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Aihe: [NuovoLab] L´Alleanza ringrazia Frattini "Sì al cambio delle regole d´ingaggio"


Repubblica

Lunedì il ministro degli Esteri a Bruxelles per confermare al segretario generale l´intenzione di rimuovere i limiti alla missione
L´Alleanza ringrazia Frattini "Sì al cambio delle regole d´ingaggio"
Il comando di Bruxelles: senza "caveat" rischi uguali per tutti
Già il governo Prodi aveva ridotto un po´ di limiti all´azione dei militari
VINCENZO NIGRO

ROMA - Lunedì prossimo Franco Frattini incontra il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer: gli confermerà la disponibilità del governo italiano a ritirare i «caveat» che limitavano l´uso del contingente dell´Esercito in Afghanistan. Ma soprattutto gli confermerà che a Roma il vento è cambiato, l´Italia del governo Berlusconi ritorna molto più filo-americana e filo-atlantica. E in Afghanistan, come vedremo, la svolta italiana è tutta politica e molto poco tecnica: ritirare i «caveat» ai militari dovrebbe costare poco.
Ieri dal quartier generale di Bruxelles i portavoce Nato hanno affidato all´Ansa la soddisfazione con cui reagiscono alla scelta italiana: «La Nato accoglie con grande favore la disponibilità italiana, più volte e in più occasioni il segretario generale ha sottolineato la necessità di una riflessione sui limiti imposti da ciascuna nazione contribuente sull´impiego delle loro truppe al fronte». Le fonti ascoltate dall´Ansa confermano che «ogni decisione sui caveat è di responsabilità della singola nazione», ma naturalmente l´Alleanza è contenta se le nazioni alleate riducono il numero delle possibili obiezioni o limitazioni alle operazioni nel teatro afgano.
«La verità è che la possibilità di ridurre il numero dei caveat era già stata proposta dalla Difesa a Prodi e Parisi», dice una fonte militare, «e già allora era stato previsto un piano per concentrare il contingente italiano ad Herat, nell´Ovest del paese, per concentrarci al meglio nella ricostruzione di quell´area. Al contempo, le nostre forze sarebbero state pronte a intervenire a sostegno della coalizione più rapidamente e senza grandi obiezioni». Prodi e Parisi rifiutarono la proposta per motivi politici, la sinistra radicale non avrebbe accettato un maggior coinvolgimento politico nella guerra afgana della Nato.
In verità però, spiegano al ministero degli Esteri e alla Difesa, negli ultimi tempi il governo Prodi aveva autorizzato la massima flessibilità sull´applicazione dei caveat. Come dire che in segreto l´Esercito italiano aveva iniziato a fare operazioni contro i Taleban uguali a quelle degli altri contingenti. «Ma anche quando vengono applicati con flessibilità i caveat diventano un grosso handicap politico per chi li ha decisi», dice una fonte Nato, «perché nei fatti i militari fanno le stesse cose, ma l´obiezione, «l´offesa» politica dei caveat rimane come una ferita alla solidarietà alleata». Alla Nato spiegano che in questi mesi gli americani hanno spinto nel ricordare che «il principio di un´alleanza è che tutti rischiano lo stesso, poi c´è chi ha più uomini e più mezzi e chi di meno, ma il livello di rischio e di sostegno deve essere simile».
Dal vertice Nato di Bucarest era arrivato un appello dei capi di governo dell´Alleanza (ma soprattutto degli americani) a maggiore impegno in Afghanistan: «La Francia è stata la prima, con il suo battaglione di 800 uomini; la scelta annunciata dall´Italia con la rinuncia ai caveat è una mossa politica dello stesso segno».
Sarkozy l´aveva «sparata» con pompa e grandeur prima a Londra, poi a Parigi e infine a Bucarest. In Italia Frattini ha scelto una conferenza stampa col collega canadese alle 8 di sera. La sostanza non cambia.

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Carlo

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