[Intergas] Fw: [gas] Reti di Economia Solidale

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Auteur: davide biolghini
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À: Lista del coordinamento dei GAS milanesi
Sujet: [Intergas] Fw: [gas] Reti di Economia Solidale
MessaggioGentili referenti dei GAS milanesi,
mi permetto di inoltrarvi alcune note inviate di recente sulla lista nazionale GAS, dopo l'incontro di Misano del 17-18 maggio. In quella sede c'è stato un gruppo di lavoro molto partecipato sulla Piccola Distribuzione Organizzata, i cui risultati saranno ripresi in occasione dell'assemblea nazionale dei Distretti di Economia Solidale che si terrà a Verona il 7/6 (vedi www.retecosol.org).
I due 'conduttori' del gruppo di lavoro sulla PDO di Misano hanno ivi riportato gli esiti del confronto che su questo tema si è sviluppato da alcuni mesi sia nella Retina GAS della Brianza che nel coordinamento GAS di Como: se lo ritenete opportuno il tema si può riprendere anche in InterGas Milano.
Saluti solidali
Davide Biolghini
Tavolo RES Nazionale

----- Original Message -----
From: Sergio Venezia
To: gas@???
Sent: Sunday, May 25, 2008 7:43 AM
Subject: [desbri] R: [gas] Reti di Economia Solidale


Caro Andrea, secondo me hai centrato l'argomento. Anche noi ne stiamo parlando, alcuni della Retina e del DES Brianza da qualche mese, ed abbiamo compreso che prima di parlare della forma di PDO necessaria (con tutte le soluzioni tecniche necessarie) è importante confrontarci sul modello che ciascuno di noi ha in testa. In modo grezzo e sommario vorrei schematizzare tre polarità di posizione, all'interno di quella galassia eterogenea che una ricerca sociologica ( mi pare fatta dalle ACLI) di qualche anno fa, quantificava in cinque milioni di italiani, potenzialmente interessati (con sfumature assai diverse) ai temi del consumo critico e consapevole. Ecco una bozza di schematizzazione di questi tre modelli/scenari:

      Metafora Senso Esempi Scenari di PdO 
      LIEVITO: è ciò che fa AUMENTARE l'impasto miscelando in modo unico l'aria con acqua e farina Vi sono molte realtà, nel mondo dell'economia solidale che puntano molto sulla quantità: il messaggio diviene affascinante se ha dalla sua i numeri di un vasto consenso. E' la logica dello share televisivo: si deve arrivare a tante persone sensibili, anche attraverso i canali della comunicazione e della distribuzione di massa.‏ Banca Popolare Etica – Trans Fair – COOP Nessuno: bisogna giocare le regole del gioco (il mercato) adeguandosi agli strumenti del sistema: i canali distributivi sono spesso quelli della GdO. 
      CONDIMENTO: è ciò che da NUOVO SAPORE ad una pietanza, che ne valorizza le proprietà al palato Esistono delle esperienze positive e diffuse di economia solidale nelle quali si possono aggiungere elementi di significato. Ad esempio Padre A. Zanotelli dice che le BDM dovrebbero diventare nuovi “centri di socialità” nel territorio, non fermarsi al ruolo di negozio. Si tratta di mettere il consumo critico laddove c'è consumismo, la gratuità dove c'è puro mercato, ecc. Le BDM che assumono un ruolo di riferimento e di visibilità politica ed aggregativa. Le Banche del Tempo. I gruppi d'acquisto solidali. Le MAG. Si può ipotizzare un ruolo complementare a quello commerciale ad alcuni soggetti solidali: la BDM puo diventare anche centro di promozione culturale, di aggregazione e di socialità.E' importante poter raggiungere tutti ma mantenere la propria connotazione. 
      MACCHIA D'OLIO: cade spesso non voluta e non prevista e si allarga lentamente ed uniforme, sempre coerente a se stessa e coesa Vi sono isole di forte consapevolezza che abbracciano valori forti e controcorrente come sobrietà, decrescita, sostenibilità e convivialità (nel senso attribuito da Illich). Il messaggio ottiene consenso attraverso il passaparola e la testimonianza di stili di vita vissuti e, naturalmente, l'espansione è lenta e a macchia di leopardo. Non serve alcun tipo di “marketing”. Le filere corte. I sistemi di scambio locali (monete locali). Il welfare di reciprocità. Le reti di economia solidale. Si possono immaginare sistemi di mutualità dove poco conta l'immagine e la visibilità e molto le prassi innovative: uno spazio non commerciale dove da un lato può avvenire la distribuzione di beni, ma anche il baratto ed il dono. Le prassi più favorite sono l'autoproduzione e la produzione comunitaria, le condivisioni a più livelli (co-housing, car sharing), la mutualità e la solidarietà. 




