Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano
antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano
fastidiosi
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero
comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht
Provate ad immaginare.
Una persona del vostro quartiere è sorpresa dentro un appartamento: forse
voleva rubare, forse voleva portar via una neonata. Viene arrestata.
Provate ad immaginare.
Il giorno dopo e poi quelli successivi, ragazzi in motorino lanciano una
molotov contro la casa di un vostro vicino. L'incendio brucia in parte
l'appartamento ma, per fortuna, l'uomo, la donna e i due bambini che ci
vivono se la cavano. Spaventati, ma incolumi. Poi è la volta di un intero
quartiere: arrivano a centinaia con i bastoni e le bottiglie incendiarie. La
gente scappa si rifugia da parenti.
Provate ad immaginare.
Un bambino che vive ad un paio di isolati da casa vostra viene circondato da
gente ostile che, sapendo che è del vostro paese, lo insulta, lo
schiaffeggia, lo spinge a forza dentro una fontana. Il bambino è piccolo,
forse piange, forse stringe i denti perché la violenza degli altri è un pane
duro che ha imparato a masticare sin da quando è nato.
Provate ad immaginare.
La furia non si placa: anche i quartieri vicini sono sotto assedio. Raccolte
in fretta poche povere cose intere famiglie si allontanano. La polizia non
ferma nessuno degli incendiari ma "scorta" voi e i vostri compaesani. Andate
via. Non sapete dove. Lontano dalle molotov, lontano dalla rabbia, lontano
dalla ferocia di quelli che sino al giorno prima vivevano a poche centinaia
di metri da voi. Andate in cerca di un buco nascosto dove, forse, potrete
resistere per un po'. Fino alla prossima molotov.
Provate ad immaginare.
Vostri compaesani e parenti che vivono lontano, in altre città, vengono
assaliti, le loro case bruciate. Anche loro sono in strada.
Provate ad immaginare.
Il governo del vostro paese vara misure straordinarie per far fronte
all'emergenza. Leggi per fermare la violenza e l'illegalità. Leggi contro di
voi ed i vostri parenti, contro i vostri vicini di casa, contro quelli del
vostro quartiere e contro tutti quelli del vostro stesso paese.
Provate ad immaginare di essere in Italia, in questo maggio del 2008.
Non vi pare possibile?
Eppure è cronaca di tutti i giorni. La cronaca di un pogrom.
Un pogrom che sta incendiando l'Italia. Brucia le baracche dei rom e corrode
la coscienza civile di tanti di noi. Qualcuno agisce, i più plaudono silenti
e rancorosi, convinti che da oggi saranno più sicuri. Al riparo dalla
povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua
neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole,
di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un
rogo razzista.
Forse pensate che questo non vi riguarda. Forse pensate che questo a voi non
capiterà mai. Siete cittadini d'Europa, voi. Siete gente che lavora, che
paga il mutuo, che manda i figli a scuola. Forse avete ragione. Forse no.
Nella roulette russa della guerra sociale c'è chi affonda e chi resta a
galla. Il lavoro non c'è, e se c'è è precario, pericoloso, malpagato. Il
mutuo vi strangola, non ce la fate ad arrivare alla fine del mese, a pagare
tutte le spese, ma forse, tirando a campare, con la paura che vi stringe la
gola, ce la farete. Gli altri, quelli che restano fuori, che crepino pure.
Nemici, anche i bambini. O li caccia il governo o ci penserete voi stessi,
di notte con i bastoni e le molotov. A fare pulizia. Etnica.
Intanto, giorno dopo giorno, i nemici, quelli veri, vi portano via la vita,
rendono nero il vostro futuro. Il nemico marcia sempre alla nostra testa: è
il padrone che sfrutta, è il politico che pretende di decidere per noi, che
vuole che i penultimi combattano gli ultimi, perché la guerra tra poveri
cancella la guerra sociale.
Provate ad immaginare che un giorno il padrone vi licenzi, che la banca si
prenda la casa, che la strada inghiotta voi e i vostri figli.
Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di
indignazione, capace di rivolta.
Provate ad immaginare un futuro come questo presente, da incubo.
Un'offensiva razzista senza precedenti che trova pericolosi consensi anche
in quegli strati popolari che avrebbero mille motivi per rivoltarsi contro
ben altri soggetti e, cioè, contro i poteri forti e i suoi costanti soprusi
sulle classi subalterne.
Morti sul lavoro, salari da fame, precarietà diffusa e disoccupazione,
problema casa, distruzione dei servizi sociali, problematiche sociali
diffuse il cui responsabile ha un nome e cognome ben chiaro: il sistema
capitalista, che continua a produrre super-profitti da una parte, guerre,
sfruttamento e miseria dall'altra.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: strada libera per la crescita di un
nuovo fascismo, istituzionale, squadrista e addirittura popolare.
Provate ad immaginare.
Un giorno qualcuno potrebbe chiedervi "dove eravate mentre bruciavano le
case, deportavano la gente, ammazzavano i bambini?"
Non dite che non sapevate, non dite che non avevate capito, non dite che voi
non c'entrate.
Chi non ferma la barbarie ne è complice.
Fermiamo i nuovi pogrom prima che sia troppo tardi.
Respingiamo il nuovo pacchetto sicurezza.
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