http://www.wikio.it/article/60710831
«Benedetto Bush! Povera Chiesa! Misera Italia»
Genova, 15 giugno 2008 – Tre fatti salienti segnano a carattere di fuoco la settimana appena conclusa. Il primo riguarda la visita di Bush, presidente degli Usa in scadenza, che viene ricevuto da papa Ratzinger non solo con gli onori di Stato, come si conviene da protocollo tra potenti, ma con familiarità e intimità, fino a concedere al guerrafondaio la passeggiata nei giardini vaticani, prospicienti la torre di san Giovanni dove papa Giovanni si ritirava in preghiera. Giovanni XXIII è il pappa che nella enciclica Pacem in Terris definisce la guerra «alienum a ratione» , cioè del tutto insensata. Per buon peso c’è stata anche la cantatina dei pueri cantores della Cappella Sistina davanti alla grotta della Madonna della Guardia. Questa Madonna si venera a Genova, sul monte Figogna (m.s.l.m . 1000) e fu fatta predisporre nel giardini vaticani da papa Benedetto XV, al secolo Giacomo della Chiesa, genovese di nascita, che fu il papa che definì la 1a guerra mondiale «una inutile strage». A molti, anche all’interno del Vaticano, è sembrata una dissacrazione perché mai un pontefice è stato così accogliente e generosi di elogi verso un capo di Stato come Benedetto nei confronti del texano Dabliu Bush.
Giovanni Paolo II aveva definito la 2a guerra in Iraq «immorale» e rimase isolato, ma irremovibile. Ora se la logica ha una ragione, si desume che abbia dichiarato «immorale» anche chi quella guerra l’ha voluta, cercata e imposta, contro ogni fondamento di diritto internazionale perché, come gli stessi Usa oggi ammettono, avvenne su false testimonianze e false prove. Bush è un bugiardo di livello internazionale. Ricevere con tutti gli onori e intimità un omicida, un genocida, un antidemocratico, un assassino, un extra-ius come Bush, fa del papa un connivente e un complice. Di fronte al mondo dei disperati, dei poveri del sud del mondo che vedono in Bush la causa dei loro dissesti economici, governati dalla politica egoista e parassitaria degli Usa, il papa appare come colui che approva e condivide le scelte del governo statunitense. Le persone semplici non fanno tanti distinguo, ma vedono alla tv il papa a braccetto con un uomo del genere e giungono diritti alla conclusione: il papa sta con Bush non coi i poveri del mondo.
Era ancora fresca la notizia che il Vaticano aveva rifiutato per «opportunità politica» udienza ad alcuni capi di Stato partecipanti all’inutile assemblea della Fao, carrozzone iniquo che ingrassa se stesso e non risolve alcun problema. Non solo, ma alcuni mesi addietro, il papa per le stesse ragioni di opportunità aveva ritenuto di non concedere udienze nemmeno al premio Nobel per la pace, il Dalai Lama. Il popolo registra nella memoria del cuore e tira le conclusioni. Si aggiunge un’aggravante che nei colloqui pubblici e privati, dalle indiscrezioni di corte, il papa non abbia fatto alcuna critica o mosso alcun rilievo alle responsabilità di Bush per l’insicurezza mondiale e l’incremento del terrore in cui la miope politica di un uomo ignorante ha gettato il mondo intero. La modalità della visita per molti credenti è apparsa come una dissacrazione che avrà effetti devastanti per la Chiesa. Molti si allontanano dalla essa e noi preti ne raccogliamo il dolore, la distanza, la sofferenza e la croce.
La vista di Bush al papa fa da pendant a quella di Berlusconi che forte della benedizione papale, nel pacchetto sicurezza emanato il 13 giugno, ha incluso una norma che tutela i preti e/o i vescovi: «quando emerge un reato nei confronti di un sacerdote, dev’essere immediatamente avvertito il vescovo, e quando emerge un reato a carico di un vescovo dev’essere avvertito il Vaticano», superando lo stesso concordato che era più misurato. D’altronde che cosa ci si poteva aspettare da un presidente del consiglio che uscendo dall’udienza papale a double baciamo-le-mani, dichiara che «non si può non ossequiare la Chiesa», riducendo così lo spazio di libertà e di democrazia di una Stato sovrano?
