Alle 15:33 di martedì 6 maggio 2008, gizero ha scritto:
> penso che siamo si' in una fase culturale di riflusso
> ma, in generale, vedo tutto questo come un'opportunità piuttosto che
> una sfiga cosmica.
>
> vedremo se questa comunità avrà l'intelligenza e la maturità di
> sfruttarla
> oppure se imploderà sulla propria inedia, continuando a fare e a dire
> le stesse cose
bella lì, sono d'accordo.
per quanto mi riguarda, premesso che a palermo non ci sarò al 99.99%,
questa comunità potrebbe/dovrebbe iniziare a ragionare di e se iniziare
ad interfacciarsi con i nuovi lavori e le nuove figure del lavoro e la
nuova composizione del lavoro e bla bla bla.
già qualcosa si mosse, anni fa (tipo bologna02) e penso che sia giunto
il momento, proprio perché sono platealmente venute meno tante letture
della società che fin'ora avevano dominato anche l'ambito della
militanza / dell'attivismo + o - antagonista e + o - digitale.
in questo periodo mi sto rileggendo le cose del Sig. Bologna Sergio, tra
cui l'ultimo suo (cfr.
http://tinyurl.com/6j6zla), ma anche il libro di
10 anni fa sul lavoro autonomo (cfr.
http://tinyurl.com/6qymvq),
passando per altre cose (non ultimo
http://tinyurl.com/3nqq7r); e devo
dire che il Sig. qui sopra spesso c'azzecca, e di brutto, e se anche
noi non si torna a parlare della materialità del nostro vivere, che non
è solo lavoro (e quindi viva gizero e tutto quello che ha scritto), ma
anche e tanto lavoro, temo che il nostro parlare continuerà ad essere
chiacchiera. anche e soprattutto perché, per quel che mi riguarda, il
nostro vivere e anche e tanto lavoro, PURTROPPO. porcoddio.
allora, per iniziare e buttarla lì:
in italia oltre il 50% delle aziende è composta da 2,7 persone. quindi,
dice Bologna, non si può parlare di aziende - che da statuto è composta
almeno dall'imprenditore, dal manager e dal/dai dipendenti, e quindi da
non meno di 3 soggetti - ma di lavoro autonomo.
questo tipo di "azienda" non può investire, non può innovare e in media
non dura più di 5 anni. quelle che durano di più lo fanno perché sono
legate ad un'azienda madre da cui dipendono.
le uniche aziende italiane che riescono a stare sul mercato
internazionale sono quelle pubbliche; le altre fanno rendita - e quindi
non investono, non innovano, ma foraggiano e si foraggiano di finanza.
in un contesto come quello sopra descritto - malamente e di corsa - come
si inserisce il lavoro nell'IT? con che profili? cosa è cambiato negli
ultimi 10 anni?
dice sempre Bologna:
il lavoro ormai da 20 anni si è spalmato sul territorio. non c'è più la
grande fabbrica fordista e bla bla bla, ma la valorizzazione e la
sussunzione sono robe che si trovano disperse in tutto il tessuto
urbano e non. diventa centrale, in questo scenario, la messa in rete
dei soggetti e trasporto e comunicazione (e su questo, dico io, si
dovrebbe iniziare a ragionare quando si parla di "conflitto").
lavoro oggi non sono le quotidiane 8/10 ore, ma tutta la giornata
lavorativa, a maggior ragione nei lavori cosiddetti "cognitivi", dove
vengono messe a profitto non solo le competenze ma anche le relazioni e
bla bla bla.
noi che lavoriamo (o un giorno lo faremo), bene o male, nell'IT e cmq
nell'ambito "cognitario", che lettura riusciamo dare a questo scenario?
risposte? magari partendo dalla nostra esperienza, che sicuramente è
variegata da tutti i punti di vista (delle competenze, delle mansioni,
delle percezioni di se, delle aspirazioni, etc etc).
noi che agiamo in questo ambito, hackit, che ha la pretesa di essere
anche attivismo digitale, che lettura proviamo a dare, sempre che ci si
provi, di questa nuova fase, considerando che "sinistra" e sindacati
questo scenario non sanno manco dove sta di casa, e i risultati si sono
visti?
e bla bla bla :-)
--
"E se mi prendono?"
"Ti hanno gia' preso, coglione.
E se ti liberi?"
http://www.crimethinc.com