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Torino 1 giugno: assemblea antirazzista
L'assemblea antirazzista del 25 maggio - svoltasi dopo il presidio spontaneo in solidarietà agli immigrati in lotta dentro il cpt dove un uomo è morto per mancanza di cure - ha visto un'ampia partecipazione di compagni e compagne che hanno deciso di mettersi in rete per coordinare al meglio le varie iniziative.
L'urgenza di un intervento rapido e coordinato è stata condivisa da tutti. I convenuti hanno deciso che l'assemblea divenisse permanente, facendosi luogo in cui scambiare informazioni, promuovere iniziative, creare collaborazioni fattive. In primo luogo presidiando il territorio, facendo sentire ad immigrati e clandestini la propria presenza solidale e rendendo la vita più difficile a fascisti, razzisti e forze del disordine statale. Importante anche l'offensiva culturale per spezzare il cerchio della paura, aprire spazi di incontro - specie con i rom - per rompere l'assedio del quale sono vittime.
Non si può stare a guardare mentre ogni giorno qualcuno rischia di venire aggredito, mentre i fascisti bruciano le baracche e le roulotte, mentre la polizia getta in strada i bambini. Non si può tacere di fronte alle gabbie dove vengono rinchiusi "i senza documenti", uomini e donne dichiarati clandestini da leggi razziste. Non si può tacere quando un uomo muore perché lasciato senza cure dentro al CPT. È successo a Torino meno di una settimana fa. Non si può tacere quando la polizia deporta i testimoni dell'agonia di un uomo, che muore mentre nessuno ascolta la richiesta di aiuto dei suo compagni. Non si può tacere quando tra i deportati c'è un ragazzo con il mento rotto, i polsi contusi, claudicante per le botte prese dopo aver cercato di saltare il muro.
In questa settimana alcuni hanno provato a rompere il silenzio, facendo presidi, organizzando proteste telefoniche, mantenendo forte il filo del contatto e della solidarietà con i prigionieri del CPT.
Un piccolo segnale che è possibile rompere il silenzio.
Ma serve di più. Molto di più.
Occorre tessere una rete di solidali sempre più fitta, per porre argine alla violenza, per impedire gli sgomberi, per gettare i semi di un agire comunicativo capace di rompere la tenaglia del razzismo diffuso nei quartieri popolari dove la guerra tra poveri è ormai una realtà.
Nuovo appuntamento domenica 1 giugno ore 21 in corso Palermo 46.