Autore: Information Guerrilla newsletter Data: To: forumroma Oggetto: [RSF] Fiera del libro, Lettera aperta al Manifesto e a Liberazione / Valerio Evangelisti: IlSalone di Torino contestato
Una lettera
aperta e un invito a farsi sentire al Manifesto e a
Liberazione
Non
commettete nuovamente l’errore di ignorare la manifestazione di
Torino
Lettera aperta al
Manifesto e a Liberazione
Caro
Polo, Caro Sansonetti,
i
lettori aprendo i vostri giornali questa mattina – martedì 6 maggio – hanno
avuto a disposizione come informazione su quanto sta accadendo e accadrà intorno
alla Fiera del Libro di Torino dedicata a Israele, le dichiarazioni del
Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano e poco più.
E’
curioso e preoccupante, perchè i vostri lettori, su tutti gli altri giornali,
hanno avuto informazioni sulla manifestazione nazionale per la Palestina che si
sta preparando a Torino per sabato 10 maggio, hanno avuto notizie su un
riuscitissimo seminario all’università di Torino sulla pulizia etnica contro i
palestinesi con la presenza di studiosi italiani, palestinesi e israeliani ed
hanno avuto notizie sul rischio che a Torino si riproduca l’inquietante logica
delle “zone rosse”, una logica che molti di loro e di noi portano ancora sulla
pelle dopo la drammatica esperienza di Genova.
Non
solo. Il neo presidente della Camera Gianfranco Fini, ha rilasciato
dichiarazioni aberranti secondo cui il tasso criminogeno di una bandiera
israeliana bruciata in una piazza è superiore a quello di un branco di
neonazisti che uccidono a calci e pugni un ragazzo a Verona.
Sulla seconda questione – giustamente – i vostri giornali
hanno dato ampio spazio con servizi, commenti, analisi. Sulla prima avete scelto
la completa omissione.
State commettendo un errore e forse un errore più
grave.
L’errore è quello di ostracizzare in modo piuttosto miope
una campagna di contestazione di un evento politico grave come quello di
dedicare ai sessanta anni della nascita di Israele un evento culturale di massa
come la Fiera del Libro. Se sessanta anni fa Israele avesse consentito la
nascita anche della Palestina ciò non rappresenterebbe un
problema, ma così non è stato allora e così non è neanche adesso. I motivi li
hanno documentati per anni sulle vostre pagine giornalisti preziosi come Stefano
Chiarini e Giancarlo Lannutti.
I
vostri giornali si sono schierati contro la campagna di boicottaggio della Fiera
del Libro ma i vostri lettori no. In piccolo avete riproposto quella rottura
tra quartieri generali e “popolo della sinistra” che tutti hanno visualizzato
prima nella manifestazione del 9 giugno dello scorso anno e poi- assai più
clamorosamente – nelle recenti elezioni.
Questa ripetuta rottura della connessione sentimentale
tra il “vostro/nostro popolo” e gli apparati ideologici della sinistra storica
(redazioni, direzioni etc.) , è diventato un macigno di cui vi rifiutate di
sentire ed assumere la piena responsabilità. Sulla Palestina,
su Torino, come sul 9 giugno di un anno fa, state commettendo un pericoloso
errore di supponenza.
Infine c’è un secondo errore che traspariva oggi dalle
prime pagine dei vostri giornali. Il tentativo di sovrapporre una sacrosanta
mobilitazione antifascista a Verona contro la manifestazione nazionale del 10
maggio a Torino amplificando la prima e occultando la seconda. E’ già accaduto
in passato, proprio sulla Palestina, ed è accaduto il 9 giugno. La risposta è
stata non solo nei numeri ma anche nelle conseguenze politiche. La cultura
politica della sinistra uscita demolita dalle urne è stata quella che ha cercato
e voluto la contrapposizione ai movimenti sociali.