Se questo schema funzionasse, vorrebbe dire che in base al nostro modo di pensare l'economia solidale e la sua diffusione, deriva un modo di progettare una logistica ed una distribuzione.
Provo a fare qualche esempio senza alcuna pretesa di essere esaustivo, nè di fotografare l'esatta realtà ma con la sola sincera intenzione di portare un contributo.
Se uno pensa a GAS (e ad una "rete" di GAS) ad alto livello di partecipazione (quella che una volta si chiamava "militanza") è chiaro che serve solo un servizio di consegna (furgoncino) diffusa e non una sede fisica attrezzata.
Se si pensa ad un Distretto di Economia Solidale (o anche RES) bisogna tenere presente dei consumatori non organizzati come i GAS ma con tratti omogenei (si pensi ai CRAL, ai soci ed utenti di COOP.SOCIALI, ecc.) ed eventualmente anche ad una piccola rete di distribuzione (tipo Botteghe del Mondo) ed allora forse comincia a divenire importante disporre anche di un "luogo", non solo come deposito o piattaforma di scarico e distribuzione, ma anche come punto di riferimento non commerciale (aggregazione, baratto, scambio di usato, momenti conviviali, ecc.).
Se si vuole puntare a "tutti" perchè altrimenti la nostra proposta "sarà sempre elitaria" (scusate la forzatura e la semplificazione), allora o si sceglie di fare la COOP. magari migliore di quella attuale, oppure è chiaro che bisogna pensare all'e-commerce ad alto grado di strumenti di social networking (forum, wiki, ecc.). In questo modo si arriva addirittura nella casa del singolo consumatore.

Chi mi conosce sa che il mio cuore batte per il modello a "macchia d'olio" (vedi sopra) e rifugge quello del "lievito". In ogni caso vi sono forse considerazioni più generali su cui fare condivisione e confrontarci:

- PER I GAS: possiamo dirci con chiarezza che l'economia delle relazioni non si può fare con centinaia di persone ma al massimo venti o trenta (quelle che riescono a guardarsi, conoscersi e parlarsi in una sola sera)? Realizziamo che è anche molto più strategico aprire 5 GAS in un città di media dimensione (naturalmente in forte rete tra loro) che non uno solo (noi nella Retina cerchiamo di applicare il modello "almeno un gas per comune")? Che in questo caso la "lentezza" legata ai processi di "clonazione" e "gemellaggio" ad un gas esistente, nel medio periodo paga in gruppi che vicono dimensioni di maggiore consapevolezza e partecipazione?

- PER I CONSUMATORI SCIOLTI: io penso che non possiamo pensare di raggiungere il singolo consumatore non aggregato a meno di metterci sulla strada che ci riporta alla GDO (fisica o elettronica che sia). L'economia solidale non può vivere senza relazioni dirette e senza un grado minimo di coinvolgimento e partecipazione. Gandhi diceva che il suo modello di democrazia immaginava tanti villaggi autogovernati da max 1000 cittadini l'uno perchè solo in questa scala ci si conosce e possono avere senso meccanismi di delega di rappresentanza. Forse oggi non è più sufficiente cambiare le fonti di approvvigionamento o il modo di consumare, ma occorre immettersi in un cammino collettivo dove reimparare a partecipare, a condividere, a ridurre i consumi materiali ed i rifiuti, ad auto e co-produrre. Bisogna (seppur gradualmente, come in un piccolo GAS si riesce a fare) rimettere lentamente in discussione i nostri stili di vita, le nostre abitudini, la nostra scala di priorità temporale ed economica: non posso pretendere di continuare in una vita super stressata da super lavoro e pensare di cambiare il modo SOLO "cliccando sul pomodoro", per quanto "buono, pulito e giusto". Per questo a mio parere dobbiamo sviluppare i GAS "a macchia d'olio" e dobbiamo riferirci alle altre famiglie "aggregate" di potenziali consumatori di economia solidale. Pensare di rivolgerci oggi a tutti è forse una pretesa pretenziosa, difficile da realizzare senza perdere di vista i nostri valori e con le nostre poche forze. Dobbiamo continuare ad investire in formazione informazione e cultura in modo da seminare consapevolezza, solidarietà e partecipazione laddove purtroppo vi sono solo "monadi".

