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2 luglio 2008
COMMENTO
L'esaltazione della sconfitta
Giorgio Galli
Il risultato elettorale sta avendo a sinistra effetti devastanti, ben al di là dei dati numerici. Dai media esce l'immagine del trionfo del blocco populista-plebiscitario di Berlusconi e dello sfascio a sinistra. Ma i dati elettorali presentano una maggioranza di governo che non è tale nel paese (46,8 per cento dei voti validi) e di un variegato centrosinistra (da Di Pietro a socialisti e comunisti) che ne ha il 42,9. In nessuna democrazia rappresentativa occidentale quattro punti percentuali di differenza rappresenterebbero un abisso tra un trionfo e uno sfacelo.
Vi sono, sul versante politico-culturale di centro-destra, il 5,8 di Casini e il 2,4 della Destra, soggetto forse stabile l'Udc, forse volatile la seconda. Si può parlare di un'area al 55 per cento, non politicamente sommabile per un governo che non è un trionfante blocco socio-politico. Forza italia aveva 10.923.431 voti nel 2001. È scesa a 9.045.384 nel 2006, con un crollo di 1.878.047. Nel 2006 Fi e An avevano insieme l3.752.038 voti. La lista unita del Popolo della libertà ne ha avuti 13.686.673, con una lieve flessione di 65.000 voti che ci dice che in sette anni Berlusconi ha sommato una perdita di quasi due milioni di elettori. Inoltre ha compensato col recupero al Sud il milione di voti toltigli al Nord dalla Lega. A Roma, si è detto che Alemanno ha avuto anche voti di sinistra. Può essere. Quello che è certo è che non ha avuto tutti i voti di destra di Fini nel lontano 1993 (844.000) e neanche del poco noto Tajani (ora commissario europeo) nel 2001 (799.000 contro i 783.000 del 2008, Storace compreso). Dunque non è la destra che dilaga, ma la sinistra che frana. Le astensioni: ecco il dato di fondo del 2008 rispetto al 2006. Arrotondando, circa due milioni di voti validi in meno. Senza entrare nel merito delle discusse formule matematiche sui flussi, basta aver frequentato mezzi pubblici e ambienti vari tra la primavera del 2006 e quella del 2008 per attribuire all'astensionismo di sinistra un milione e mezzo di voti persi. Tra il 2001 e il 2005 accadde il contrario. La sinistra non guadagnò voti, ma la destra fu penalizzata dall'astensionismo di delusi dal governo Berlusconi. Nell'ultimo biennio ha deluso la sinistra. Ma nel quadro di una sostanziale stabilità, con tendenza all'incremento, del suo soggetto più forte, comunque si presentasse: 11.542.98l voti di Ds e Margherita nel 2001, 11.928.362 voti l'Ulivo nel 2006, 12.098.908 voti il Pd nel 2008, compresi i radicali. Ilvo Diamanti afferma che questa persistenza di consensi è sovrapponibile, in termini di geografia elettorale, all'insediamento del vecchio Pci, addirittura dal 1953. Quindi non mi ci soffermo. Vi è da valutare l'apporto del voto cattolico, che qui accantono, per dare spazio a qualche rilievo sul vero dato terremotante del 13 aprile: il crollo della Sinistra Arcobaleno dal 10 per cento delle sue componenti al 3. Socialisti e comunisti, entrati in parlamento per la prima volta nel 1882 con Andrea Costa, non vi sono più presenti dopo 126 anni. I voti sono precipitati da 3.7 milioni a 1.2: una perdita di oltre 2 milioni e mezzo, il grosso dovuto alle citate astensioni. 375.000 voti sono andati ai ribelli di Ferrando e Turigliatto, forse tre quarti di milione a Veltroni. Qualcosa alla Lega. Si possono riassumere le cifre: Berlusconi ha perso voti e deve il successo alla Lega, il dato di fondo sono i milioni di nuovi astenuti che hanno penalizzato la sinistra. Siamo di fronte a una situazione simile a quella della sicurezza, tema cruciale della campagna elettorale: quella percepita è in aumento, anche se non confortata dalle statistiche. Queste non confortano neanche il premier, ma la percezione è che abbia «stravinto», perché lo dicono Massimo Giannini e Edmondo Berselli su la Repubblica, Antonio Padellaro su l'Unità e Casini al tg. Ancora la scorsa settimana l'editoriale del direttore de la Repubblica scrive di «forte consenso popolare» e di «consenso amplissimo» per Berlusconi. No. E' meno della metà dei voti validi, il 30 per cento degli iscritti alle liste elettorali, dopo tre lustri di ininterrotta campagna propagandistica che hanno trasformato le elezioni in continui referendum impropri sulla persona, come non avviene in nessuna democrazia rappresentativa. Non so se avrò occasione di tornare sull'argomento. Ma se l'opinione pubblica percepisce Berlusconi trionfante e la sinistra allo sbando, si parta da qui. So poco di arti marziali, ma mi dicono che lo slancio di chi è sicuro di sé e aggredisce l'avversario, può essere sbilanciato dal suo stesso slancio, se l'aggredito non è così debole come l'attaccante ritiene. Il governo deporti colf e badanti, incarceri le prostitute e i rom, distribuisca milioni di carte di povertà, mandi i soldati per le vie delle città e in prima linea in Afghanistan, trasformi il premier in salvatore della Patria. Lo slancio può portarlo al Quirinale. Ma un'opposizione combattiva può sbilanciarlo. Il dubbio è che vi sia.
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