È pronto un decreto che per la prima volta dopo il 1938 cont…

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Autore: brunoa01
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Oggetto: È pronto un decreto che per la prima volta dopo il 1938 contiene il concetto di razza
liberazione

È pronto un decreto che per la prima volta dopo il 1938 contiene il concetto di razza: nomina un «Commissario ai rom

Il governo ha preparato il piano sicurezza in cinque punti. Non è chiarissimo quali sono. Solo due o tre cose sono
chiare.
Prima, la condizione, drammatica, di clandestinità (cioè immigrazione irregolare) diventa un reato penale.
Si va in prigione perché si è ladri, o assassini, o truffatori, o violentatori oppure perché si è stranieri. Secondo, i cosiddetti Cpt (centri di permanenza temporanea
per persone extracomunitarie senza permesso di soggiorno) diventano centri di detenzione. Più o meno, campi di concentramento. Terzo - e questa è la novità storicamente più rilevante - a Milano (per ora) viene nominato
dal ministro dell’Interno un commissario straordinario «all’emergenza rom».
Perché diciamo che è storicamente rilevante? Perché per la prima volta dal 1938 entra, in un provvedimento ufficiale di un governo europeo, il concetto di razza, concetto che era stato bandito (e anche assai vituperato) dopo il nazismo e la persecuzione contro gli ebrei e - appunto - i rom. Nel 1938, in Italia, fu prima pubblicato il «manifesto
della razza», compilato da un certo numero di scienziati non molto illustri né famosi, tutti assai fedeli al regime fascista, nel quale si rilanciava il concetto di «razza»; e successivamente furono varate le leggi speciali che negavano a ebrei e rom (e a chiunque non fosse di razza ariana) moltissimi diritti (compresi diritti di proprietà, di matrimonio di residenza e altro).
La nomina del commissario ai rom, naturalmente, non ha lo stesso valore persecutorio che ebbero le leggi del ’38. Costituisce però la rottura di due tabù, che da allora nessuno più aveva osato infrangere: l’idea stessa di razza,
e il principio che ogni persecuzione sia illegale.
Perché introduce il concetto di razza?
I rom, come sapete, sono un popolo che non ha nazione, che non ha terra, è un gruppo che non è definibile per mestiere
o età o città o altro.
Definire i rom «una emergenza», di conseguenza, è un atto che indiscutibilmente si basa sul concetto di razza. Violando peraltro la dichiarazione sulle razze approvata dall’Unesco nel 1950 - a completamento della dichiarazione universale sui diritti della persona - nella quale si precisava che le razze non esistono.
E dunque che non si possono fare leggi ad hoc, né nominare commissari ad hoc.
Naturalmente la natura razzista del provvedimento (razzista in senso tecnico, senza dare valore politico o morale
a questo termine) assume un significato più grave perché va a colpire il popolo che - dopo gli ebrei - è quello che più
di tutti gli altri fu devastato dallo sterminio razzista. E verso il quale, di conseguenza, le classi dirigenti europee dovrebbero avere un enorme debito morale e anche un discreto senso di colpa.
Il secondo tabu che viene rotto è quello della persecuzione. Nelle dichiarazioni di soddisfazione per la nomina del dottor Gian Valerio Lombardi, prefetto di Milano, a «commissario anti- Rom», si intuisce che l’obiettivo è quello di spianare tutti gli accampamenti dei rom intorno a Milano, che attualmente ospitano diverse decine di migliaia
di persone. Raderli al suolo. E questo senza un piano per dare alloggio a queste persone, che dunque si troverebbero
senza casa, senza servizi essenziali, anche - probabilmente - senza la possibilità di lavorare, e dunque, oggettivamente
perseguitati.



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