Re: [NuovoLab] ecco la morale della favola "armi di distruzi…

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Autore: Edoardo Magnone
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To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: Re: [NuovoLab] ecco la morale della favola "armi di distruzione di massa"
Iraq, Il ritorno delle major petrolifere

di Ornella Sangiovanni

Osservatorio Iraq, 24 giugno 2008

Adesso finalmente se n'è accorto il New York Times, e quindi la
vicenda è diventata una notizia. Trentasei anni dopo essere state
estromesse dall'Iraq – dalla nazionalizzazione del settore petrolifero
decisa da Baghdad nel 1972 – Shell, Exxon Mobil, BP, e Total stanno
per firmare accordi che le riporteranno nel Paese.

Anche se all'inizio non in modo trionfale.

Perché i contratti che riguardano le quattro major del petrolio sono i
cosiddetti Technical Service Agreements (TSA) – o accordi tecnici di
servizio, ai quali il governo iracheno ha deciso di ricorrere come
misura temporanea, per aumentare la produzione di 100.000 barili al
giorno in cinque – o sei - dei maggiori giacimenti del Paese, per un
totale di 500.000-600.000 barili.

In verità delle trattative in corso fra le compagnie internazionali e
il ministero iracheno del Petrolio si sapeva da tempo, ma la notizia
era rimasta finora confinata alle maggiori agenzie di stampa
internazionali – Reuters, Dow Jones, United Press International, e i
grandi media non l'avevano ripresa.

Adesso è arrivato il New York Times, e tutti improvvisamente l'hanno scoperto.

L'articolo del quotidiano newyorkese in realtà è a tratti pasticciato,
e contiene diverse imprecisioni.

Non è vero, ad esempio, che Shell, Exxon Mobil, BP, e Total sarebbero
state preferite a più di 40 altre compagnie petrolifere
internazionali, alcune delle quali russe, cinesi, e indiane.

Non è così perché i TSA che cinque major petrolifere firmeranno (c'è
anche la Chevron), e che Baghdad ha voluto assegnare con trattative
dirette, senza gare d'appalto, sono distinti da un'altra tranche di
contratti, che dovrebbero anch'essi essere annunciati a fine giugno, e
per i quali sono in lizza 35 compagnie petrolifere internazionali,
preselezionate dal ministero iracheno del Petrolio su oltre un
centinaio. Fra queste c'è anche l'italiana ENI.

Dunque, due cose diverse.

Rapporti privilegiati

E' vero invece che i contratti assegnati a Royal Dutch-Shell, Exxon
Mobil, BP, Total, e Chevron sono una sorta di "premio" che il governo
di Baghdad ha voluto dare alle compagnie che da due anni offrono – a
titolo gratuito – i loro servizi al ministero del Petrolio –
attraverso dei "memorandum di intesa" – per consulenze, studi sui
giacimenti, e formazione.

Dunque, un rapporto privilegiato. Che adesso inizia a dare i suoi frutti.

Anche se si tratta di contratti di servizio – di breve durata (due
anni, rinnovabili per un altro anno), e dunque molto meno appetibili
per le compagnie, che in genere preferiscono accordi a lungo termine,
che diano la possibilità di trarre profitti dallo sfruttamento dei
giacimenti. Mentre nel caso dei contratti di servizio, le compagnie
vengono pagate per il lavoro che fanno.

Comunque, è un primo passo.

E non c'è dubbio che sia una opportunità assai vantaggiosa, se è vero
che una clausola contenuta nei contratti permetterà alle compagnie di
conservare la loro posizione, anche quando saranno bandite le gare
d'appalto per i giacimenti, con una offerta pari a quella dei loro
concorrenti. Come ha detto al New York Times il country manager per
l'Iraq di una importante società petrolifera che non ha voluto essere
citato pubblicamente.

Per tutti i giacimenti (tranne uno) la compagnia che firmerà il
contratto di servizio è la stessa che negli ultimi due anni ha offerto
consulenza al ministero del Petrolio per lo stesso giacimento.

Ed è per questo che i nomi dei giacimenti, che il governo di Baghdad
tuttora si rifiuta di fare, sono da tempo un segreto di Pulcinella.

Si sa infatti che alla Royal Dutch-Shell verrà assegnato Kirkuk (nel
nord), alla BP Rumaila (nel sud), e alla Exxon Mobil Zubair (sempre
nel sud).

L'eccezione è rappresentata da West Qurna, uno dei maggiori giacimenti
iracheni. Qui la russa LUKOIL aveva firmato un contratto a fine anni
'90, ai tempi di Saddam Hussein, che però era stato annullato dal
governo iracheno nel dicembre 2002, poco prima dell'invasione
statunitense.

Successivamente, le autorità di Baghdad hanno ribadito che il
contratto è nullo, anche se i russi non si sono ancora dati per vinti.

Tant'è, per il momento West Qurna – che si trova anch'esso nel sud -
verrà assegnato alla Chevron e alla Total, che ci lavoreranno insieme.

Inoltre, Subha- Luhais, un altro giacimento nel sud, andrebbe a un
consorzio guidato dalla statunitense Anadarko.

Per Shell, BP, ExxonMobil, e Total si tratta di un ritorno in Iraq.

Le quattro major petrolifere – eredi delle famose "sette sorelle" che
nel secolo scorso hanno fatto la parte del leone nel settore
dell'energia - formavano infatti la Iraq Petroleum Company, il
consorzio anglo-francese-americano che per oltre 40 anni ebbe il
controllo del petrolio iracheno fino alla nazionalizzazione del 1972.

Dopo tutto, l'invasione dell'Iraq del 2003 forse qualcosa a che fare
con il petrolio ce l'aveva.

http://www.osservatorioiraq.it/modules.php?name=News&file=article&sid=6075


2008/6/23, Edoardo Magnone <magnone.edoardo.tokyo@???>:
> PETROLIO, DALL'IRAQ LICENZA DI ESTRAZIONE A 41 MULTINAZIONALI
> di WSI
>
> Le grandi aziende petrolifere avranno cosi' un canale privilegiato per
> sfruttare enormi, ricchissimi e ancora vergini giacimenti sul
> territorio irakeno.
>
> L'Iraq assegnera' nuovi contratti a 41 aziende straniere per
> l'estrazione del petrolio, con l'obiettivo di aumentare la produzione
> del paese. Questo passo potrebbe dare alle grandi multinazionali
> petrolifere un canale privilegiato per l'estrazione di greggio dagli
> enormi e ricchissimi giamenti sul territorio irakeno non ancora
> sfruttati. L'annuncio e' stato dato alla AFP da Asim Jihad, portavoce
> del ministro del petrolio dell'Iraq.
>
> La notizia arriva dopo che l'Arabia Saudita, principale esportatore
> mondiale di petrolio, ha dichiarato di essere pronta ad estrarre più
> greggio per il resto dell'anno, nonostante sia improbabile che questo
> faccia abbassare i prezzi da record. Lo ha detto domenica il ministro
> saudita del Petrolio Alì al-Naimi.
>
> L'Arabia Saudita ha già detto che produrrà 9,7 milioni di barili al
> giorno a luglio, con un incremento di 550.000 barili al giorno da
> maggio. Naimi ha detto che il regno estrarrà a quel livello o al di
> sopra per il resto dell'anno, se ci sarà richiesta da parte dei suoi
> clienti. L'Arabia Saudita ha convocato il vertice senza precedenti di
> Jeddah in risposta ai movimenti con rialzi record del mercato
> petrolifero.
>
>
>
> http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=587018
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> "Non vedo nessun Dio quassù"
> (Yuri Gagarin)
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