Autor: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO Data: Para: Autorganizzazione Studentesca Asunto: [autorgstudbo] SPA: Bologna (pro) Cess andata e ritorno
Bologna (pro) Cess andata e ritorno
In questi giorni in Spagna studenti di varie Università si stanno
mobilitando contro il famoso "processo di Bologna" (ci ricorda qualcosa
questo nome?). Questo indirizzo programmatico, a cui fu dato l'avvio nel
1999, sancì la definitiva e irreversibile mercificazione del sapere di
tutta Europa, espresse la volontà di appiattire la funzione culturale e
formativa dell´istruzione niversitaria a mero strumento di mercato. La
"Dichiarazione di Bologna" fu il risultato di questo percorso. 29
Ministeri dell'Istruzione furono d´accordo nel decidere che i laureati
diventassero tutti uguali, omologati, la stessa merce dall'Italia alla
Lettonia per garantire, apparentemente, le migliori condizioni di
"competitività" all´interno del mercato del lavoro internazionale.
E' strano andare in luoghi diversi come la Serbia, o il Portogallo, e
vedere studenti che protestano "contro Bologna", eppure questo può dare
l'idea della grandezza e della pericolosità di questo progetto di
distruzione dell'università.
In realtà tale "ambizioso" progetto ha dimostrato chiaramente di essere
fallimentare. I neo-laureati triennali non hanno assolutamente competenze
lavorative adeguate, finiscono per fare lavori de-qualificati,
de-qualificanti e mal pagati, e l'investimento per poter continuare gli
studi fino al secondo gradino della specialistica non è da tutti
praticabile, anche a causa dei sempre più frequenti corsi a numero chiuso.
Tornando a Bologna...
Da qui è partito e qui ritorna, dopo aver fatto il giro dell'Europa e
oltre... Il nostro Ateneo, e ancor di più la nostra Facoltà di Scienze
Politiche, in questi anni hanno fatto di tutto per seguire e spesso
stimolare questo fantomatico processo "qualità ed eccellenza". Inoltre in
Italia, molto più che in altri paesi, queste riforme, indipendentemente
dal colore del governo, sono state attuate a "costo zero", in nome di uno
standard di "qualità" (valutata da gruppi di università come l'acquis, o
da test di valutazione di conformità agli standard internazionali come la
quality assurance) che nella pratica, senza risorse, si rivelava essere
sinonimo di "produttività".
Basta riflettere su cosa è successo nell'ultimo periodo a Scienze
Politiche per vedere con chiarezza la strabiliante creatività burocratica
messa in atto per garantire questa "qualità": chiusura di corsi,
accorpamenti e fusioni di corsi diversi, aumento dei crediti per singolo
corso e conseguente riduzione dell'offerta didattica, riduzione degli
appelli d'esame, fine dell'esposizione della tesi per la maggior parte
delle lauree triennali e tanti altri esempi di svalutazione e svilimento
dell´istruzione universitaria.
La gestione dell'Università ha perso completamente il buon senso, ormai si
segue solamente il principio cardine dei costi-benefici, come in
un'azienda. Ad esempio, se non ci sono abbastanza docenti per un corso il
buon senso direbbe di assumerne nuovi... E invece il corso viene chiuso o
accorpato ad un altro (accorpamenti che avvengono non certo seguendo
affinità di area di studio, ma dettati da interessi baronali ed equilibri
di potere).
E' palese che dietro la parola "qualità" ci sia una costruzione di
significato completamente nuova e inedita, infarcita di retoriche da new
economy e di altri luoghi comuni.
Autorganizzazione e Autogestione.
Come molti altri, crediamo che l'unico modo per rispondere a questa
situazione sia non credere alle apparenze condite con buoni propositi, ma
rispondere con coscienza, riprendendosi direttamente quello che ci viene
negato, in primo luogo il sapere. Seminari autogestiti, altre esposizioni
di tesi, autoformazione e autoriforma sono le parole d'ordine per lottare
contro questo processo di degrado culturale e sociale... Tutto questo non
preclude vie di conflitto più dirette come successe due anni fa quando
"gli studenti", senza cappello alcuno, bloccando ripetutamente Consigli di
Facoltà, riuscirono ad ottenere l'apertura della laurea specialistica in
Culture e Diritti Umani (oggi ormai perduta, finita per risparmiare in
COSLI).
All'interno degli organi di rappresentanza ormai non c'è spazio per agire
in concreto, ad ogni critica o rivendicazione la risposta prestampata,
quasi in automatico, è sempre la stessa <> oppure <>: un formidabile
scaricabarile per sottrarsi ad ogni forma di responsabilità della
situazione. L'unica via rimasta è quella di raccogliere informazioni
all'interno degli organi di rappresentanza in modo da poter agire e
lottare all'esterno.