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Subject: [Precog] Il bello è essere in ottantamila - Comunicato post
Euromayday 2008
Date: Tue, 06 May 2008 11:38:20 +0000
From: EuroMayday <info@???>
To: ip@???, rekombinanti@???,
precog@???
Il bello è essere in ottantamila, migranti e precari, insieme, a Milano,
per l'EuroMayDay 008, la parata del primo maggio dei precari europei. Da
Piazza XXIV maggio fino a Piazza Castello, 30 carri hanno sfilato dalle tre
del pomeriggio alle otto di sera, musica a palla, età media meno di
trent'anni. Sotto un sole caldo nel cielo limpido che ha sconfessato tutte
le brutte previsioni, alla faccia di chi ci vuole male. Da Torino, da
Bologna, da Vicenza, da Brescia, da Piacenza, da Feltre, da Bergamo, da
tutta la Lombardia. Apre il carro dei migranti, affidato a San Precario,
versione mediorientata, con in testa una kefiah, con gli striscioni che
dicono "No border, no precarity", "Libertà di movimento". Il bello è
essere in ottantamila a condividere queste rivendicazioni: regolarizazzione
permanenet, no al legame fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro,
chiusura dei cpt.
Rivendicazioni che parlano di precarizzione della vita e del lavoro e che
nquindi on riguardano solo i migranti ma tutti/e coloro che hanno invaso le
strade di Milano. I tamburi tuonano mentre uomini e donne di nazionalità
diversa portano, su un palmo di mano, vien da dire, lo striscione
"patchwork" della catena transazionale delle realtà di lotta dei migranti
europei, ogni pezzo cucito vicino all'altro corrisponde a un nuovo
appuntamento: adesso è qui, EuroMayDay 008. Subito dietro, il carro delle
donne precarie che vogliono "partorire i loro diritti" e ballano arrabbiate
dentro una gabbia, la gabbia della precarietà che deve saltare. Sfilano le
realtà di lavoro della rete Intelligence Precaria: i lavoratori dei call
center, gli operatori sociali, le cassiere Esselunga e gli autorganizzati
delle Scala, l'autobus delle autoproduzioni, i giornalisti freelance sul
carro di City of Gods, la free-press precaria. E poi ancora i centri
sociali e i sindacati di base: confederazione Cobas, cub, Sdl, Slai cobas.
Ma non è festa solo per chi marcia, è festa di tutta la città, anche di
chi sta ai bordi delle Parade e legge City of Gods, sorride, resta a
guardare e commenta. Chi accusa la Mayday di essere "soltanto una festa"
dimentica che "uno degli aspetti essenziali della Vera Festa costiste nella
presa dello spazio, nel suo rovesciamento, nella risacralizazzione
umanizzata" di una festa addomesticata, distante, senile come quella del
Primo maggio tradizionale. I precari festeggiano perché è in questo
spazio che si risonoscono e perchè è in questo tempo che la loro presa di
parola, lasciadosi alle spalle autocommiserazioni e sfighe, si sta
tramutando in forza Non ci sentiamo precari/e: lo siamo. Noi siamo precari
e precarie, lavoratori e lavoratrici, uomini e donne, migranti e nativi. E
siamo i più incazzati Intanto su un balcone, in via Torino, appare una
scritta: "Migranti abbiamo bisogno di voi, non lasciateci soli con gli
italiani". E dal camion rispondono le voci, al microfono, dei
latinoamericani, dei magrebini, dei senegalesi, stanchi di veder appiattita
la loro esistenza sul lavoro, ricchezza vitale di uomini e donne che non
solo viene disconosciuta ma addirittura si trasforma in problema per una
sinistra che ha smarrito il senso di sè e a cui restano solo le politiche
securitarie della destra.
