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Se siete (ancora) veg* e avete amici così e magari
anche contatti con i mass media, per favore girate
loro questa email:
Dopo Parigi, per la prima volta a Roma il prossimo 17
maggio di sabato il VEGGIE PRIDE alle h 14.00 al
Colosseo davanti all'uscita della Metro B.
Il corteo percorrerà via dei Fori Imperiali e
terminerà in piazza Madonna di Loreto.
Alla fine del percorso, si svolgeranno una lettura di
testi ed un happening e verranno tenuti tavoli
informativi.
per informazioni:
Marco Reggio
www.veggiepride.it
info@???
cell. 327-3209085
COMUNICATO STAMPA:
Veggie Pride, 17 Maggio: manifestazione dell'orgoglio
vegetariano e vegano a Roma e a Parigi
Il 17 maggio, vegetariani e vegani venuti da tutto il
mondo riempiranno le vie e le piazze di Roma e di
Parigi per partecipare al Veggie Pride. Il loro
obiettivo: esprimere la loro fierezza di non mangiare
carne, pesce e prodotti animali e denunciare il
massacro di milioni di animali ogni anno nei
rispettivi Paesi.
Il Veggie Pride è una manifestazione che si svolge
tutti gli anni a Parigi dal 2001 e, per la prima volta
questanno, a Roma. L'obiettivo del «Veggie Pride» -
come quello del Gay Pride per gli omosessuali - è di
spingere i vegetariani e vegani ad accettarsi e ad
esprimersi. Molti di loro, stanchi di subire critiche
e prese in giro, preferiscono tacere la loro scelta o
nasconderne il lato più polemico, il rispetto della
vita degli animali; a volte preferiscono avanzare
altre ragioni più consensuali, come l'ecologia, la
salute o il disgusto personale. Il Veggie Pride
intende incoraggiarli a riconoscere pienamente la loro
scelta per gli animali e ad affermarla liberamente.
Nella giornata del Veggie Pride, vegetariani e vegani
denunceranno la sofferenza degli animali massacrati
per il consumo umano. Nel 2006, solo in Italia, sono
stati abbattuti più di 480 milioni di animali, senza
contare i pesci (fonte: Istat, Dati annuali sulla
macellazione). Negli allevamenti di tutto il mondo si
consumano le vite di miliardi di vitelli, polli,
maiali, mucche «da latte», galline «ovaiole», in
condizioni che trasformano la loro esistenza in un
inferno permanente: prigionia in gabbie minuscole,
affollamento, sporcizia, mutilazioni, separazione
delle mamme dai cuccioli... Poi, viaggi interminabili
verso la morte: normalmente vivrebbero anni, invece
vengono ammazzati a pochi mesi di età. Vegetariani e
vegani rivendicano l'orgoglio di non partecipare a
questo sistema concentrazionario.
Con il Veggie Pride, vegetariani e vegani reclamano
dei diritti: diritto di essere ascoltati, di disporre
di un giusto tempo di parola nei dibattiti, diritto di
crescere i propri figli senza imporre loro i prodotti
del mattatoio, di poter mangiare correttamente nelle
mense, al lavoro, a scuola e in ogni luogo collettivo,
diritto di non finanziare gli allevamenti con le loro
tasse. Questi diritti sono per loro tanto più preziosi
perché sono gli unici diritti che oggi gli animali
indirettamente posseggano.
Nel corteo romano, per la prima volta sfileranno
famiglie vegetariane e vegane. Genitori e bambini
solidali con gli animali testimonieranno che senza
mangiare prodotti animali si cresce bene (o anche
meglio) e denunceranno insieme agli altri manifestanti
la vegefobia, ovvero quell'atteggiamento che
schernisce, discredita, criminalizza e accusa di
estremismo quella che è in tutto e per tutto una
scelta etica, dettata da compassione e da solidarietà
verso gli animali.
Vegetariani e vegani: animali solidali con gli altri
animali!
17 maggio 2008: a Roma, appuntamento alle ore 14
davanti all'uscita «Colosseo» della Metro B. Il corteo
percorrerà via dei Fori Imperiali e terminerà in
piazza Madonna di Loreto. Alla fine del percorso, si
svolgeranno una lettura di testi ed un happening e
verranno tenuti tavoli informativi. Per informazioni:
www.veggiepride.it.
