[Incontrotempo] Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movim…

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Autore: francesco festa
Data:  
To: rekombinant, incontrotempo
Oggetto: [Incontrotempo] Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti.
Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti.
Per la salute, per l’ambiente, per la democrazia, per la libertà di
movimento!

Chiaiano dopo Pianura, Giugliano Serre, Acerra, Savignano… le lotte
ambientali che hanno infiammato tante realtà della Campania non nascono,
come racconta la disinformazione mainstream, dagli “egoismi del popolo
del no”. Queste insorgenze sono la risposta ad un esproprio di
democrazia ultradecennale che, come avvenne per la lunga stagione
affaristica del Commissariamento post-terremoto, ha consegnato i nostri
territori alla speculazione economica e finanziaria, alle ecomafie e
agli interessi più indecenti delle burocrazie politiche.

Le strategie della shock-economy campana hanno fatto della “categoria
dell’emergenza” un dispositivo di comando e di profitto con cui
ricattare continuamente le libertà collettive, censurare il dissenso e
le concrete alternative possibili verso una indispensabile strategia
Rifiuti-Zero che protegga l’ambiente e la salute collettiva, aprendo
anche nuove opportunità lavorative.
Le istituzioni e quell’ampio ceto politico, che oggi strumentalizzano
retoricamente “il bene collettivo”, hanno lavorato per oltre 14 anni
alla frantumazione di questo concetto e alla contrapposizione tra le
comunità, oscurando l’esistenza di alternative concrete incentrate sul
porta a porta, il riciclo, la riduzione degli imballaggi, il
compostaggio e gli impianti a freddo.

Il “decreto-rifiuti” del governo Berlusconi è la consacrazione di questo
processo e impone l’apertura di dieci discariche e quattro inceneritori
che devasterebbero ampie aree della regione! Proprio mentre in Sassonia
ci dicono che riciclano almeno il 70% dei rifiuti campani con dei
banalissimi impianti di differenziazione “a valle”…

E’ un modello di profitto sempre più aggressivo verso gli uomini e la
natura, che ritiene di sopravvivere alla crisi distruggendo il
territorio. Dal rilancio del Ponte sullo Stretto alla TAV ai
Rigassificatori fino all’annunciato ritorno del cosiddetto nucleare
civile si punta tutto sulle mega opere inutili e dannose e sul rilancio
del business a scapito della sicurezza del lavoro, della salute e
dell’intera vita.
Le lotte contro le megadiscariche e l’incenerimento hanno invece
costituito luoghi di condivisione, spesso autentici “consigli
dell’autogoverno”, magari ancora confusi e transitori ma capaci di fare
rete tra le popolazioni e di ritessere dal basso nuovi modelli di bene
comune.

La repressione che si sta scatenando violentemente a Chiaiano e che ha
già ferito gravemente alcuni cittadini come quella che si annuncia verso
le altre popolazioni coinvolte dai provvedimenti del governo, non è però
l’ennesimo remake. E’ molto di più!

E’ la sperimentazione, con consenso pressochè bipartisan (vedi in
Campania il forte appoggio di Bassolino), di un modello di relazioni
sociali sempre più militarizzato.
Un autentico salto di qualità nei modelli di governance del territorio:
c’è la produzione di norme penali “Just-in-time” per colpire le figure
sociali del dissenso, che affianca anche simbolicamente la decisione del
sovrano e respinge chi si oppone nell’area della criminalità e dei
“comportamenti antinazionali”. Lo “stato d’eccezione” – quindi - diventa
categoria fondamentale per sostenere la qualità della decisione,
rivelando in controluce la sua stessa debolezza, la sua delegittimazione
sociale.

La repressione violenta, l’ostentazione di forza militare, la diffusione
sul territorio regionale di una infinità di basi e depositi bellici,
l’arrogante indifferenza alle sorti di intere popolazioni ne sono un
corollario inevitabile. La generalizzazione del collaudato meccanismo
della fabbrica della paura con cui provano a ghettizzare interi gruppi
sociali, come i migranti e i rom, nei loro intenti deve allargarsi e
intimidire ogni forma di conflitto sociale.

Perciò “il destino di Chiaiano” (e poi di Terzigno e Savignano e
Ferrandelle…) è così cruciale. Lo sa bene il governo che si prepara a
riprodurre lo stesso dispositivo per tutte le altre lotte ambientali (e
non solo) ed ha fatto della “discarica a Chiaiano” un proprio manifesto
politico. E non lo ignorano certamente i movimenti che in questi anni
hanno declinato in autonomia ed indipendenza politica alcune pratiche di
decisionalità e di democrazia dal basso che sono sempre più minacciate e
represse dalla militarizzazione delle pratiche di governo e dalla
limitazione degli spazi di lotta e di autorganizzazione.


Perciò facciamo appello ai cittadini, ai movimenti, alle comunità in
lotta, dai No-Tav, ai No-Dal Molin, ai No-Ponte per una manifestazione a
carattere nazionale a Napoli, domenica primo giugno. L’urgenza di questa
mobilitazione è dettata dall’importanza generale della posta in gioco
che in questi giorni si sta palesando in Campania.

Per infrangere la cappa repressiva e l’accerchiamento mediatico e
politico contro le lotte sociali. Per fermare la deriva securitaria, la
loro arroganza e la loro violenza! Perché la resistenza delle
popolazioni di Chiaiano e Marano come quelle di tantissime altre realtà
della regione e dell’intero paese sono momenti costituenti di un nuovo
spazio pubblico in difesa dei beni comuni. Contro la devastazione
dell’ambiente, contro la militarizzazione ed il disciplinamento coatto
dei territori.
Per costruire nelle lotte e nella loro socializzazione il Patto di Mutuo
Soccorso.

Comitati in difesa delle cave di Chiaiano
Reti campane contro la devastazione ambientale


Per info ed adesioni retecampanasaluteambiente@??? ---
www.rifiutizerocampania.org