[NuovoLab] 309° ora in silenzio per la pace

Delete this message

Reply to this message
Author: norma
Date:  
To: forumgenova, aderentiretecontrog8
Subject: [NuovoLab] 309° ora in silenzio per la pace
rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 30 aprile dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di genova 309° ora in silenzio per la pace.
Incollo di seguito il volantino che verrà distribuito
---------------------------------------
Primo maggio, giornata internazionale del lavoro.

Ma che cosa c'entra il mondo pacifista con il mondo del lavoro?




Abbiamo più volte denunciato, anche con i volantini che distribuiamo ogni mercoledì, che le forze armate italiane costeranno nel 2008 23 miliardi e 352 milioni di euro, l'11% in più rispetto allo scorso anno. Con una piccola parte di questa enorme quantità di denaro si sarebbero potuti assumere ispettori da destinare ai controlli del rispetto delle norme di sicurezza sui posti di lavoro.






Uno degli argomenti preferiti di chi sostiene la partecipazione italiana alle cosiddette "missioni di pace", è il "prestigio internazionale dell'Italia.". Secondo costoro, massacrare gli afghani con il pretesto di cercare Bin Laden pone l'Italia in una posizione di prestigio nel contesto internazionale. Siamo invece del parere che, anziché preoccuparsi del proprio "prestigio internazionale" l'Italia dovrebbe vergognarsi della propria media di tre morti al giorno sul lavoro. E le autorità che piangono lacrime di coccodrillo sulle bare dei soldati caduti dovrebbero ricordare che è oggi statisticamente più pericoloso fare il muratore o il metalmeccanico che il soldato in zona di guerra.






La Liguria è una delle regioni in cui è maggiore la presenza dell'industria militare.

Appena eletto presidente della regione Liguria Claudio Burlando ha ottenuto il finanziamento di dieci navi militari, manufatti di elevatissima tecnologia la cui qualità si misura in capacità distruttiva. Era indispensabile, fu detto allora: si trattava di cinquemila posti di lavoro. Non pensiamo che sia nostro diritto sottovalutare la serietà di questo problema. Ma da anni proponiamo invano alla regione Liguria di costituire un osservatorio che studi le possibilità di riconvertire nel civile almeno una parte dell'industria bellica salvando i posti di lavoro. E la riconversione, o almeno la diversificazione delle produzioni, oltre ad essere moralmente indispensabile, potrebbe garantire i lavoratori dai rischi di un poco probabile ma auspicabile periodo di pace che renda inutili fregate, cannoniere ed armamenti in genere. La stampa ha magnificato l'accordo ed ha glissato sulle capacità distruttive, sull'inutilità e sul prezzo astronomico delle navi . Ed ha evitato di sottolineare che investimenti così cospicui avrebbero potuto garantire altrettanti posti di lavoro nella scuola, nella sanità, nella previdenza. Certamente non altrettanti profitti; ma non si stava parlando di posti di lavoro?






Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori statunitensi che hanno dichiarato il primo maggio giornata "No Peace, No Work" e sciopereranno contro la guerra in Iraq ed in Afghanistan, ed ai portuali africani che hanno rifiutato di scaricare armi cinesi destinate allo Zimbabwe. L'esperienza delle lotte genovesi contro la mostra navale bellica, alle quali i lavoratori e le lavoratrici genovesi parteciparono numerosi ed organizzati dimostra che lottare per avere il diritto di decidere "che cosa" produrre e " a chi" vendere è possibile e doveroso.