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Quel silenzio che uccide
Vittorio Agnoletto
La sinistra non può restare muta davanti
all'assalto ai campi rom, alla proposta di istituire il reato di
immigrazione clandestina e di protrarre fino a diciotto mesi la
detenzione nei Cpt. Né è possibile pensare di cavarsela delegando le
risposte all'associazionismo. Se si afferma che i diritti
costituzionali debbono valere per tutti, ma poi si chiude un occhio
quando questi vengono negati a una fascia di popolazione, si sono
trasformati i diritti in una variabile dipendente dalle opportunità
politiche. Quando si comincia a percorrere questa strada si sa
cosa si lascia: la certezza del diritto, ma non si sa dove si rischia
di arrivare.Ormai siamo alla pulizia etnica, la responsabilità
individuale per le singole azioni viene sostituita dalla punizione
collettiva della comunità di appartenenza.Queste violenze
raccolgono il consenso anche di ampie fasce popolari; le ragioni sono
state spiegate migliaia di volte su questo giornale: una vita
strangolata dalla paura di non arrivare a fine mese, dall'assenza di
servizi, da una disoccupazione incombente è facilmente preda di una
demagogia che propone facili capri espiatori.Soprattutto in assenza
di una proposta politica capace di offrire un'alternativa migliore alle
condizioni di vita dei ceti popolari. E così ai manifesti della
Lega e del PdL, che invocano la cacciata dei rom, si affiancano quelli
del Pd; e alle ronde padane si affiancano le ronde «democratiche».
Tanti, a sinistra, pur vergognandosi in cuor loro per simili cadute di
stile, consigliano di aspettare che passi l'onda emotiva perché sarebbe
impopolare contrapporsi a un sentire comune che rischierebbe di farci
perdere anche il poco consenso che ci è rimasto.Credo invece che se
non prendiamo ora la parola, sarà perfettamente inutile qualunque
futuro dibattito sul ruolo della sinistra. Non c'è una mia libertà,
diversa da una libertà per tutti; non c'è un nostro diritto separato
dal diritto per tutti. Se oggi scegliamo di tacere perché difendere i
rom è difficile e impopolare, perché sono portatori di una cultura
differente e a noi non sempre di facile comprensione, domani qualcun
altro ci verrà a spiegare, e anzi già lo stanno facendo, che anche
altri gruppi di popolazione sono diversi e non meritano di essere
difesi da nessuno.A chi dice che abbiamo perso le elezioni perché
abbiamo difeso gli omosessuali e gli zingari e non i lavoratori,
dobbiamo rispondere la brutale verità: che non abbiamo lottato a
sufficienza né a fianco degli uni, né con gli altri. Gli assalti ai
campi rom, l'omicidio di Verona e l'indifferenza di fronte alle stragi
sul lavoro sono la medesima faccia della violenza del sistema
liberista. Nell'epoca della globalizzazione l'universalismo dei
diritti e la non mercantilizzazione dei beni comuni sono i due
paradigmi imprescindibili attorno ai quali ridefinire lo stesso
concetto di sinistra.Le grandi migrazioni che ci aspettano nel
futuro prossimo sono la conseguenza del modello economico governato
dalle grandi istituzioni finanziarie liberiste. Chi governa queste
istituzioni semina nel mondo fame e povertà, induce migrazioni
bibliche, pronto poi a raccogliere il consenso proprio attraverso la
gestione della reazione popolare contro i nuovi stranieri che «occupano
casa nostra».O siamo in grado di comprendere e di spiegare questo
infernale circuito del sistema liberista o siamo condannati a ulteriori
sconfitte. Ci sono momenti nei quali il silenzio è d'oro, altri nei quali «il silenzio è il vero crimine contro l'umanità».Lancio
un appello a tutta la sinistra politica e sociale perché su questi temi
si organizzi a breve una giornata nazionale di mobilitazione
contemporanea in tutte le città.il manifesto
16 Maggio 2008
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