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Torino 25 maggio: assemblea antirazzista
L'assemblea svoltasi il 16 maggio nella sede della FAI torinese è stata un'occasione importante di conoscenza, incontro, scambio. Fabio e Soriane di "via Adda non si cancella", dopo la proiezione del video "via Adda 14. Tutti sotto un tetto!", hanno illustrato 10 anni di lotte, occupazioni, sgomberi a Milano, dove la lotta dei rom rumeni per la casa rappresenta un esempio importante di resistenza alle politiche razziste e repressive messe in atto dai vari governi e dalle amministrazioni locali. I due compagni hanno sottolineato l'importanza della saldatura tra le lotte dei lavoratori italiani con quelle dei migranti, come asse materiale di un agire politico e sociale che mira a sconfiggere la guerra tra poveri puntando sul conflitto sociale. Questo tema, ripreso poi in diversi interventi successivi, si è intrecciato con la necessità di far fronte alla durissima offensiva scatenata contro i migranti e, in particolare, contro i rom. Il governo Berlusconi non ha voluto essere da meno del governo Prodi e nei prossimi giorni presenterà gli strumenti legislativi per una nuova, ancor più feroce stretta repressiva nei confronti degli immigrati extracomunitari e dei cittadini europei considerati "indesiderabili" perché privi di casa e di reddito.
Sul fronte sociale la gravità degli attacchi subiti a Napoli e a Novara dai rom, dopo il presunto tentato rapimento di una neonata da parte di una ragazzina zingara, ha fatto da sfondo alla serata: a più riprese è emersa la questione della tutela materiale di centinaia di uomini, donne, bambini sottoposti ad attacchi sempre più gravi e frequenti. La cronaca, sempre parziale perché queste violenze spesso non vengono nemmeno raccontate, ci narra di minacce, intimidazioni, attacchi incendiari a suon di molotov, aggressioni razziste, che hanno puntellato l'intera penisola.
Quella che ci troviamo ad affrontare è una vera emergenza, un emergenza tanto più grave quanto più viene misconosciuta, celata tra le brevi in cronaca nera, negata dai più, accecati dall'odio e dall'indifferenza. Eppure basta un breve sguardo sul nostro vivere quotidiano per sapere che oggi tocca agli ultimi, domani potrebbe essere la volta dei penultimi.
Anche a Torino gli attentati e le aggressioni razziste si sono moltiplicati: la cronaca più recente vede protagonisti un ragazzino rumeno e uno albanese - pestati da un coetaneo nazista loro compagno di scuola in una media della Crocetta. Sul fronte istituzionale l'unica contrapposizione è tra le varie amministrazioni che cercano di "scaricarsi" a vicenda il "problema", perché su sgomberi e deportazioni sono tutti d'accordo.
Di qui la necessità di intervenire, coordinando al meglio le varie iniziative, creando un luogo di comunicazione e scambio, una sorta di assemblea permanente dove ciascuno rappresenta e mette in gioco se stesso, costruendo con altri un ambito dove confrontarsi e collaborare.
Non si può stare a guardare mentre ogni giorno qualcuno rischia di venire aggredito, mentre i fascisti bruciano le baracche e le roulotte, mentre la polizia getta in strada i bambini. A Torino in ottobre si è sfiorata la tragedia quando qualcuno - fascisti o teppisti di quartiere - ha bruciato il campo di via Vistrorio. Nessuno si è fatto male ma potrebbe non essere sempre così.
Di qui l'importanza di esserci, di tessere una rete di solidali, per porre argine alla violenza, per impedire gli sgomberi, per gettare i semi di un agire comunicativo capace di rompere la tenaglia del razzismo diffuso nei quartieri popolari dove la guerra tra poveri è ormai una realtà.
A volte può bastare la presenza solidale per fermare uno sgombero o evitare un'aggressione. Mettersi in mezzo è possibile e necessario. È dannatamente urgente.