Quella del 10 maggio a Torino sarà una manifestazione
internazionalista a fianco dei palestinesi, sarà una manifestazione a difesa
delle libertà democratiche contro la logica delle zone rosse e della
subalternità alla lobby israeliana in Italia e sarà anche la manifestazione
degli antifascisti in risposta alla logica e alle coperture politiche che hanno
portato all’omicidio di Verona e che oggi si schierano incondizionatamente a
sostegno della politica di Israele.
Non
commettete nuovamente errori di valutazione come quelli già commessi. I
risultati sono lì davanti a tutti a testimoniare che hanno comportato un prezzo
politico altissimo per la sinistra nel nostro paese.
p. Il Forum
Palestina
Sergio Cararo, Germano
Monti
scrivete i
vostri messaggi e fatevi sentire a: Gabriele
Polo gpolo@???;
dimafoni@???
Il Salone di Torino
contestatodi Valerio Evangelisti*Questo intervento
coinvolge solo chi lo firma.Altri redattori di Carmilla, con cui non è stato
discusso, hanno forsepunti di vista e opinioni divergenti.Il 10
maggio ci sarà, a Torino, una manifestazione nazionale contro ilSalone del
Libro di Torino. Credo che sia la prima volta che viene indettoun corteo
contro una fiera letteraria. Eppure, prima di chiedersi se ciòabbia un
senso, ci si dovrebbe domandare quanto di effettivamenteletterario ci sia
nel Salone del Libro, e quanto invece vi sia di politico.La scelta della
Salone del Libro di Torino di celebrare la nascita delloStato di Israele,
alla base della protesta, ha origini sospette e contenutiambigui.Non
è normale che a proporre (imporre?) l'evento alla Fiera del Libro diTorino e
al Salone del Libro di Parigi sia stato lo stesso governoisraeliano. Di
solito, eventi del genere sono proposti dal Ministero dellaCultura di un
paese, dall'associazione degli editori o da organi simili.Non è normale che
gli autori invitati, per partecipare al Salone diParigi, abbiano dovuto
sottoscrivere una dichiarazione con la quale siimpegnavano a non criticare
il loro governo (vedi qui).Non è normale fingere di ignorare che la data del
1948 celebra sia lanascita di Israele che la cacciata di centinaia di
migliaia di palestinesi,con il terrore, dai luoghi in cui vivevano da
secoli. Ciò è statoampiamente documentato, tra gli altri, dallo storico
Benny Morris (perinciso, israeliano e nazionalista) nel suo libro The Birth
of thePalestinian Refugee Problem, Cambridge University Press, 2004, sulla
basedi una massa di documenti (si veda anche E.L. Rogan, A. Shlahim ed.,
TheWar for Palestine. Rewriting the History of 1948, Cambridge
UniversityPress, 2001). Celebrare un evento significa celebrare anche
l'altro,concomitante.Non è normale che la celebrazione della nascita di
uno Stato - cosaabbastanza incongrua in una manifestazione letteraria -
avvenga propriomentre quello Stato, reduce dai bombardamenti sul Libano che
nessuno hadimenticato, attua su Gaza la più feroce delle sue azioni
distrangolamento, tagliando l´elettricità, i rifornimenti alimentari,
imedicinali e impedendo persino il transito delle ambulanze (già
130palestinesi di ogni età, ammalati gravi, sono morti per questo).Si
dirà che a Gaza predomina Hamas. E' vero, ma proprio Israele haincoraggiato
la crescita di Hamas, quando le serviva per logorare le altreforze
palestinesi. Si veda J. Dray, D. Sieffert, La guerre israélienne
del'information. Désinformation et fausses symétries dans le
conflitisraélo-palestinien, La Découverte, Paris, 2002, pp. 53 ss. La
stessaazione ha svolto l'assieme dell'Occidente. Lo ha documentato, tra
moltialtri, Alain Gresh, in una serie di articoli su Le Monde Diplomatique -
peresempio questo. Gresh, sia detto per inciso, è di origine ebraica.Non
è normale, anche se rientra nel novero della mera goffaggine, tirareuno
schiaffo all'Egitto, ritirando all´ultimo momento l´invito che gliera stato
