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Ogg: Chiaiano è sola?
Sono trascorsi alcuni
giorni dalle cariche di polizia, dalla tregua
stipulata con il
sottosegretario Bertolaso e dall´entrata dei tecnici
nelle cave per
verificarne l´idoneità a ospitare una discarica da
700mila tonnellate.
Nell´attesa, gli abitanti di Chiaiano, Marano e
Mugnano continuano a
presidiare pacificamente i luoghi della contesa.
Nei capannelli che si
formano tra i gazebo all´ingresso delle cave, le
persone ripercorrono
a mente fredda gli ultimi avvenimenti, analizzando
il resoconto fatto
dai media degli eventi di cui sono state
protagoniste. E in quei
racconti, nessuno si riconosce.
Nei giorni di fuoco della protesta i
cronisti di radio, giornali e
televisioni hanno descritto chi si
opponeva alla discarica come una
folla di strani e sconsiderati
personaggi, inventando storie di armi,
droga e camorra per screditare
i più giovani e attivi; insinuando come
gli uomini sacrificassero
senza scrupoli madri, mogli e figli sulla
prima linea delle barricate;
diffondendo notizie palesemente false come
quella delle bombole del
gas legate a un petardo, non confermata neanche
dalle forze dell´
ordine.
Gli editorialisti "democratici" (inutile soffermarsi sugli
altri) hanno
sostenuto, come fanno ormai puntualmente quando una
comunità si oppone
alla devastazione del territorio in cui vive, come
sia giusto chiedere
questo sacrificio alla gente di Chiaiano, quanto
sia dolorosa ma
inevitabile la decisione di scaricare i rifiuti nelle
cave; con le
solite acrobazie verbali, hanno giustificato la violenza
sui
manifestanti con la presenza di infiltrati o lanciatori di
pietre,
compatendo le persone "perbene" che protestavano come se
fossero in
balia di imprecisati manovratori o diabolici facinorosi di
strada.
Era accaduto lo stesso a gennaio, a Pianura, nei giorni in
cui
l´opposizione dura e determinata degli abitanti della zona flegrea
aveva
impedito la riapertura di una discarica chiusa da tredici anni,
un
provvedimento che a posteriori è stato unanimemente giudicato
deleterio
dalle stesse istituzioni. Come a Pianura, anche a Chiaiano
il sindaco di
Napoli e i componenti del consiglio comunale si sono
tenuti a distanza,
mostrandosi colpevolmente incerti e confusi sulle
decisioni da prendere;
la stessa linea ha adottato il governatore
della Regione, che ormai da
mesi ha abdicato alle sue funzioni per
chiudersi in un bunker da cui
uscirà solo tra un anno per occupare la
sua poltrona nel parlamento
europeo. Entrambi si sono limitati ad
approvare, e anzi a sollecitare,
le misure anticostituzionali adottate
dal governo centrale.
Come a Pianura, gli abitanti di Chiaiano, Marano
e Mugnano chiedono di
non fare una discarica in un terreno palesemente
non idoneo, già
destinato a parco naturale. In cambio ricevono dalle
elite intellettuali
e istituzionali della città, nel migliore dei casi
silenzio e
indifferenza, se non esplicito scherno e rimprovero. È
questo -
l´isolamento, la demonizzazione, il pregiudizio - quello che
si merita
Chiaiano e con Chiaiano tutta la città?
L´emergenza come
tecnica di governo dura in Campania dai mesi successivi
al terremoto
del 1980. Un dispositivo che consente di espropriare la
democrazia ai
cittadini per comporre interessi non sempre trasparenti,
come emerge
da numerose inchieste giudiziarie. Ma se questo è il
meccanismo,
perché non provare a uscirne con un radicale cambiamento,
cercando di
restituire democrazia e responsabilità, ma anche le scelte
ai
cittadini. Oggi la loro protesta non è solo localismo. È anche una
reazione a questo esproprio di democrazia.
