[NuovoLab] Processi sospesi: a rischio quelli del G8

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Processi sospesi: a rischio quelli del G8
17 giugno 2008

Sia il processo per le presunte violenze nella caserma genovese di
Bolzaneto sia quello per l’irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del
2001 potrebbero venire sospesi se venisse approvato l’emendamento in
questione al cosiddetto “decreto sicurezza”; lo si è appreso sia in
ambienti della Procura della Repubblica di Genova sia da alcuni difensori
degli imputati.

In Procura, comunque, viene spiegato che la certezza la si avrà solo nel
momento in cui si verrà a conoscenza delle norme in maniera più
dettagliata.

La sentenza del processo per i fatti di Bolzaneto, che vede imputate 45
persone tra poliziotti, medici e agenti di polizia penitenziaria, è
prevista per il 21 luglio; per quanto riguarda il processo per l’irruzione
alla Diaz, a carico di 29 funzionari e agenti di polizia, il 3 luglio
inizia la requisitoria dei Pm, mentre la sentenza è attesa in autunno.
L’eventuale prescrizione, che scatterebbe a gennaio 2009, riguarderebbe la
quasi totalità dei reati contestati per Bolzaneto e parte di quelli della
Diaz.

Immediate le reazioni alla notizia: secondo Vittorio Agnoletto, portavoce
del Genoa Social Forum ai tempi del G8, attualmente eurodeputato di
Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, il Presidente della Repubblica
dovrebbe «rifiutarsi di firmare la legge sulla sospensione dei processi»,
per «impedire che la verità sulle drammatiche giornate del G8 di Genova
sia definitivamente archiviata. Oggi Napolitano ha la possibilità di
contribuire direttamente alla ricerca della verità e della giustizia
confermando, con un atto concreto, quanto pubblicamente dichiarato il 25
aprile. Accolga l’appello del Comitato Verità e Giustizia di Genova, si
rifiuti di firmare la legge sulla sospensione dei processi».

Inoltre, il fatto che le ipotesi di modifica al decreto legge sulla
sicurezza fermerebbero i processi per i fatti avvenuti a Genova nel 2001,
è per Amnesty Italia una «sfortunata coincidenza, che va purtroppo ad
aggiungersi a una serie di circostanze che non da coincidenze derivano,
bensì da precise responsabilità che rendono particolarmente negletti i
processi per i fatti di Genova e ancora più ardua la ricerca della
giustizia per le vittime». Una fra tutte queste circostanze, secondo
l’organizzazione umanitaria, è la mancanza nel codice penale italiano di
un reato di tortura e maltrattamenti. Questa mancanza - sottolinea Amnesty
- impone ai procuratori nel processo sui fatti di Bolzaneto di descrivere
una realtà di «oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e
per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito» avendo a
disposizione, per perseguire i colpevoli, unicamente reati ordinari, in
quanto tali colpiti da prescrizione. In quel luglio 2001 erano già
trascorsi 13 anni da quando Amnesty International chiedeva all’Italia di
considerare un reato specifico la tortura e i maltrattamenti commessi da
pubblici ufficiali. «Apprendere che c’è il rischio che salti anche il
simbolico appuntamento con la giustizia costituito dalla sentenza per
Bolzaneto e dai prossimi, importanti, passaggi degli altri procedimenti -
concludono - aggiunge a questo quadro un’ennesima triste sfumatura».

--

Carlo

Forum Per La Sinistra Europea - Genova

http://versose.altervista.org/

Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità

http://notavgenova.altervista.org/


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