----Messaggio originale----
Da: dorianadg@???
Data: 3-giu-2008 
11.20 AM
A: <facciamobreccia@???>
Ogg: [FacciamoBreccia] 
LETTERINA
Egregio signor Valentino Parlato, siamo le detenute della 
sezione di Alta 
sicurezza del carcere femminile di Rebibbia. Abbiamo 
deciso di scriverle per 
far sentire anche la voce di tutte noi mamme 
detenute.
Da diversi giorni, 
radio, televisioni e giornali non fanno 
altro che parlare della signora Anna 
Maria Franzoni, del trauma che 
stanno vivendo i suoi figli lontani dalla loro 
mamma e quello di 
doverla vedere in carcere.
Premesso che nulla abbiamo contro 
la 
signora Franzoni, al contrario, ha tutta la nostra comprensione, poiché 
come 
mamme capiamo la difficile situazione che stanno vivendo lei e i 
suoi figli.
Quello che non riusciamo a capire è il perché di tutta 
questa pubblicità. Se si 
vuole sensibilizzare l'opinione pubblica, ci 
chiediamo perché non lo si fa per 
tutti i bambini che, come quelli 
dalla signora Anna Maria Franzoni, hanno la 
propria mamma in carcere.
Sentiamo dai telegiornali che, per non fa subire 
ulteriori traumi ai 
bambini della suddetta signora, è stato concesso loro di 
vederla in un 
giardino.
Con questa lettera sentiamo il dovere di difendere i 
nostri 
bambini che vivono la tragedia dei colloqui settimanali in luoghi 
chiusi, dove non possono essere a stretto contatto con noi ma divisi da 
un 
largo, fisso ripiano di marmo, seduti su fissi cubi di marmo per 
non parlare di 
quei bambini che vedono la propria mamma, ristretta in 
regime di 41 bis, una 
volta al mese e divisi da un vetro senza poter 
avere un contatto umano e il 
calore di un abbraccio.
La signora 
Franzoni è entrata in carcere con una 
sentenza definitiva, al 
contrario di alcune di noi che sono in custodia 
cautelare, quindi, con 
la presunzione di innocenza. Non si capisce la disparità 
di 
trattamento. Per la legge dobbiamo essere tutti uguali, ma l'esperienza 
di 
questi posti ci insegna che chi ha più santi va in paradiso, chi 
invece non ne 
ha è considerata cattiva e quindi destinata all'inferno 
insieme ai figli 
costretti a pagare colpe che non hanno.
Crediamo con 
queste parole di potere 
interpretare il pensiero di tutte le mamme 
detenute nelle varie carceri 
italiane e rivolgiamo questa lettera a 
tutti coloro che a ragion veduta 
mostrano sensibilità nei confronti 
della tragedia personale della famiglia 
Franzoni invitandoli a usar la 
stessa sensibilità anche per chi vive le stesse 
tragedie ma...al di 
fuori del palcoscenico mass-mediatico.
Distinti saluti
Detenute 
della sezione
di Alta sicurezza di Rebibbia, Roma
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