Nella concezione della
stampa, degli intellettuali, della classe
dirigente, la parte
giovanile e sottoproletaria di questa città appare
sempre passiva
rispetto alla cosa pubblica, oppure se si mobilita lo fa
perché
prezzolata da loschi interessi. Al contrario, con i suoi codici e
le
sue contraddizioni, questa composizione sociale (tutta o in parte)
cerca una collocazione nel sentimento civico della comunità, riuscendo
finalmente a interagire con altre tipologie di cittadini che si
riconoscono in questa lotta.
Si cita spesso la camorra. Come una
spiegazione che non spiega molto,
perchè non si prova mai davvero a
ricostruirne gli interessi. Se
analizziamo il passato recente, la
camorra sembrerebbe più incline
all´apertura che non alla chiusura
delle discariche, avendo dimostrato
di saper entrare nel loro
funzionamento (compravendita dei terreni,
trasporto dei rifiuti,
sversamenti abusivi, ecc.). E se la camorra può
far pesare i suoi
interessi in queste vicende, le responsabilità non
sono certo dei
cittadini che protestano ma dei gruppi dirigenti che gli
hanno più
volte aperto la porta.
Il decreto Berlusconi si inserisce
perfettamente in questa filosofia
emergenziale. E lo fa in più punti:
nella costituzione di una
superprocura che controlli le inchieste
accettabili e quelle
"inadeguate", col rischio che queste ultime siano
sempre quelle che
colpiscono chi ha maggiori poteri e responsabilità
nello sfascio; nella
possibilità di agire in deroga alle norme
igienico-sanitarie e
ambientali; nella possibilità di stoccare in
discarica diverse tipologie
di rifiuti speciali e tossici; nello
stanziamento senza controllo di
altri 150 milioni di euro che
permetterà di assegnare le infrastrutture
senza gara d´appalto; nello
stabilire uno stato d´eccezione con norme
penali /ad hoc/ per colpire
chi protesta. Allo stesso tempo non si
aggiunge niente per il problema
dello sversamento abusivo di rifiuti
tossici, che sembra del tutto
rimosso.
Ma esistono altre vie d´uscita dall´emergenza. Un piano con
dieci
discariche e quattro inceneritori è un piano di trent´anni fa.
Si è
cominciato chiudendo le discariche (come chiedevano le direttive
europee) e si finisce con l´aprirne dieci. Ma se davvero il
commissario
aveva poteri speciali, negli ultimi mesi avrebbe dovuto
ridurre
drasticamente gli imballaggi, separare almeno il secco dall´
umido per
togliere la parte putrescente, provvedere ad allestire
impianti per la
trasformazione dei rifiuti differenziati, in grado di
ricavare compost
(utile per bonifiche e agricoltura), nuovi polimeri
dalla plastica,
nuovo vetro. La Sassonia (Ansa, 21 maggio) ci ha
appena detto che
differenzia "a valle" la nostra immondizia.
Percentuali altissime con
impianti che potrebbero essere costruiti in
breve tempo e con tecnologie
molto più semplici degli inceneritori.
Perchè non si può virare il piano
in questa direzione, visto che
questo chiedono le legittime paure delle
comunità? E perchè si
continuano a fare scelte così bizzarre: aree
vulcaniche come Terzino;
l´unico polmone verde di Napoli, come la Selva
di Chiaiano.
Insomma,
si chiede ai cittadini di sacrificarsi al buio, senza nessun
segnale
di inversione reale di rotta, di emancipazione dalla sudditanza
agli
interessi forti, di affermazione del principio di responsabilità
per
cui chi ha sbagliato (e sono tanti, anche nell´imprenditoria, non
solo
Bassolino) deve andare a casa.
Con questo appello intendiamo esprimere
la nostra solidarietà alle
persone che abitano nella zona delle cave,
che animano i presidi e
partecipano alle manifestazioni contro la
discarica; intendiamo non
rimanere in silenzio come i nostri politici
e rivolgiamo ai mass media
l´esigenza di un racconto dei fatti il più
possibile oggettivo,
approfondito e non pregiudiziale. Il territorio
di Chiaiano non
appartiene solo a chi lo abita, ma è un patrimonio di
tutta la città e
da tutta la città va difeso.
Media Center Chiaia No
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rompere l'isolamento mille occhi su Chiaiano con la
diretta
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