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Torino Primo Maggio: una piazza con tante anime
Il Primo Maggio torinese, come ogni anno, ha avuto il suo fulcro nel corteo organizzato dai sindacati di Stato da piazza Vittorio a piazza S. Carlo.
Ormai da molti anni il corteo del primo maggio, un appuntamento popolare, sebbene quest'anno non si sia andati oltre le 35mila presenze, è una sorta di grande contenitore dove convivono a distanza e talora anche in diretto conflitto le tante anime della sinistra torinese. Lontani fisicamente e, ancor più, politicamente, sono gli spezzoni di CGIL, CISL e UIL, quelli delle istituzioni cittadine, dei partiti della sinistra parlamentare e neo extraparlamentare. In coda stanno gli altri, quelli che considerano il primo maggio un'occasione di lotta e non una mera festa.
D'altra parte sotto la Mole c'è poco da festeggiare, tra salari che non bastano più, lavoro che non c'è e quando c'è è precario, malpagato, pericoloso, e, talora, anche mortale.
Gli anarchici della FAI sono presenti in piazza con un banchetto con libri e stampa e con un volantino titolato "La libertà non si delega, si prende".
Un folto spezzone anarchico sfila dietro allo striscione della FAI "azione diretta contro lo stato ed il capitale", mentre dal camion di testa si alternano musica e interventi.
Nella piazza torinese si respirava il lutto per la sconfitta dell'Arcobaleno un lutto di fronte al quale non possiamo che ribadire che "La cosiddetta 'sinistra radicale' ha concluso la propria parabola. Hanno cambiato nomi e simboli ma la logica del potere per il potere è sempre la stessa: Togliatti divenne ministro, Bertinotti presidente della Camera. Il primo liberò i torturatori ed assassini di Salò, il secondo ha avallato leggi razziste e avventure di guerra.
La loro vicenda dimostra - se mai ce ne fosse bisogno - che il potere corrode e muta, che il "realismo", di compromesso in compromesso, porta ad accettare tutto: dalla guerra ai cpt, dalle norme più liberticide alle grandi opere, dalla distruzione dell'ambiente alla fine delle tutele per chi lavora, dalla precarietà a vita al razzismo di Stato.
La libertà non si delega, si prende. Ogni giorno, ovunque."
Il tradizionale pranzo nella sede della Federazione Anarchica di Torino ha concluso la giornata.
I giorni successivi l'attenzione dei media sarà catalizzata dalla contestazione del tutto simbolica a Bertinotti, e dall'ormai rituale rogo di bandiere israeliane e statunitensi da parte degli autonomi.
Per quanto ci riguarda, il Primo Maggio e i giorni successivi, il nostro impegno di controinformazione e lotta, senza clamori né eco mediatica, è stato a fianco dei rom, sgomberati e buttati in strada dalla giunta Chiamparino alla vigilia della "festa" dei lavoratori.
Da Umanità Nova n. 17 dell'11 maggio 2008
Di seguito il volantino distribuito dalla FAI torinese il Primo Maggio
La libertà non si delega, si prende
Tira un'aria grama. Ogni giorno più grama.
A Torino, dove, negli ultimi tre anni, 8 immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, poveri.
A Torino, dove si lavora e si muore come nell'800. A Torino dove la vita di un operaio vale meno dei 20 euro che servono per la ricarica di un estintore.
A Torino, dove i fascisti bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano a incitare all'odio. Fuori, tra la gente, c'è anche chi applaude, mentre i più, soffocati dall'indifferenza, tacciono.
A Torino dove vogliono fare due grattacieli, mostri succhia energia, monumenti allo spreco e all'arroganza delle banche e delle istituzioni che li vogliono, mentre c'è chi non ha dove passare la notte.
A Torino, dove la giunta Chiamparino ha appena cacciato 200 rom rumeni dal campo di basse di Stura, dove hanno vissuto in miserabili roulotte e in una tenda per i mesi invernali.
A Torino, dove fare la spesa costa sempre più, ma i civich vanno in giro con manganelli telescopici e spray urticante.