MANIFESTO:
Noi vogliamo:
Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far
uccidere animali per il nostro consumo
Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico
bene che possiedono, la loro carne, la loro vita;
rifiutare di partecipare ad un sistema
concentrazionario che trasforma quella vita in un
inferno permanente; rifiutare di fare tutto questo per
il solo piacere del gusto, per abitudine, per
tradizione: tale rifiuto dovrebbe essere il minimo che
si possa fare.
Ma sappiamo quanto sia difficile, quando ottusa
violenza e pregiudizio sono la norma sociale, dire di
no.
Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel
"no".
Denunciare la vegefobia
E invece si cerca di farci vergognare per questo
rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato,
schernito, emarginato, quando non diffamato.
Il vegetarismo pone in discussione la legittimità
dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di
animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il
motivo dello scherno e dell'odio vegefobici.
Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello
che si propone come semplice scelta personale motivata
dalla ripugnanza per il sangue, da preoccupazioni per
la salute, per l'ecologia o da un nobile ascetismo. Ma
guai a noi se contestiamo apertamente la normalità del
mattatoio.
Si comincia con il deridere. Preoccuparsi di galline e
di mucche è, a quanto pare, ridicolo. Il ridicolo
reprime le idee che disturbano, senza nenche dover
ricorrere ad argomenti.
Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio.
Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori
della nostra specie alla quale vogliamo negare dei
diritti. Genitori indegni, che privano i loro figli
delle gioie e delle virtù dell'alimentazione
carnivora. Simili ai nazisti solo perché pare che
Hitler amasse i cani. Setta intollerante solo perché
non pensiamo come gli altri.
Veniamo accusati di essere terroristi. O di idolatrare
la natura. O di trasgredire le sue leggi. Ogni
pretesto può servire per deformare le nostre parole.
Per deriderci, per escluderci simbolicamente dalla
società.
Noi rifiutiamo di vergognarci della nostra
compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non
vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo
qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo.
Affermare la nostra esistenza
In tutto il mondo siamo già milioni a dire di no al
massacro. Molte civiltà sono state incerte sulla
legittimità del carnivorismo. Eppure la questione
viene sistematicamente ignorata. Il vegetarismo viene
cancellato dai manuali e dalle biografie. È noto
l'impegno di Capitini nel movimento nonviolento, ma
nulla si dice sulla sua scelta vegetariana.
"L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si
adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni
boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda
sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel
per la letteratura.
Affermare la nostra esistenza, manifestare
pubblicamente che viviamo senza mangiare la carne,
serve a dimostrare che ciò è possibile. Non mangiamo
né mucche né maiali, né polli né pesci né gamberi. E
viviamo, proprio come tutti, piaccia o no agli
"specialisti" mediatici la cui "scienza" consiste nel
negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo
(che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento
animale, latte e uova compresi) provocano danni alla
salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a
dimostrare il contrario.
Uccidere per vivere non è una fatalità. Non è una
necessità né individuale né collettiva dato che gli
animali di allevamento consumano molto più cibo di
quanto le loro carni morte non forniscano. Eppure, il
denaro pubblico viene massicciamente speso per
sostenere l'allevamento e la pesca.
Difendere i nostri diritti
Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun
diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne
vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo
esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i
nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti
che essi oggi, indirettamente, posseggano.
Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente
nelle mense, al lavoro, a scuola e in ogni luogo
collettivo. Abbiamo il diritto di crescere i nostri
figli senza imporre loro i prodotti del mattatoio.
Chiediamo che le nostre tasse non vengano più
utilizzate per pagare la carne o il pesce degli altri.
Vogliamo rompere il silenzio che occulta le nostre
azioni e le nostre idee. Vogliamo che non esista più,
come unico discorso pubblico sull'argomento, quello
dei produttori di carne e degli intellettuali
carnivori.
Chiediamo che venga accettato il dibattito.
Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e
questo specchio non si nasconderà più.
Di fronte alle immagini dei mucchi di cadaveri di
animali "distrutti" a causa della BSE o dell'afta
epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna.
Per noi. Ci vergognavamo per gli altri.
Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare
il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non
ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono
massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro
grida non contano. Noi parleremo per loro finché il
massacro non cesserà.
Siamo animali solidali con tutti gli animali!