Il secondo fatto è il pacchetto di provvedimenti varati dal governo il 13 giungo sulla sicurezza e le intercettazioni. Oramai siamo sicuri che lo Stato di Diritto sta morendo lentamente per asfissia sotto gli occhi di tutti e pochi si ribellano. Nemmeno l’opposizione politica parlamentare (tranne Di Pietro e l’Italia dei valori) si scandalizza limitandosi alle esternazioni di rito pur di mantenere una parvenza di dialogo che è e sarà impossibile con questo governo e la sua maggioranza. Tutti i provvedimenti sono finalizzati a blindare e mettere in sicurezza il cittadino e xtra legem Silvio Berlusconi e i suoi compari, alimentando la paura come sistema che diventa terrore diffuso per distogliere le attenzioni dai veri problemi che il governo non è in grado di risolvere perché non ha il senso dello Stato e delle Istituzioni. 2500 soldati dislocati anche solo nei capoluoghi di provincia che sono n. 107 fanno 23,36 soldati per provincia, cioè un insulto alla intelligenza e al buon senso. Solo gli allocchi possono cadere nella trappola mediatica del governo che mira solo a fare proclami di effetto che a risolvere i problemi reali.
Con tutta l’emergenza economica che sta strangolando il paese per gli effetti dell’allegra economia del 1° governo e 2° governo Berlusconi che finì sotto inchiesta europea per infrazione di deficit (per la cronaca: risanato da Prodi, Padoaschioppa e Visco), solo agli allocchi si può fare credere che la grande emergenza siano le intercettazioni telefoniche. Il decreto relativo mette al riparo tutta la delinquenza dai colletti bianchi e la magistratura è in ginocchio, potendo così andarsene a pescare perché ormai i reati perseguibili saranno solo quelli dei ladri di polli. Berlusconi con questo decreto si vendica dei magistrati e il paese plaude, senza accorgersi che sta passando da uno stato di libertà ad uno stato di sudditanza, da una condizione di diritto democratico ad una condizione di paese a democrazia limitata. E’ il progetto della P2 che diventa operativo. Con la benedizione dei vescovi che nulla hanno da dire, mentre invece gioiscono del nuovo clima che sta portando e porterà l’Italia alla deriva su ogni fronte.
Scrivo questa «finestra» perché resti in testimonianza a futura memoria perché giorno verrà in cui la coscienza e la morale chiederanno conto di ciò che abbiamo fatto e non fatto in questa epoca e allora non basterà solo chiedere scusa, ma ognuno dovrà assumersi le responsabilità di avere taciuto, di essere stato connivente, complice e correo. Invito i Vescovi della Cei ad andare a rileggersi il documento che loro stessi hanno scritto e firmato il 04/10/1991 come programma pastorale per l’Italia nel decennio 2001-2010 dal titolo profetico «Educare alla legalità» (v. testo in <
http://www.cci.progettoculturale.it/pls/cci_new/bd_edit_doc.edit_documento?p_id=4806>: in basso a sinistra tenendo premuto Ctrl cliccare due volte su «edulega.rtf») che è forse uno dei documenti più belli prodotti in questo secolo. Esso profetizzò tutto lo sfacelo che avrebbe portato il berlusconismo prima ancora che si verificasse, quindi in tempo non sospetto. Se gli stessi vescovi disattendono i loro stessi documenti perché li scrivono in bella grafia, ma poi fanno il contrario di ciò che scrivono, come si possono presentare alla gente a chiedere credibilità e autorevolezza?