Se il cuore và da una parte, la testa mi dice anche che il modello intermedio, quello che vede i GAS inseriti nello schema di Economia Solidale del DES, è quello da perseguire a medio termine.

Sergio Venezia
-----Messaggio originale-----
Da: AndreaS [mailto:andreas@netic.it]
Inviato: venerdì 23 maggio 2008 11.01
A: gas@???
Oggetto: Re: [gas] Reti di Economia Solidale


Sono d'accordo con Mario sul fatto che gli strumenti abbiano un ruolo fondamentale, e quindi vadano progettati con cura.
Una critica di fondo della nostra società parte proprio dalla considerazione che gli strumenti sono sfuggiti al controllo.
Per questo motivo secondo me è importante interrogarsi sui modelli che abbiamo in testa, in questo caso per la distribuzione, come si è cercato di fare al convegno di Misano nel gruppo sulla PDO.
Quale sistema di distribuzione ci immaginiamo per allargare il giro dei gas e dei produttori?
Immaginiamo solo una proliferazione dei gas o abbiamo in mente anche altro?
Pensiamo che sia utile offrire a chi vuole la possibilità attraverso Internet di eseguire un acquisto "stile gas" da casa sua senza la necessità di incontrarsi? Ed in questo caso, chi decide quali sono i produttori da mettere a listino?

Penso che la questione sia centrale: da una parte rispondere alle molte richieste, e dall'altra sviluppare un sistema che possa in prospettiva rafforzare un'economia diversa centrata sulla solidarietà e sul benvivere di tutti senza essere riassorbito dalle logiche commerciali di rapporti di forza tra interessi contrapposti.

Dopo la finanza etica e il commercio equo e solidale, la "crisi di crescita" (adolescenziale) sta investendo i gas dopo 14 anni dalla nascita. Per fortuna non siamo soli.

Buona continuazione

Andrea Saroldi


  Mario Bruscella ha scritto: 
    Singoli individui o gruppi creano nuovi strumenti e questi strumenti plasmano intere società. 


    Per quello occorrerebbe prestare molta attenzione agli strumenti che vengono creati verificando che il loro effetto sia quello di portare il mondo nella direzione voluta. 


    Secondo me oggi sarebbe possibile ribaltare questo processo, progettare tutti insieme gli strumenti e quindi plasmare tutti insieme la società per il bene di tutti, ma questo purtroppo non avviene, e credo che sarà solo un caso se un singolo o un piccolo gruppo riuscirà finalmente a realizzare gli strumenti necessari per un'umanità in pace ed armonia. 


    Lasciando soli a sé stessi quei pochi che cercano davvero di realizzare qualcosa al di là delle parole, si corre il rischio di veder cadere continuamente la società in modelli sbagliati. 


    Credo che dovremmo finalmente imparare la cooperazione, a tutti i livelli. Oggi (come ieri credo) quelli che fanno, che producono qualcosa, sono abbandonati a sé stessi, mentre chi é bravo solo a parlare è circondato da folle adoranti. 
    Faccio l'esempio dei contadini che da sempre fanno la fame in contrapposizione ai politicanti che navigano nell'oro circondati di greggi plaudenti. Eppure i primi potrebbero benissimo vivere senza i secondi, ma non viceversa. E' il mondo al contrario. Speriamo di riuscire a dissociarci da questi schemi mentali. 


    Mario Bruscella