[NuovoLab] G. Casarino: un contributo da discutere

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Autor: Luisa
Data:  
Para: forumsociale-ponge, forumgenova
Assunto: [NuovoLab] G. Casarino: un contributo da discutere
Come non essere d’accordo, almeno al 90%? Dopo la “falsa” e nefasta
(obbligata?) accelerazione de La Sinistra L’Arcobaleno, ora, a dispetto
delle elezioni europee venture, è il momento della de-celerazione rispetto
ai tempi delle strette organizzative. Impegno e verifica “sul campo”,
pratiche collettive “ragionanti” possono metterci sulla giusta carreggiata e
ricostruire un’agenda anticapitalistica, autonoma dalle alchimie e dalla
ricollocazione dei ceti politici: ma ne siamo capaci e, soprattutto, lo
vogliamo? I corpi politici organizzati sono ancora in gradi di lanciare (o
di stare) in questa sfida o sono irrimediabilmente corrotti delle sempre più
insistenti diatribe di potere?

Con la fretta la gatta fa i gattini ciechi. E’ molto più facile (ma
distruttivo) contarsi ai congressi su contrapposizioni pretestuose o che
fotografano (magari male) una faccia della realtà, far vincere l’ideologia
(falsa coscienza) sulla prassi. Si parva licet comparare magnis, i
congressi, in taluni condizioni, sono come i filosofi richiamati dalla XI
Tesi di Marx su Feuerbach: interpretano (“speculano” su) il mondo, quando si
tratta invece materialisticamente di cambiarlo.



                                                           Giacomo Casarino


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Da”Il Manifesto” del 23 maggio 08


L’intervento

Con i «soliti noti» la sinistra non ha futuro

Franco Russo



A un esercizio di trasparenza, tolleranza, umiltà, necessarie per avviare
una ricerca comune e di lungo periodo, ci richiama R. Rossanda (il manifesto
17 maggio). Se ognuno si tiene fermo alla sua esclusiva «verità» e alla sua
presunta soluzione, alla sconfitta, già di dimensioni storiche, seguirà il
nostro 8 settembre.
Il processo di costruzione della sinistra alternativa andava intrapreso dopo
Genova 2001, il Social forum di Firenze, la manifestazione pacifista del 15
febbraio, le mobilitazioni operaie per l'articolo 18. Una sinistra, degna di
questo nome, non sorge nelle «trattative private» dei gruppi dirigenti, ma
nelle idee e azioni di grandi masse: sarebbe nata nel 2003 anche con il
compito di «tematizzare» le originali domande e risposte del movimento
altermondialista, l'unico finora a delineare un pensiero alternativo a
quello neoliberista. Movimenti, associazioni, organismi territoriali, Fiom,
centri sociali, pacifisti avrebbero potuto essere «le madri» del nuovo
soggetto di sinistra. Un grave errore fu commesso, non solamente da
Rifondazione comunista, ma anche da il manifesto: l'una per isolare la
leadership di Cofferati, l'altro per sostenerla. È stato lo stesso errore
del '68: occorreva saldare il dissenso ingraiano, la costruzione del
sindacato dei consigli avviata da Trentin e i movimenti di contestazione.
Anche allora non si ebbe la nuova sinistra ma la deriva dei gruppi
minoritari.
Oggi la sconfitta è drammatica perché nel risultato elettorale si
manifestano le infinite torsioni che hanno afferrato soggetti sociali e
singole persone: dalla fabbrica di Atessa, a Mirafiori, al Nord-est della
produzione diffusa ci ritroviamo con operai che stanno con la Fiom in
fabbrica e con la Lega fuori. L'operaio non è avulso dal contesto sociale,
come tutte le persone è dentro il gorgo dell'insicurezza, all'origine di
reazioni identitarie e della ricerca di luoghi di immediata certezza. Se ciò
vale per l'operaio, immerso in una rete di relazioni, possiamo immaginare
ciò che si vive nel sud del paese: si dipende dalla magra pensione, dal
favore del potente di turno, i giovani emigrano e le città sono al degrado.
In questa sconfitta siamo coinvolti tutti, anche coloro che dicono «io non
c'ero»: tutti siamo chiamati ad agire in questa realtà frammentata. La
stessa Cgil dovrebbe interrogarsi, perché i risultati elettorali rivelano la
crisi della sua strategia - quella di voler essere un «sindacato generale»,
non una confederazioni di corporativismi. Stare con il sindacato e votare
Lega e Berlusconi dimostra che è venuta meno anche la funzione del sindacato
quale luogo di solidarietà e di formazione, oltre che di rappresentanza di
interessi. E poi: ha pagato la linea confederale sull'accordo di luglio su
precarietà e pensioni?
Tutti coloro che aspirano a un nuovo soggetto politico sono mossi dalla
volontà di impedire che la sinistra sparisca. Questo è un sentimento e una
ragione che ci accomunano. La Sinistra l'Arcobaleno ci ha però insegnato che
le intese di vertice per ricollocare in parlamento le solite persone da anni
in perenne transumanza è stata una politica miope. Non partecipo alla caccia
del capro espiatorio, ma il gruppo dirigente di Rc ha sbagliato
nell'accelerare il processo unitario a partire dalla fuoriuscita dal Pd di
Sinistra democratica. Non tanto per una questione quantitativa, bensì perché
erigerla a punto di riferimento discriminante ci ha ricondotto per
l'ennesima volta a ridosso del Pd, ovvero nella terra ereditata quanto
ripudiata che comunque resta quella del Pci. Aldo Natoli ebbe a dire: si può
essere comunisti anche fuori dal Pci. Rc, con le sue scelte elettorali, ha
ritenuto che al di fuori di quella tradizione con le sue ramificazioni
sindacali non fosse rimasta per la sinistra nessun altra prospettiva.
Bertinotti ha contraddetto anni di ricerca con e tra i movimenti quando ha
valutato Sinistra democratica come l'espressione di una frattura sociale che
volgeva a sinistra: impossibile perché il corpo di provenienza, il Pd, non
rappresenta più una qualsivoglia sinistra - è un partito socialliberista
(come usa chiamarlo Bellofiore). Se oggi continuiamo a parlare solo tra
gruppi dirigenti la «matassa» di Vendola non si sbroglia. Quale prospettiva
si può mai aprire se dobbiamo metterci a elucubrare sulla «costituente per
il centro-sinistra» di Fava e sulla costruzione del ponte tra Sinistra e
Partito socialista europeo progettata da Mussi? Solo oziose discussioni. Se
Novelli vuole procedere con chi ci sta, si ritroverà con i «soliti noti»,
qualcuno dei quali tornerà in parlamento, ma non darà vita alla sinistra di
alternativa.
Sono d'accordo con Rossanda: diamoci tempo e modi comuni di ricerca e
discussione per la costruzione della sinistra, che non nasce a tavolino, ma
con l'impegno a contrastare Berlusconi e Confindustria, con la ricerca sulla
condizione precaria e la pratica di conflitti, nasce se siamo in grado di
dare spazio alle esperienze sul territorio e alle sue rappresentanze: dove
incontra la sinistra Bottene e Ferrentino?
Facciamo tutti un esperimento: se in una riunione sono presenti solo quelli
che si conoscono da qualche decennio, chiudiamola prima di cominciarla.
Persone nuove per un sinistra nuova.