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Szerző: Carloge
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Repubblica Genova

Scandalo a Palazzo di giustizia: carpite informazioni sulle inchieste dai computer. E l´indagine che fa tremare Tursi è a una svolta decisiva
Un pm spiava gli altri giudici
Mensopoli, quarantotto ore per decidere sugli arresti
Appalti, consulenze, finanziamento delle campagne elettorali. Al secondo giorno di interrogatorio, Massimo Casagrande, uno degli indagati per le presunte tangenti per gli appalti delle mense ospedaliere e scolastiche, con il pm Francesco Pinto ha affrontato nuovi argomenti. Temi che potrebbero presto sviluppare nuovi filoni d´indagine da parte della guardia di finanza. Ma, intanto, a Palazzo di giustizia, il tema del giorno è l´indagine interna che vede sospettato un magistrato della procura - un pm che non si occupa di pubblica amministrazione - di aver più volte "visitato" il Registro Generale informatico per scoprire chi fossero gli indagati delle inchieste più scottanti. Un´inchiesta che corre parallela ad un fascicolo per fuga di notizie che, come spesso accade in questa professione, coinvolge un giornalista. Appare scontato che il caso riguardante gli "accessi" al Re.Ge. finisca a Torino, procura competente quando un´indagine coinvolge un magistrato genovese.
CALANDRI E PREVE

Una talpa nel Palazzaccio il pm spiava gli altri giudici
Fughe di notizie, fascicolo presto a Torino
Scandalo in procura
Soffiate sul caso porto e forse sulle indagini relative agli aborti clandestini
IL FASCICOLO sarà inevitabilmente trasmesso a Torino, perché nell´inchiesta è finito anche il nome di un magistrato genovese. Un pubblico ministero. Uno che paradossalmente è considerato piuttosto taciturno, di pochissime parole. Il computer è il suo, e sua è la password con cui – attraverso il Registro Generale – qualcuno ha dato un´occhiata alle inchieste di altri giudici. Il giorno dopo le «visite» informatiche, il giornalista di un quotidiano avrebbe pubblicato delle notizie in esclusiva. E allora l´ipotesi investigativa – perché di questo si tratta, almeno per il momento – è che il «visitatore» abbia passato le informazioni al cronista. Il procuratore Francesco Lalla non commenta, ma è chiaro che l´imbarazzante vicenda ha creato non poca tensione, al nono piano del palazzo di giustizia.
Chi è la «talpa» della procura? La domanda fa il paio con quella relativa alle presunte rivelazioni. Si parla dell´inchiesta sulla corruzione e la turbativa d´asta nel porto di Genova, quella che aveva portato all´arresto dell´ex presidente dell´Authority, Giovanni Novi. In quel caso, titolari dell´indagine erano – e sono – Walter Cotugno ed Enrico Zucca. Tutto suggerisce, quindi, che le «talpe» non siano loro. Un´altra supposta esclusiva sarebbe quella relativa alla vicenda degli aborti illegali, uno scandalo che era costato la vita ad un ginecologo, morto suicida. Il pubblico ministero inquirente? Sabrina Monteverde. Cancelliamo anche lei dalla lista. No, decisamente non è lei, la «talpa». Terzo ed ultimo - fantomatico - scoop, le indiscrezioni sull´ultima Tangentopoli all´ombra della Lanterna, delicata vicenda gestita dal pm Francesco Pinto. Che non è lo spione, proprio no.
I frequentatori del tribunale giurano che lo scandalo corra sulla bocca di tutti da alcuni giorni. Non a caso della vicenda ha cominciato a parlare ieri il Corriere Mercantile, titolando sui «veleni a palazzo». Veleni. Mai termine fu più appropriato. Secondo i bene informati, allo sconcerto ha presto fatto spazio l´indignazione dei colleghi che quasi non ci vogliono credere: perché pare impossibile che un pm possa raccontare ad estranei particolari su indagini gestite da altri. Ed è proprio per questo che saranno necessari nuovi accertamenti, nella flebile speranza che qualcuno possa aver utilizzato il terminale – e il codice segreto – del magistrato finito nel mirino. Gli atti della delicata vicenda sarebbero stati inseriti in un fascicolo precedentemente aperto nei confronti di uno, forse due giornalisti, accusati di «pubblicazione arbitraria di atti coperti da segreto istruttorio». Un reato piuttosto comune, tra i cronisti, estinguibile con una multa di poche decine di euro. Diversa, e molto più grave, sarebbe invece l´imputazione nei confronti del pubblico ufficiale che rivela segreti d´ufficio.
Vale anche la pena di segnalare che nei giorni scorsi sarebbe stato aperto un altro fascicolo ancora, ipotizzando il favoreggiamento, nei confronti del giornalista di un settimanale che ha pubblicato notizie circa la recente inchiesta del pm Pinto sulle presunte «mazzette» agli amministratori del Comune di Genova. Ma questa è un´altra storia.
(m.cal. e m.p.)