Torino, come tutto questo nostro paese, sta scivolando verso un baratro. È il baratro del fascismo che ritorna, che ritorna nelle strade, che ritorna nelle leggi sempre più razziste e liberticide, che ritorna, e questo è il peggio, tra noi tutti, gente comune che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, gente che non ha i soldi per pagare il fitto o il mutuo, gente che la disoccupazione e la precarietà obbligano ad un'esistenza sempre più miserabile, gente che sta tramutando il sano odio di classe, l'odio per i padroni che ci sfruttano e ci rubano la vita, nell'odio per gli ultimi, per chi sta peggio di noi, gli immigrati poveri in cerca di un'opportunità di vita.
I governi di questi anni, i governi di "destra" e quelli di "sinistra" hanno fatto la stessa politica, distruggendo poco a poco i piccoli margini di libertà e di giustizia strappati con la lotta nei decenni precedenti. Strappati dai torinesi e dagli immigrati di allora, la gente del sud e dell'est venuta a Torino per lavorare, uniti per la casa, i trasporti, i servizi, le scuole, il salario, i tempi di lavoro.
Uniti anche se diversi, perché consapevoli che il nemico non è l'immigrato che ti vive accanto ma chi marcia alla tua testa. Oggi destra e sinistra hanno creato e alimentato la guerra tra poveri, i media l'hanno amplificata ad arte, moltiplicando i falsi allarmi sulla sicurezza. I reati più gravi - omicidi, stupri, rapine - diminuiscono mentre si moltiplicano gli "incidenti" sul lavoro. Ma si fanno leggi contro i lavavetri e i posteggiatori, mentre i padroni lucrano sulle nostre vite e ogni giorno qualcuno di noi muore lavorando. Italiani o immigrati, quando si cade da un'impalcatura, si viene stritolati da una macchina, si brucia vivi in acciaieria, siamo tutti uguali, ma se non re-impariamo ad essere e sentirci uguali nella vita, se non re-impariamo a lottare contro i nemici comuni di ogni sfruttato, la vita se ne va ogni giorno più in fretta, ogni giorno più miserabile, ogni giorno più insicura. L'insicurezza, quella vera, è nel lavoro che non c'è, nel lavoro che mutila, nel lavoro che uccide: loro li chiamano "incidenti", ma il nome vero è omicidi. Ormai usano una lingua nuova, una lingua dove i fatti e le parole sono sempre più distanti: la guerra di classe è nascosta come la guerra che gli alpini combattono in Afganistan. La chiamano "missione di pace" ma fanno la guerra, ammazzano in nostro nome, sottraendo risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti, ai servizi.
Destra e sinistra sono due facce della stessa moneta: stesso peso e stesso valore comunque la giri. La cosiddetta "sinistra radicale" ha concluso la propria parabola. Hanno cambiato nomi e simboli ma la logica del potere per il potere è sempre la stessa: Togliatti divenne ministro, Bertinotti presidente della Camera. Il primo liberò i torturatori ed assassini di Salò, il secondo ha avallato leggi razziste e avventure di guerra.
La loro vicenda dimostra - se mai ce ne fosse bisogno - che il potere corrode e muta, che il "realismo", di compromesso in compromesso, porta ad accettare tutto: dalla guerra ai cpt, dalle norme più liberticide alle grandi opere, dalla distruzione dell'ambiente alla fine delle tutele per chi lavora, dalla precarietà a vita al razzismo di Stato.
La libertà non si delega, si prende. Ogni giorno, ovunque.
Oggi più che mai non ci sono scorciatoie. Solo l'azione diretta, l'autogestione delle lotte e della vita, il conflitto quotidiano contro una società ingiusta possono mettere sabbia negli ingranaggi di un potere sempre più nudo nella sua ferocia.
Resistenza Rom
10 anni di lotte, occupazioni, sgomberi a Milano.
Venerdì 16 maggio ore 21 in corso Palermo 46
assemblea
contro le politiche razziste, le ronde fasciste e leghiste, la violenza securitaria e la repressione... percorsi di autogestione, solidarietà, lotta
Interverranno esponenti di "Via Adda non si cancella"
Proiezione del video "Via Adda 14. Tutti sotto un tetto"
Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46 Torino - la sede è aperta ogni giovedì dalle 21 in poi