Autore: SILVERIOTOMEO Data: To: social forum Oggetto: [Lecce-sf] l'arci sul decreto "sicurezza"
COMUNICATO STAMPA
L'approvazione al Senato del decreto sicurezza è
uno strappo allo stato di diritto e alla nostra democrazia
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci
Con 166 voti a favore questa mattina il Senato ha approvato il Decreto Sicurezza. Via libera quindi all'esercito nelle città, all'aggravante della clandestinità che comporta pene maggiori nel caso di reati commessi da stranieri non in regola col permesso di soggiorno, alla norma "blocca processi".
Su questi provvedimenti l'Associazione nazionale magistrati e illustri giuristi hanno espresso forti perplessità e in particolare degli ultimi due si è messa in discussione la legittimità costituzionale e la compatibilità con la normativa comunitaria. Il Csm ha rinviato il proprio parere sull'emendamento blocca processi "per ragioni di opportunità" date le tensioni istituzionali seguite alle indiscrezioni che ne anticipavano il giudizio negativo. Si tratta infatti del punto più contestato del decreto, che rende possibile anche la sospensione del processo Mills, nel quale Berlusconi è imputato per corruzione. L'emendamento avrà effetti negativi sull'intero sistema giudiziario. L'Anm ha calcolato che saranno più di centomila i processi che verranno sospesi in virtù di questa norma. Tra questi, i processi per le violenze alla Diaz e a Bolzaneto, ormai giunti alla vigilia della sentenza.
Il governo ha cercato di giustificare la sospensione dei processi come una necessità per accelerare i procedimenti relativi ai reati più gravi e recenti. In realtà questo provvedimento colpirà innanzitutto gli imputati innocenti, che hanno tutto l'interesse a una rapida definizione del processo, e le parti civili economicamente più deboli. Lascerà senza giustizia le tante parti offese, comporterà un alto numero di prescrizioni e determinerà l'ulteriore congestione di tribunali e cancellerie.
Conseguenze gravissime, sul piano culturale e giuridico, avranno le norme che prevedono l'aumento di pena per gli irregolari e la procedura di espulsione per le pene superiori ai due anni. Si stabilisce in questo modo un doppio livello giuridico, incompatibile con il principio universale della responsabilità penale che non può essere manipolato a seconda della nazionalità. Il divieto di affitto agli stranieri non in regola col permesso di soggiorno viola la nostra Costituzione che riconosce il diritto di tutti i cittadini ad un'esistenza dignitosa, così come prevede anche la Carta dei diritti dell'Unione europea che parla di "diritto all'assistenza abitativa". Si trasformano i Centri di detenzione in vere e proprie galere, dove, senza assistenza legale, si può restare rinchiusi fino a 18 mesi. Si afferma de facto il principio che la giustizia non è uguale per tutti.
Infine, il via libera ai 2500 militari nelle città "a maggior rischio" è con tutta evidenza una misura tanto demagogica quanto priva di qualsiasi efficacia. Siamo uno dei paesi europei con il rapporto più alto tra numero di abitanti e agenti di polizia. Già in molte città, come Roma, ai vigili urbani vengono assegnati anche compiti di ordine pubblico. Ci sono quindi tutte le condizioni perché queste funzioni vengano svolte da chi è delegato a farlo per legge e davvero non si capisce quale ruolo aggiuntivo dovrebbe svolgere l'esercito. Lo scopo è evidentemente quello di convincere l'opinione pubblica che esiste uno stato di emergenza, una guerra interna - in cui il nemico è lo straniero irregolare - che va fronteggiata con strumenti eccezionali. Il messaggio che si vuole veicolare è quello dell'eccezionalità del momento, che giustificherebbe gli strappi allo stato di diritto e alla nostra Carta Costituzionale, per militarizzare la vita pubblica e muovere all'attacco dei diritti. Oggi quelli degli stranieri, domani quelli dei più deboli, dei diversi, di chi non si rassegna al presente.