La bufera su Tursi
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L´avvocato Casagrande ancora sotto torchio
MARCO PREVE
MASSIMO CALANDRI

Gli hanno letto le trascrizioni delle intercettazioni, gli hanno mostrato i resoconti di pranzi e cene (anche quelle spiate al ristorante Europa con le microspie) con date, orari, e nomi dei partecipanti, e gli hanno chiesto di spiegare il senso - per gli inquirenti inequivocabile - di alcune frasi, nonché la ragione di determinati incontri.
E Massimo Casagrande, difeso dai colleghi Stefano Bigliazzi e Giuseppe Tortorelli, alla sua seconda mezza giornata di interrogatorio, sempre sull´orlo di un comprensibile crollo psicofisico, ha comunque risposto. Se abbia fatto delle ammissioni o sia stato in grado di fornire credibili spiegazioni difensive, il segreto imposto dal pm Francesco Pinto, impedisce di saperlo. Quello che però appare certo è che, l´avvocato ed ex consigliere comunale ds, indagato assieme ad altri politici e manager pubblici nell´inchiesta per le presunte mazzette delle mense, abbia parlato con gli inquirenti di molte altre vicende. Anzi, la questione "bisteccopoli" ovvero i rapporti con Roberto Alessio, titolare dell´azienda di carni fresche di Vercelli che avrebbe elargito le tangenti, era già stata affrontata e liquidata nelle undici ore di sabato.
Ieri, invece, si è parlato di altri argomenti: appalti, consulenze, finanziatori delle ultime campagne elettorali cittadine. Per sei lunghe ore, intervallate dai caffè con cialda, in un ufficio della caserma di lungomare Canepa sede del comando provinciale della Finanza. E´ probabile che nelle prossime ore il magistrato voglia sentire subito qualche altro indagato per incrociare e vagliare, il prima possibile, quanto raccontato da Casagrande. In attesa di una convocazione ci sono Stefano Francesca (difeso da Giuseppe Sciacchitano e Andrea Andrei) portavoce del sindaco, e gli assessori al Centro Storico e allo Sport Massimiliano Morettini (avvocato Silvia Rocca) e Paolo Striano (difeso dai legali Alessandra Poggi e Nicola Scodnik). Tutti e tre hanno lasciato il proprio incarico. E ancora, tra gli indagati, l´ex consigliere comunale Ds Claudio Fedrazzoni, l´imprenditore Roberto Alessio, e l´ex dirigente delle finanze della Regione Giuseppe Profiti (difeso da Giuseppe Gallo). Per Profiti a differenza degli altri l´accusa riguarda un suo presunto appoggio per garantire all´Alessio spa di aggiudicarsi l´appalto per le mense degli ospedali del savonese. Il gip Roberto Fucigna, intanto, non ha ancora deciso, ma potrebbe farlo in settimana, sulla richiesta del pm di sei ordinanze di custodia cautelare allegate ad un dossier di circa 600 pagine fitto di verbali di intercettazioni telefoniche e ambientali. Intanto gli investigatori della guardia di finanza che in tutti questi lunghi mesi hanno lavorato a strettissimo contatto con il pm stanno esaminando anche documenti prelevati nei giorni scorsi alla procura di Pavia, dove, nel 2006, una società di promozione di Stefano Francesca era stata oggetto di un esposto.

L´attesa di Morettini "Mai preso tangenti"
Massimiliano Morettini, ieri correva voce che il pm Pinto la stesse interrogando in una caserma della Finanza.
«Niente di più falso. Io e il mio legale, Silvia Rocca, non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione da parte del magistrato. Quello che sappiamo, lo abbiamo letto dai giornali. Sempre che sia come scrivono».
Si parla di associazione a delinquere. Corruzione. Tangenti.
«Mi sembra tutto assurdo. E poi, che senso ha discutere in questo momento di qualcosa di cui non si sa nulla? Aspettiamo di conoscere le accuse. Di una cosa sono sicuro: mai preso tangenti, o come le vogliate chiamare».
Sotto indagine ci sono amministratori e persone vicine agli ex Ds.
«Non voglio commentare gli articoli dei quotidiani. Non ho mai favorito nessuno in nessuna gara pubblica, se è davvero questo che mi contestano. E spero di chiarire subito la mia posizione con la procura».
E´ un momento difficile.
«Però continuo a ricevere testimonianze di affetto da parte di tutti. E´ il segnale che in questi anni ho sempre lavorato nella maniera migliore. Sono tutti increduli, e io per primo. Il solo augurio è che questa vicenda si risolva al più presto».
(m. cal.)


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Carlo

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Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità

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