[Lecce-sf] Fw: FIORE, IL FASCISTA, E AHMADINEJAD

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Auteur: Rosario Gallipoli
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À: forumlecce
Sujet: [Lecce-sf] Fw: FIORE, IL FASCISTA, E AHMADINEJAD
FIORE, IL FASCISTA, E AHMADINEJADhttp://www.antiimperialista.org
Notiziario del Campo Antimperialista - 20 giugno 2008



L'incontro antimperialista della prossima estate sarà dedicato ai movimenti antimperialisti in Occidente -alle loro battaglie e alle loro idee, alle modalità d'azione che perseguono, alle loro alleanze, ai loro legami con le Resistenze, a come si autodifendono dalla repressione. Parteciperanno esponenti dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Israele... Chi volesse partecipare è invitato a contattarci a questo indirizzo: campoantimperialista@???

Questo Notiziario contiene:


1. APPELLO INTERNAZIONALE CONTRO L'ATTACCO ALL'IRAN
Firmiamo l'appello dei compagni americani come primo passo per una vasta e unitaria mobilitazione
2. FIORE, IL FASCISTA, E AHMADINEJAD
Chi dimentica Sabra e Chatila?
3. CI MANCAVANO SOLO LE TIGRI!
Solidarietà con gli immigrati Tamil arrestati
4. TERRORIST SCREENING CENTER
Di nome Manganelli, di fatto pure

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1. APPELLO INTERNAZIONALE CONTRO L'ATTACCO ALL'IRAN
Firmiamo l'appello dei compagni americani come primo passo per una vasta e unitaria mobilitazione

Pubblichiamo qui sotto l'Appello lanciato qualche giorno fa dal movimento contro la guerra negli Stati Uniti (http://stopwaroniran.org). Anche in Europa possiamo e dobbiamo muovere i primi passi per dire NO alla nuova guerra che USA e Israele preparano con i falsi pretesti oi quali ataccarono l'Iraq.
Una conferma che un devastante attacco aereo e missilistico contro l'Iran è imminente l'ha fornita lo stesso ministro degli Esteri italiano Frattini. A Berlino per la conferenza Israele-UE ha infatti pelosamente dichiarato: «Uno 'strike' aereo israeliano sull'Iran? "Sarebbe una catastrofe. Questa è la risposta che noi non vogliamo". Frattini si dice a parole contro l'aggressione (che i ben informati prevedono sarà compiuta da Israele e USA assieme), in realtà, sottobanco, il governo Berlusconi ha fornito a Bush garanzie che l'Italia sarà anche in questo caso a fianco degli aggressori (quindi acconsentendo anche ll'uso delle basi in Italia). Nella medesima conferenza stampa berlinese Frattini ha infatti spiegato «... che Italia e Israele lavorano per arrivare ad avere "un dialogo strategico bilaterale permanente" con incontri periodici e summit dei due governi». Non per niente Frattini si recherà in visita in Israele a luglio dove veranno discussi i termini della cooperazione sul piano politico e militare.

Già nel mese di luglio il movimento statunitense scenderà in piazza. Seguiamo il loro esempio.

LA NOSTRA PROPOSTA E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN PRIMO PRESIDIO ENTRO LA FINE DI LUGLIO SOTTO L'AMBASCIATA IRANIANA A ROMA.
PER COSTRUIRE ASSIEME UNA VASTA MOBILITAZIONE CONTRO LA PROSSIMA GUERRA CONTATTACI: stopguerrairan@???

STOP WAR ON IRAN
Mobilitiamoci ORA per fermare la guerra all'Iran!

« Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi avremo bisogno del vostro aiuto per organizzare e mobilitare un movimento popolare contro un'altra guerra illegale statunitense, basata su altre menzogne riguardo ad "armi di distruzione di massa".

