Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti.
Per la salute, per l’ambiente, per la democrazia, per la libertà di 
movimento!
Chiaiano dopo Pianura, Giugliano Serre, Acerra, Savignano… le lotte 
ambientali che hanno infiammato tante realtà della Campania non nascono, 
come racconta la disinformazione mainstream, dagli “egoismi del popolo 
del no”. Queste insorgenze sono la risposta ad un esproprio di 
democrazia ultradecennale che, come avvenne per la lunga stagione 
affaristica del Commissariamento post-terremoto, ha consegnato i nostri 
territori alla speculazione economica e finanziaria, alle ecomafie e 
agli interessi più indecenti delle burocrazie politiche.
Le strategie della shock-economy campana hanno fatto della “categoria 
dell’emergenza” un dispositivo di comando e di profitto con cui 
ricattare continuamente le libertà collettive, censurare il dissenso e 
le concrete alternative possibili verso una indispensabile strategia 
Rifiuti-Zero che protegga l’ambiente e la salute collettiva, aprendo 
anche nuove opportunità lavorative.
Le istituzioni e quell’ampio ceto politico, che oggi strumentalizzano 
retoricamente “il bene collettivo”, hanno lavorato per oltre 14 anni 
alla frantumazione di questo concetto e alla contrapposizione tra le 
comunità, oscurando l’esistenza di alternative concrete incentrate sul 
porta a porta, il riciclo, la riduzione degli imballaggi, il 
compostaggio e gli impianti a freddo.
Il “decreto-rifiuti” del governo Berlusconi è la consacrazione di questo 
processo e impone l’apertura di dieci discariche e quattro inceneritori 
che devasterebbero ampie aree della regione! Proprio mentre in Sassonia 
ci dicono che riciclano almeno il 70% dei rifiuti campani con dei 
banalissimi impianti di differenziazione “a valle”…
E’ un modello di profitto sempre più aggressivo verso gli uomini e la 
natura, che ritiene di sopravvivere alla crisi distruggendo il 
territorio. Dal rilancio del Ponte sullo Stretto alla TAV ai 
Rigassificatori fino all’annunciato ritorno del cosiddetto nucleare 
civile si punta tutto sulle mega opere inutili e dannose e sul rilancio 
del business a scapito della sicurezza del lavoro, della salute e 
dell’intera vita.
Le lotte contro le megadiscariche e l’incenerimento hanno invece 
costituito luoghi di condivisione, spesso autentici “consigli 
dell’autogoverno”, magari ancora confusi e transitori ma capaci di fare 
rete tra le popolazioni e di ritessere dal basso nuovi modelli di bene 
comune.
La repressione che si sta scatenando violentemente a Chiaiano e che ha 
già ferito gravemente alcuni cittadini come quella che si annuncia verso 
le altre popolazioni coinvolte dai provvedimenti del governo, non è però 
l’ennesimo remake. E’ molto di più!
E’ la sperimentazione, con consenso pressochè bipartisan (vedi in 
Campania il forte appoggio di Bassolino), di un modello di relazioni 
sociali sempre più militarizzato.
Un autentico salto di qualità nei modelli di governance del territorio:
c’è la produzione di norme penali “Just-in-time” per colpire le figure 
sociali del dissenso, che affianca anche simbolicamente la decisione del 
sovrano e respinge chi si oppone nell’area della criminalità e dei 
“comportamenti antinazionali”. Lo “stato d’eccezione” – quindi - diventa 
categoria fondamentale per sostenere la qualità della decisione, 
rivelando in controluce la sua stessa debolezza, la sua delegittimazione 
sociale.
La repressione violenta, l’ostentazione di forza militare, la diffusione 
sul territorio regionale di una infinità di basi e depositi bellici, 
l’arrogante indifferenza alle sorti di intere popolazioni ne sono un 
corollario inevitabile. La generalizzazione del collaudato meccanismo 
della fabbrica della paura con cui provano a ghettizzare interi gruppi 
sociali, come i migranti e i rom, nei loro intenti deve allargarsi e 
intimidire ogni forma di conflitto sociale.
Perciò “il destino di Chiaiano” (e poi di Terzigno e Savignano e 
Ferrandelle…) è così cruciale. Lo sa bene il governo che si prepara a 
riprodurre lo stesso dispositivo per tutte le altre lotte ambientali (e 
non solo) ed ha fatto della “discarica a Chiaiano” un proprio manifesto 
politico. E non lo ignorano certamente i movimenti che in questi anni 
hanno declinato in autonomia ed indipendenza politica alcune pratiche di 
decisionalità e di democrazia dal basso che sono sempre più minacciate e 
represse dalla militarizzazione delle pratiche di governo e dalla 
limitazione degli spazi di lotta e di autorganizzazione.
Perciò facciamo appello ai cittadini, ai movimenti, alle comunità in 
lotta, dai No-Tav, ai No-Dal Molin, ai No-Ponte per una manifestazione a 
carattere nazionale a Napoli, domenica primo giugno. L’urgenza di questa 
mobilitazione è dettata dall’importanza generale della posta in gioco 
che in questi giorni si sta palesando in Campania.
Per infrangere la cappa repressiva e l’accerchiamento mediatico e 
politico contro le lotte sociali. Per fermare la deriva securitaria, la 
loro arroganza e la loro violenza! Perché la resistenza delle 
popolazioni di Chiaiano e Marano come quelle di tantissime altre realtà 
della regione e dell’intero paese sono momenti costituenti di un nuovo 
spazio pubblico in difesa dei beni comuni. Contro la devastazione 
dell’ambiente, contro la militarizzazione ed il disciplinamento coatto 
dei territori.
Per costruire nelle lotte e nella loro socializzazione il Patto di Mutuo 
Soccorso.
Comitati in difesa delle cave di Chiaiano
Reti campane contro la devastazione ambientale
Per info ed adesioni retecampanasaluteambiente@??? --- 
www.rifiutizerocampania.org