rivolto, sia pure informalmente.La storia dei governi di Israele
successiva al 1948 non è tanto piùgloriosa, malgrado l'epica che le è stata
costruita sopra.Da ragazzino fui ingannato anch'io, e credetti che la
"guerra dei seigiorni" fosse stata combattuta dal Davide Israele contro un
Goliarappresentato dai paesi arabi aggressori. Persino questa realtà un
tempocerta appare dubbia, dopo il libro di Benny Morris Vittime. Storia
delconflitto arabo-sionista 1881-2001. Ed. Rizzoli, 2001. Ciò che seguì
ènoto e non sto a riassumerlo. Una serie ininterrotta di
espansioniterritoriali giustificate con l´invocazione di un perenne
"dirittoall´autodifesa".Mi preme solo sottolineare, perché poco
nota, l´azione internazionalesvolta dallo Stato di Israele in quadranti del
mondo estranei ai conflittiin cui era coinvolto.Israele ha sempre
sostenuto i Duvalier di Haiti, padre e figlio. Ha inviatoarmi e consulenti
in Guatemala, in Honduras e tra i contras che attaccavanoil Nicaragua
sandinista. Ha tuttora forze consistenti impiegate nellasanguinosa
antiguerriglia del presidente colombiano Uribe. Per non parlaredel costante
sostegno israeliano al Sudafrica pre-Mandela e ad altri regimireazionari
africani.Del resto il regime interno israeliano, malgrado le apparenti
formedemocratiche, somiglia tantissimo all'apartheid del vecchio
Sudafrica.Nessun arabo palestinese inglobato fin dal 1948, pur avendo
cittadinanzaisraeliana da decenni, è ammesso nell'esercito, per dirne una.
Il resto lolascio alla testimonianza di un israeliano coraggioso, Yoram
Binur, che sifinse palestinese e in un libro, Il mio nemico, ed. Leonardo,
1981, narròla sua esperienza terrificante. Binur non è affatto un
filo-palestinese,tutt'altro. Si limitò a raccontare la verità.Una verità
che non ha fatto che peggiorare. E' sotto gli occhi di tutti loscandalo
degli insediamenti di coloni ebraici in Gaza e Cisgiordania.Quanto più
Israele si impegnava ufficialmente ad abbatterne, tanto più sene
costruivano. Ciò in nome del sempiterno richiamo al "diritto di Israelealla
sopravvivenza", alibi per commettere crimini d'ogni tipo
chiamati"autodifesa".E' vero che frazioni di palestinesi, nella
loro storia, si sono macchiate esi macchiano di eccessi sanguinosi, però non
è superflua la domanda: chiha cominciato? La Seconda Intifada iniziò con
ragazzini che tiravanosassi. Solo dopo che quasi cento palestinesi erano
morti, inclusi moltibambini, cadde il primo israeliano.Analogamente, il
"terrorismo palestinese" su larga scala nacque verso il1968, venti anni dopo
il terrorismo israeliano sui palestinesi e losvuotamento della Palestina
dalla sua popolazione originaria.Attualmente, oltre a strangolare Gaza e
Cisgiordania, il governo di Israeleha cominciato a infierire anche sui
palestinesi che hanno la suacittadinanza.Creato il nemico, spintolo
all'integralismo islamico, riaffiorano ipropositi di cancellarlo per sempre,
proprio come etnia. Persino alcuniministri israeliani ne parlano senza
riserve.E questo lo Stato cui il Salone del Libro di Torino intende rendere
onore,celebrandone la nascita: una specie di apologia del colonialismo
moderno.E ora veniamo al tema degli scrittori. La protesta contro il
Salone delLibro di Torino equivale a una condanna al rogo di autori e
opere?Già una selezione di scrittori imposta dal governo Olmert, dalle
sueambasciate e dai suoi uffici di propaganda, dietro sottoscrizione (almeno
aParigi) di un impegno a non criticare le proprie autorità
nazionali,risulta sospetta.Si obietterà che gli scrittori israeliani
popolari in Europa sononotoriamente "dissidenti". Grande abbaglio. I
nomi più illustricircondati da tale fama, Grossman, Oz, Yehoshua, si sono
pronunciati afavore dei bombardamenti sul Libano (Grossman con tardivi
ripensamenti) e,nel caso di Yehoshua, a favore del "muro della vergogna".