La minaccia effettiva di un tale attacco è stata resa evidente la scorsa settimana, quando il primo ministro israeliano Ehud Olmert, rivolgendosi a una commissione dell'AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) a Washington DC, ha dichiarato che il programma nucleare iraniano va fermato "con ogni mezzo possibile". Democratici e repubblicani sembrarono uniti nell'esprimere sostegno incondizionato a questa posizione, presentando lo sviluppo - assolutamente legale - di energia nucleare da parte dell'Iran come una grave minaccia alla "pace mondiale".
Questa minaccia ben coordinata è salita di livello dopo che Olmert è tornato in Israele dai suoi incontri statunitensi. A poche ore dal suo rientro, il vicepremier Shaul Mofaz ha definito la guerra contro l'Iran "inevitabile". Il primo ministro Olmert ha poi soffiato sul fuoco, facendo eco a Bush nel dichiarare che "tutte le opzioni, compresa quella militare, devono restare sul tavolo". Il viaggio di Bush attraverso le capitali europee è stato impostato sulla stessa linea minacciosa contro l'Iran.

Nel frattempo, il 28 maggio Asia Times Online ha scritto che l'amministrazione Bush sta pianificando di lanciare un attacco areo contro l'Iran nei prossimi due mesi. Secondo l'articolo, due importanti senatori informati sull'attacco, Dianne Feinstein, democratica della California e Richard Lugar, repubblicano dell'Indiana, intendono dichiarare pubblicamente la loro opposizione all'attacco, ma l'articolo previsto sul New York Times non è ancora uscito.

Anche l'ex ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, il primo giugno ha avvertito il quotidiano israeliano Haaretz che Bush e Olmert sembrano aver preventivato di porre fine al programma nucleare iraniano "con mezzi militari piuttosto che diplomatici".

L'unica possibile opposizione alla crescente minaccia di una nuova guerra può venire dalla popolazione, non dai politici. E' essenziale che prendiamo sul serio questa minaccia e cominciamo a mobilitarci ora.

Stop War On Iran è stata la prima campagna popolare internazionale lanciata per opporsi alle intenzioni guerresche dell'amministrazione Bush. Dal suo lancio in 2005, ha generato più di mezzo milione di petizioni inviate a politici eletti e media. Abbiamo tenuto incontri in giro per gli Stati Uniti e portato i nostri manifesti e i nostri scritti a dozzine di raduni antiguerra locali e nazionali.

Ma è chiaro che dobbiamo fare di più. In questo momento il movimento popolare non può rimanere in silenzio. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per mobilitarci per fermare un'altra guerra criminale per il petrolio. Abbiamo bisogno del vostro aiuto - per favore firmate la petizione che trovate qui <http://stopwaroniran.org/petition.shtml>; fatela circolare tra gli amici, i colleghi, i compagni di classe; stampatela e portatela in ogni centro d'aggregazione. Firmate la petizione!»

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2. FIORE, IL FASCISTA E AHMADINEJAD
Chi dimentica Sabra e Chatila?

Il 5 giugno scorso il Corriere della Sera sbatteva in prima pagina la notizia che Roberto Fiore, noto fascista e massimo esponente dell'estrema destra (Forza Nuova), in occasione di un incontro tra il presidente iraniano e una delegazione di imprenditori italiani (che fanno affari d'oro con Tehran), avrebbe stretto la mano proprio ad Ahmadinejad. Chi ha aiutato Fiore ad infiltrarsi in una delegazione di "imprenditori"? Il sicofante ha affermato che l'invito gli sarebbe stato fornito dall'Ambasciata iraniana. Sarà vero? A noi risulta di no. Ovviamente il giornale prende per buona l'affermazione, poiché non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione per sputtanare l'Iran, esibendo la vicinanza tra un fascista antisemita e il gruppo dirigente iraniano.
Ammettiamo per un attimo che Fiore sia invece stato effettivamente invitato dall'ambasciata. Si tratterebbe di un errore clamoroso. Alle porte di un'aggressione in grande stile un simile gesto, il cui valore simbolico è evidente, non può che danneggiare la causa dell'autodifesa dell'Iran. Chi sarebbe infatti disposto a scendere in piazza per difendere l'Iran se Ahmadinejad si sceglie come amici energumeni tipo Fiore? Ma l'errore sarebbe doppiamente colossale poiché Roberto Fiore e Forza Nuova non solo van fieri di essere fascisti, non solo sono in prima linea nelle campagne persecutorie antislamiche: Fiore e Forza Nuova da sempre sono intimamente collegati ai falangisti libanesi Kataeb di Amine Gemayel , ovvero ai più ecerrimi nemici della Resistenza di Hezbollah nonché dei palestinesi, e da sempre al servizio di Israele e degli Stati Uniti (chi dimentica Sabra e Chatila?). Una prova? Forza Nuova invitò ad uno dei suoi incontri, presentandolo come "combattente libanese" Nassib Wehbe, noto in Libano portavoce dei falangisti maroniti di Kataeb (http://www.forzanuovamassa.splinder.com/post/9157024) e noto alla Resistenza libanese come un criminale di guerra. Come potrebbe il presidente Ahamadinejad stringere la stessa mano che a sua volta ha stretto quella di un falangista libanese, bestia nera di Hezbollah?