Il terzo fatto è pastorale: sabato 14 giugno è stato celebrato a Roma, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, un matrimonio alle spalle del Vaticano. Nulla da eccepire se due si sposano in chiesa, ma permettere che il sacramento del matrimonio venga ridotto ad una passerella mondana con foto in esclusiva, la sposa (si fa per dire!) seminuda è un insulto all’austerità sacramentale. I due nubendi non sono gente qualsiasi, ma due notori concubini (sto usando una terminologia usata spesso dalla gerarchia cattolica che difende la legittimità del matrimonio e per la quale può esistere solo il matrimonio come sacramento) pubblici: lui per la vita effimera che organizza per i ricchi in Sardegna e lei per essere famosa spogliarellista, velina, e forse adusa a vendere le sue grazie per ottenere favori. Questo matrimonio in chiesa non si doveva concedere se non a condizione che fosse strettamente privato, a porte chiuse, senza pompa, senza clamore e senza fotografi e cosa più importante con una sposa vestita. Avendolo concesso nelle modalità pagane che un certo mondo è solito vivere resta solo lo scandalo dei ricchi che anche in chiesa possono fare quello che vogliono.
Paolo Farinella, prete
Note a làtere :
1. Le notizie delle morti di operai sul lavoro si susseguono a ritmo sostenuto, conseguenza tragica della deregolamentazione della sicurezza sulla quale le imprese investono sempre meno, specialmente orsa che hanno un governo «amico» e la Marcegaglia si scioglie in giuggiole e bigné. Bisogna predisporre una litania di operai morti in omaggio all’art. 1° della Carta costituzionale che dichiara la Repubblica «fondata sul lavoro». Il governo è latitante perché è pressato dall’urgenza delle intercettazioni, mentre per gli operai, una volta sopraggiunta la morte «il reato si estingue» che tradotto in lingua corrente significa: chi è morto è morto e chi è vivo è vivo. Seppelliamo i morti e pensiamo ai poveri impresari che devono sopravvivere e a causa di queste morti devono tenere chiuso qualche giorno, anche le apparenze vogliono la loro parte, e ci rimettono in quattrini, caldi e freschi.
2. Molti operai morti lavorano in nero in ditte del Nord e del Sud: il nero unifica la Nazione che Bossi vorrebbe divisa. La colpa non è delle ditte che assumono in nero, ma degli immigrati che non solo lavorano in nero, contribuendo all’economia sommersa e alla evasione delle tasse, ma vengono anche ad arrecare danni gravi venendo a morire qui, mentre potrebbero tirare le cuoia al loro paese. Ingrati, non si contentano mai.
3. I difensori della «vita dal concepimento alla morte naturale», come mai sono afoni di fronte a queste morti ingiuste, indegne e orripilanti? La vita è diversa se riguarda gli immigrati o i nativi oriundi? Se così fosse vorremmo conoscere la graduatoria e la priorità.
4. Il ciellino Formigoni, vergine a suo dire, ci può dire i termini del contratto con la clinica di Santa Rita di Milano, clinica privata e lautamente convenzionata con la Regione Lombardia? Visto che siamo in argomento, l’esimio e cristianissimo presidente, mancato senatore, ci potrebbe fornire l’elenco delle convenzioni e relative competenze economiche con la Compagnia delle Opere a gestione di Comunione e Liberazione?
5. Apprendo da comunicazioni di amici che «Il Giornale» di proprietà dei Berlusconi, un giorno sì e l’altro anche chiede la mia sospensione a divinis, e questa è la prova che ormai il giornale del padrone ha perso la sinderisi se si sente minacciato (?!) da un parroco del centro storico di Genova e pretende che tutti osannino e s’inchinino al passaggio di sua bassezza (riferito alla statura – absit iniuria verbi! – ), senza se e senza ma. Poiché non leggo giornali pornografici, non leggo codesto foglio, anche se ogni tanto qualcuno mi passa qualche appunto che regolarmente cestino. Sono ansioso di essere ricevuto dal mio vescovo per potere leggere insieme a lui i miei scritti e verificarli alla luce della dottrina e della morale della Chiesa. Informo comunque per buona pace degli scribi berlusconiani che finora non sono stato mai richiamato né ho avuto appunti da parte dell’autorità di riferimento perché quello che scrivo e dico è perfettamente lecito e non sconfinano affatto dai due ambiti di competenza che sono appunti la dottrina e la morale. Ho l’impressione invece che «Il Giornale» non goda di buona fama presso gli ambienti seri, anche dentro la Chiesa.
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Carlo
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