Questo che Grillo definisce "governo degli imbelli, presuntuosi e 
deficienti" è stato forse l'unico (e l'ultimo) governo che negli ultimi anni 
ha provato a dare un senso alla parola legalità. E la legalità deriva per 
prima cosa dalla trasparenza, molto più che dalla repressione. Appena è 
stata fatta una legge per la trasparenza, subito stata annullata 
dall'ipocrisia della cosiddetto diritto della privacy.
Sono convinto che nella convivenza non è col segreto che si difendono i 
diritti (sempre che sia un diritto diventare ricchi, anzi ricchissimi) ma 
facendo in modo che nessuno abusi delle informazioni.
In Italia abbiamo degli amministratori geniali che, come a Genova, per 
evitare gli incidenti alle moto su un tratto di strada, invece di evitare le 
cause degli incidenti proibiscono il transito alle moto. Come dire che per 
evitare gli incidenti stradali basta proibire la circolazione o per evitare 
le morti sul lavoro basta evitare di lavorare. Così per evitare che si abusi 
delle informazioni sensibili basta permettere di nascondere le informazioni, 
anche se poi le uniche informazioni che rimangono veramente nascoste, più 
che quelle dicibile sono soprattutto quelle indicibili, perché di solito le 
altre, se si hanno i soldi, basta comprarle.
Così io non posso utilizzare un indirizzario raccolto informalmente per 
informare delle iniziative politiche di una associazione o di un gruppo, ma 
in compenso il mio indirizzo può essere comprato da una banca a cui sono 
costretto a dare l'assenso per poter aprire il conto senza il quale nessuno 
può più scambiare un soldo. Io non posso sapere i dati che permettono al 
figtlio del notaio di passare avanti a mio figlio nella graduatoria 
dell'asilo, ma posso ricevere ogni sabato due o tre telefonate con 
l'operatore che mi dice "Lei è il signor Carlo? vorrei proporle una 
offerta".
Ma la cosa più "anomala" è che Grillo, il paladino della trasparenza, si 
inalberi perché sul web è possibile sapere quanto guadagna. Quando ero 
consigliere comunale c'erano leghisti che facevano gli spedizionieri che 
denunciavano redditi da fame pur avendo cellulari e macchinoni ma si 
scandalizzavano che gli zingari potessero avere il telefonino pur essendo 
poveri, cosa che, secondo loro (i leghisti), testimoniava della loro (degli 
zingari) vita illegale.
Cordialmente
Carlo Schenone
vico del fieno 5/7
16123 Genova
t:+390102476295
c:+393472294722
schenone@???
www.schenone.net
skype:schenone
liberazione
Vincenzo Visco rende pubblici i redditi di milioni di cittadini. Beppe 
Grillo (4 milioni di euro) si infuria
On-line i redditi degli italiani
Ma il garante ordina lo stop
Davide Varì
Dodici ore di piccoli spionaggi, di occhi indiscreti e un po' maligni sul 
730 del vicino di casa, del capo ufficio e, perchè no, del macellaio di 
fiducia con Suv.
Poi ovviamente, una sbirciatina ai guadagni milionari dei vip nostrani: 
Fiorello, Simona Ventura, Bruno Vespa, Roberto Benigni e via dicendo.
L'Agenzia delle entrate ha reso disponibili sul Web i redditi dichiarati da 
tutti i cittadini italiani nel 2006. Con un solo click si è potuto entrare 
sul 730 di milioni di italiani e verificarne il guadagno lordo dichiarato.
Un colpo di coda del viceministro delle finanze Vincenzo Visco, 
immediatamente stoppato dal Garante per la privacy: «Per tale forma di 
diffusione - hanno fatto sapere - sussistono allo stato evidenti e rilevanti 
problemi di conformità con il quadro normativo in materia».
Dunque, la caccia al milionario è finita in men che non si dica e, almeno 
per ora, gli internauti dovranno accontentarsi delle informazioni raccolte 
nella mezza giornata di ieri. In effetti la notizia ha fatto il giro del web 
e il sito delle agenzie delle entrate era diventato impenetrabile: troppi 
contatti, troppi accessi.
Ma i redditi dei volti noti erano già stati registrati e diffusi dal grande 
megafono della rete.
Tra i più arrabbiati per l'iniziativa di Visco, Beppe Grillo.
«Follia, questa è follia» ha immediatamente scritto il comico moralizzatore 
genovese sul proprio blog.
«Dopo l'indulto che ha liberato le carceri questo ex governo di imbelli, 
presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e 
l'indirizzo di casa dei contribuenti.
Pagare le tasse così è troppo pericoloso - scrive - meglio una condanna per 
evasione fiscale che una coltellata o un rapimento».
Insomma, una reazione furiosa contestata però dagli stessi "grillini", 
soprattutto dopo aver scoperto che il proprio "eroe" aveva dichiarato la 
bellezza di 4milioni e passa di euro. E così tra quanti hanno commentato il 
post «La colonna infame» c'è per esempio chi si domanda come mai «prima 
Grillo dice che bisogna mettere tutto sulla rete e ora invoca il nemico 
Tremonti perchè ciò non accada». O chi più semplice afferma «Questo post 
puzza» e si chiede «Cosa c'e dietro?».
E ancora: «Voi che rimanete a bocca aperta davanti al reddito di Grillo ma 
non lo sapevate?
Pensavate fosse senza un soldo?».
Molti quelli che chiedono che il post venga tolto dalla pagina, pochi quelli 
che difendono il comico genovese: «Beppe ha completamente ragione, le 
dichiarazioni debbono rimanere segrete, fatevi i cavoli vostri».
Stefano Rodotà, l'uomo che per primo ha portato la questione privacy nel 
nostro Paese, taglia corto e si schiera decisamente con Visco: «Pur senza 
conoscere i dettagli, che in queste materie sono molto importanti, la mia 
prima valutazione è favorevole». «In generale - aggiunge - sono sempre stato 
favorevole alla trasparenza dei dati sui redditi». «E' un fatto di 
trasparenza, di democrazia, non vedo problemi: c'è in tutto il mondo, basta 
vedere qualsiasi telefilm americano», ha fatto sapere lo stesso Visco. «Era 
già pronto per gennaio - spiega -, ma per evitare le polemiche in campagna 
elettorale ho chiesto di pubblicarle più tardi».
Dello stesso parere anche il leader radicale Marco Pannella: «E' necessario 
far prevalere il diritto di sapere piuttosto che quello di essere ignorati».
Furiosa invece l'Aduc, l'associazione di consumatori parla di «palese 
violazione della legge sulla privacy» e di pericolo per l'aumento della 
criminalità e della violenza, «dato che sono stati pubblicati dati sensibili 
sui redditi, ghiotta fonte di informazione per i criminali».
Ma alcuni redditi, si diceva, sono ormai pubblicati su migliaia di siti 
on-line.
Si arriva così a scoprire che nel 2005 l'industriale Luciano Benetton 
dichiarava un reddito imponibile di 1.635.722 euro, mentre Beppe Grillo 
4.272.591 e 3.580.995 Roberto Benigni. Tra i volti celebri anche Sabrina 
Ferilli e Luciana Littizzetto: l'attrice romana nel 2005 dichiarava un 
reddito di 423.829 euro, mentre la comica torinese 1.824.084.
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