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3. CI MANCAVANO SOLO LE TIGRI!
Solidarietà con gli immigrati Tamil arrestati

«Kavi non ha fatto nulla di male. È vero, manda dei soldi nel nostro Paese, ma solo per aiutare chi ha bisogno. Tutti noi lo facciamo, è accaduto dopo lo tsunami e succede quando ci sono da aiutare le famiglie di vittime di qualche attentato. Noi siamo tamil, è giusto che ci aiutiamo tra di noi». Chi parla è Jeyactanth, cognato di Sevvarajah Kavithasan un dei tamil arrestati a Genova nell'ambito dell'operazione promossa dalla procura di Napoli». (Secolo XIX del 19 giugno)

Mentre preparavamo questo Notiziario è giunta la notizia dell'ennesima infornata. Arrestati 33 cittadini di nazionalità tamil provenienti dallo Sri Lanka. Accusa: «Gestivano con metodi estorsivi la rete italiana di finanziamento del gruppo terroristico delle Tigri Tamil». Da circa 25 anni la minoranza tamil lotta in Sri Lanka, armi un pugno, per la propria autodeterminazione. Delle diverse organizzazioni guerrigliere tamil la più grande e la più temibile è quella delle Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam (LTTE), guidata dal leggendario Velupillai Prabhakaran.
A causa della guerra civile in atto in Sri Lanka e dei pogrom subiti da parte delle autorità e degli sciovinisti cingalesi, centiniaia di migliaia di cittadini sono dovuti fuggire dalle zone natie, molti di questi sono emigrati all'estero.
Da tempo gli sceriffi americani hanno inserito le Tigri nella lista nera dei gruppi terroristici, rubricandola come la "più pericolosa delle organizzazioni terroristiche mondiali". A quanto ci risulta l'ondata di arresti appena compiuta è la prima in assoluto fuori dallo Sri Lanka. Forti comunità tamil esistono in Australia, in Canada, e in diversi paesi europei. Dappertutto gli emigranti, com'e' giusto che sia, aiutano come possono, non solo i loro parenti (che vivono in condizioni di agghiacciante povertà) ma pure i diversi movimenti politici patriottici, tra questi le Tigri.
Abbiamo un'ennesima prova di come è stato sbudellato lo Stato di diritto dopo il 2001. L'Impero non solo stila la lista dei movimenti ostili bollandoli come terroristi (tra questi, com'è noto, tutti movimenti di liberazione palestinese, quelli libanesi, iracheni, afgani, colombiani e quant'altri mai), ma intima a tutti i suoi alleati di dargli la caccia e di adeguare la legislazione allo scopo di rendere questa caccia irresistibile.
Questi ultimi arresti sono esemplari: la sola "colpa" degli inquisiti (ammesso che sia provata) sarebbe che hanno fatto collette per sostenere i loro connazionali combattenti. Altro che asilo politico! Altro che libertà! Il neo-diritto imperiale, di cui l'Italia, come satrapia, si dimostra prima della classe, non tollera nemici, non ammette deroghe. Chiunque osi sostenere, anche indirettamente, un movimento di liberazione che per una qualsiasi ragione gli americani considerano terrorista, va in galera. Punto e basta.
Mentre esprimiamo solidarietà agli immigrati arrestati, vorremmo anche esprimere il nostro sdegno verso gli organismi inquirenti italiani (il cui eccesso di zelo verso CIA, FBI, NSA ecc. ecc. è a dir poco vergognoso) nonché verso il Ministro degli Interni il quale, senza forse neanche saper identificare lo Sri Lanka sulla carta geografica, ha subito espresso il «...più vivo apprezzamento al capo della Polizia Antonio Manganelli».

