli ultimi tre giorni al CPT di via Corelli a Milano diffusa dal Comitato antirazzista milanese
Sabato 5 luglio: in mattinata, i detenuti di Corelli fanno sapere, telefonando a un compagno del Comitato antirazzista, che hanno proclamato lo sciopero della fame in tutte le sezioni del Centro di detenzione. Chiedono la loro libertà e denunciano le condizioni della loro detenzione. Chiedono inoltre che si diffonda la notizia attraverso i mass-media. Da fuori, noi del comitato telefoniamo ad alcune radio e giornali che cominciano a diffondere la notizia anche con alcune interviste telefoniche dentro al centro. Nel pomeriggio, mentre ci prepariamo per un presidio davanti al centro, veniamo a sapere dai detenuti che la prefettura di Milano ha chiesto di incontrare una loro delegazione. Nell'incontro, la delegazione ribadirà la richiesta della libertà e la volontà di continuare lo sciopero della fame, per questo il colloquio sarà brevissimo.
In serata, alcune decine di militanti antirazzisti, si presentano davanti all'ingresso del Cpt per un presidio di solidarietà e sostegno alla protesta. Slogan, rumorose battiture con le pietre sul guard rail e uno striscione "chiudiamo i CPT, libertà per tutti" appeso sul cavalcavia della
tangenziale, hanno caratterizzato l'iniziativa. Dai numerosi scambi telefonici con l'interno è emerso che la polizia, in tenuta antisommossa, era entrata nei corridoi delle sezioni con chiaro
intento intimidatorio, e che una ragazza egiziana che protestava è stata
malmenata. Veniamo a sapere da alcuni avvocati e anche da alcune testimonianze dal Centro che svariati sono i casi di immigrati detenuti nonostante la non convalida del trattenimento, che alcuni sono in possesso di permesso di soggiorno in altri paesi d'Europa, e, soprattutto, che molti
sono i lavoratori in nero prelevati direttamente sul posto di lavoro. Ma i detenuti denunciano anche le condizioni della detenzione: cibo scarso e scadente, condizioni igieniche pessime, continue intimidazioni e maltrattamenti da parte della polizia, nessuna attenzione per le cure mediche (ai malati di AIDS non vengono somministrati i farmaci appropriati), continue espulsioni
addirittura in paesi diversi da quelli di provenienza. Mentre è in corso l'iniziativa, i detenuti chiedono un incontro con una delegazione dei presenti al presidio, negata al momento dalla prefettura, e rinviata a lunedì.
Domenica 6 luglio: Sempre in mattinata cominciano le prime telefonate per avvisarci che lo sciopero continua. Nel corso del pomeriggio, la situazione dentro al centro si fa più surriscaldata: un detenuto in sciopero della fame sviene e viene portato in infermeria, mentre nella sua sezione comincia una forte protesta che diventa più intensa quando la Croce rossa, gestore del centro, si rifiuta di chiamare l'ambulanza per ricoverarlo all'ospedale. Noi, da fuori, improvvisiamo un altro presidio e verso le 20.30, due ore dopo le prime chiamate che ci avvisavano dell'episodio, vediamo arrivare l'ambulanza che riparte verso l'ospedale scortata da alcune macchine della polizia.
Lunedì 7 luglio: l'appuntamento è per questa sera alle 19, davanti all'ingresso del Cpt per un numeroso e rumoroso presidio di sostegno alla lotta dei detenuti, mentre una delegazione del Comitato antirazzista dovrebbe entrare a incontrarli.