Quest'ultimo haanzi dichiarato a un quotidiano italiano che non vorrebbe mai
avere unarabo per vicino di casa. La loro indipendenza dal potere è una
leggendache circola solo dalle nostre parti. Non è un caso se altri
importantiscrittori israeliani, come Benny Ziffer, responsabile del
supplementoculturale del quotidiano Haaretz, non solo hanno
denunciatol´atteggiamento di Grossman e compari, ma, per primi, hanno
incitato aboicottare i Saloni di Parigi e Torino (vedi qui). Lo scrittore
JamilHilal, di cui Ernesto Ferrero aveva preannunciato la presenza a Torino,
hareplicato molto seccamente: "Non parteciperei in alcun modo a un
eventoche legittima l'occupazione coloniale di Israele e lo strangolamento
deipalestinesi della Striscia di Gaza, e in un'occasione che segna
lasottrazione della terra e la pulizia etnica del popolo
palestinese."La cultura ebraica in tutto ciò non c'entra nulla.
L'ebraismo non è unarazza, bensì una religione con la serie di tradizioni
che l'accompagnano.Se vogliamo "un popolo", però alla luce di quelle
tradizioni, non diconnotazioni etniche. Gli ebrei, nel mondo, hanno
posizioni molto diverse.Tanti israeliani spesso non hanno religione alcuna,
e sono classificaticome tali per via delle credenze dei genitori. Tel Aviv è
una delle cittàpiù laiche al mondo.Qui non si parla di ebraismo, bensì
di geopolitica. Certo, contro chicritichi la politica del governo israeliano
scatta regolarmente l´accusadi antisemitismo. Accusa che ha smontato con
molta efficacia l´ebreoamericano Norman G. Finkelstein in uno studio molto
accurato: BeyondChutzpah. On the Misuse of Anti-Semitism and the Abuse of
History,University of California Press, 2005.Al di là delle singole
personalità partecipanti, la protesta che investeil Salone del Libro di
Torino non è contro autori e opere, né tantomenocontro "gli ebrei", ma
contro un'operazione propagandistica concordata tragoverni.Aggiungo
alcuni elementi.Di recente, lo storico e scrittore israeliano Ilan Pappé (di
lui si veda,tra l´altro, A History of Modern Palestine, Cambridge University
Press,2004) è stato costretto, per le minacce che riceveva in Israele,
alasciare la cattedra che occupava presso l'università di Haifa e
atrasferirsi in Inghilterra.Propugnava la convivenza pacifica tra
israeliani e palestinesi.Potremmo dirlo fortunato. Se non altro si è salvato
la vita. I varigoverni israeliani hanno assassinato moltissimi scrittori,
poeti,intellettuali palestinesi, da Ghassan Kanafani, a Wael Zwaiter,
traduttorein italiano de Le mille e una notte (Alberto Moravia, che gli era
amico,dedicò alla sua scomparsa uno dei suoi articoli migliori), a Naïm
Khader,che era solo un uomo di pace. Più decine di altri, uniti dal torto di
darealla causa palestinese un´intelligenza.Domanda: è giusto glorificare
in un Salone del Libro uno Stato (non una"cultura", ma una successione di
governi ispirati alle stesse linee) cheesilia scrittori propri ed elimina,
tramite sicari, scrittori appartenentia una diversa etnia che si intende
cancellare?Io lo trovo disgustoso.PS. Tutti gli autori citati nel
mio pezzo, nessuno escluso, sono israelianioppure ebrei, a volte di nascita
e a volte di religione.Pubblicato Maggio 5, 2008 04:52 AM*
Scrittore bolognese. Vincitore del Premio Urania 1993, autore di numerosi libri
tra cui quelli del ciclo "L'inquisitore Eymerich", "Antacite", "Il collare di
fuoco", "Noi saremo tutto", la "Trilogia di Nostradamus"