L'ultima ma non meno importante riflessione vogliamo infine farla sulle dichiarazioni del signor Cantelmo, il Procuratore di Napoli che ha pilotato questa mostruosa inchiesta. Polemizzando col recente emendamento del governo che implica una forte limitazione dell'abuso di intercettare, Cantelmo sottolineato: «Senza le intercettazioni il risultato che abbiamo ottenuto oggi non avremmo mai potuto raggiungerlo e quindi credo che sottrarre agli inquirenti uno strumento così essenziale sarebbe insensato». (corriere della Sera del 19 giugno).
Con buona pace dei forcaioli di sinistra, in barba ai Travagio e ai Grillo che gridano allo scandalo, vorremmo dire che qui, il solo scandalo è che l'Italia è un paese di intercettati, in cui una flottiglia di intercettatori spiano centinaia di migliaia di cittadini, con e senza mandato della Magistratura. Vorremmo dire viva Berlusconi, ma non possiamo, visto che dal suo provvedimento sono escluse le inchieste non solo di mafia ma anche di terrorismo internazionale (e quindi tutte le inchieste, spesso manipolate, sui movimenti di Resistenza antimperialisti).
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4. TERRORIST SCREENING CENTER
Di nome Manganelli, di fatto pure

Non c'è alcun bisogno di insistere su fino a che punto le autorità italiane (quale che sia il governo in carica) si considerino ascare degli Stati Uniti. Tuttavia ci pare doveroso fornire un avviso ai naviganti, segnalando una notiziola (subito fatta sparire) del 5 dicembre scorso, ovvero quando i «comunisti» erano al governo. La pubblichiamo così come venne diffusa.

Antiterrorismo: un database comune tra Italia e Stati Uniti
Il capo della Polizia italiana con la responsabile della sicurezza interna dell'amministrazione Bush.

«Un database comune a disposizione delle forze di polizia italiane e americane con le informazioni riguardanti persone ricercate, condannate e indagate per vicende di terrorismo internazionale. E' la novità prevista dall'accordo tra Italia e Usa in materia di lotta al terrorismo firmato a Washington dal capo della Polizia Antonio Manganelli, dal direttore centrale dell'Antiterrorismo italiano Carlo De Stefano con le loro controparti americane, guidate dalla responsabile alla Sicurezza interna dell'amministrazione Bush, Frances Townsend.
Un accordo "straordinariamente importante" lo ha definito il capo della Polizia parlando del terrorismo internazionale come una minaccia che riguarda tutti i Paesi occidentali. "Un riferimento specifico di minaccia per l'Italia non c'è" - ha aggiunto Manganelli - "ma anche l'Italia è un paese occidentale e l'accordo rappresenta un elemento di sicurezza in più".
Si chiama Terrorist screening center la nuova banca dati che permette ai poliziotti e a tutte le forze dell'ordine italiane di avere a disposizione in tempo reale informazioni condivise con i colleghi americani. "Una possibilità utile sia sotto il profilo investigativo che degli interventi" - ha detto Carlo De Stefano che coordina le attività del Comitato analisi strategiche antiterrorismo (Casa) - "si può così arrivare ad una più corretta valutazione di indagini che possono rivelarsi fondamentali per azioni di prevenzione».
5 dicembre 2007


Ma una dichiarazione d'intenti fu più sinistra. «Una più corretta valutazione di indagini»? Quali? Quelle che hanno portato al sequestro CIA-SISMI di Abu Omar? Quelle che hanno portato a non dover procedere per la strage del Cermis? O sulle Renditions della CIA? Oppure quelle che hanno insabbiato la verità sull'omicidio Calipari?



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