La parte migliore di questo paese si è fatta viva a Milano il Primo maggio
2008. Per collegarsi e ricomporsi, i partecipanti raccolgono e mettono
insieme i pezzi del puzzle precario distribuito dai carri. Collegamenti
anche in senso radiofonico: dal carro dei giornalisti precari di City of
Gods vanno in onda i collegamenti in diretta/differita con le Mayday di
Aachen, dove Sarkozy e Merkel vengono ricoperti di fischi; con i migranti
di San Francisco e Washington; con le Euromayday sparse per tutta Europa,
da Lisbona a Maribor. Ci si collega con Pomigliano d'Arco, dove ci si
oppone alla deportazione di 316 "operai e precari" e con Roma dove precari
e migranti hanno occupato un'ex sede del messaggero proprietà di
caltagirone.Una partecipazione, quest'anno, che non solo è cresciuta
numericamente e si è allargata a nuovi soggetti precari, ma è maturata,
si è fatta più analitica, condivisa e rivendicativa. DeCorato,
vicesceriffo di Milano sul Corriere della sera la mette giù così: "A
dispetto delle assicurazioni date dagli organizzatori del corteo, i bravi
ragazzi dell'area no-global e dei centri sociali che hanno partecipato alla
MayDay hanno lasciato il segno. Una vergogna che grazie agli impianti di
video sorveglianza e alla collaborazione dei cittadini non resterà
impunita!" Come ogni anno, De Corato & company gridano allo scandalo.
E i giornali -- da buoni vassalli -- amplificano. Ovviamente senza scrivere
nulla sul perché della MayDay, sui suoi contenuti e sulle decine e decine
di migliaia di uomini e donne che l'hanno attraversata. Per i giornali, la
MayDay esiste solo grazie alle scritte sui muri. La stampa e De Corato
possono stare tranquilli. Finchè l'informazione sarà questa, continueremo
a scrivere sui muri. Almeno, alcuni concetti, del tutto condivisibili,
quali "Equo canone", "Diritto alla casa" "Più case, meno chiese",
passeranno sulle pagine dei giornali. Concetti, inoltre, ben più pregnanti
- solidarizziamo con i denunciati !- e sapienti di quelli veicolati
attraverso i tantissimi manifesti pubblicitari che infestano le vie della
città, rovinandola, oltraggiando il decoro metropolitano, svilendo
l'intelligenza dei cittadini. Questo è un vero esempio di vandalismo
urbano, come lo sono i cantieri a cielo aperto di decine di parcheggi
inutili, costosi e tangentati.
Ed ancora: il vandalismo per noi è quello dell'Expo, come ricorda il carro
dei comitati NoExpo: un mostro di precarietà e distruzione degli spazi
pubblici della città di Milano. Cementificazioni, infrastrutture immense
che "utili" per poco diventeranno un attimo dopo cattedrali nel deserto. Si
stanno abbattendo ora le brutture di Italia90. L'Expo attirerà
investimenti miliardari che per noi che viviamo qua in basso, nel mondo di
sotto, si tradurranno in contratti precari, per i fortunati, in lavoro
nero, per tutti gli altri addetti alla costruzione della metropoli vetrina
del 2015. Non lamentatevi delle scritte sui muri voi che sfregiate l'anima
di una città ! Nel silenzio assordante della politica che si ricorda della
precarietà solo in campagna elettorale, i precari della EuroMayDay 008
mandano a dire che possono fare da sè. Non hanno solo cuore ma idee,
creatività, capacità comunicativa ma anche proposte sul reddito, sul
welfare, la casa, l'ambiente.
Mentre la sinistra dei partiti e dei sindacati confederali si lamenta, e
s'allontana dal paese reale, la Mayday s'incammina per darsi continuità e
stringere nuove complicità precarie .
Una la Long-lunga-larga EuroMayDay che si farà sentire nei prossimi mesi.
Ma questa è una altra storia.
Per il momento, ricordiamo il primo appuntamento dell'Assemblea MayDay per
domenica, 11 maggio, h.15.00, Ponte della Ghisolfa, V.le Monza 255, Milano.
EuroMayDay Milano
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