[NuovoLab] Il Nord a scuola di ronde

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Il Nord a scuola di ronde

    
In pattuglia con pettorina e fischietti nei quartieri a rischio: "Andate e arrestateli"
MASSIMO NUMA
INVIATO A PADOVA
I volontari dei Com.Res di Padova, acronimo di Commercianti e Residenti, sono andati a «scuola», prima di iniziare a pattugliare le downtown di Padova; i «professori» sono esperti, tecnici della sicurezza. Li hanno istruiti a dovere sui limiti dell’azione, per evitare guai con la legge. E il presidente nazionale del coordinamento delle ronde dei volontari verdi, Mario Borghezio, spiega che saranno organizzati dei «corsi di formazione» per tutti i volontari, in tutte le Regioni del Centro Nord, Emilia-Romagna compresa. Lezioni di logistica, di diritto penale e anche gli aspetti più tecnici non saranno trascurati.

Come usare le radio, come muoversi nelle zone pericolose, come affrontare i soggetti criminali e le varie emergenze. Come gestire un ferito o sostenere uno scontro fisico, un’aggressione. Come si organizza un pattugliamento, in auto a o piedi. Cos’è un rastrellamento e come si realizza. Infine i rapporti con le forze dell’ordine, aspetto abbastanza delicato. Non sarà un addestramento para-militare ma «non si può andare nelle strade, senza avere, almeno, un minimo di preparazione, per esempio conoscere le procedure da seguire in caso di un attacco. Abbiamo già avuto nelle nostre file - spiega l’esponente della Lega Nord - poliziotti e carabinieri che, senza mai apparire, avevano addestrato i nostri volontari. Ricominceremo da lì. All’inizio, i ”poliziotti verdi” saranno presenti nelle squadre, durante le azioni. Quando ci saranno professionalità adeguate, allora, saranno nominati i responsabili delle varie unità e costituita una gerarchia, in modo da evitare fughe in avanti. E potremo agire da soli».

Gente decisa, a Padova. «Arresteremo noi chi ruba, rapina o spaccia droga». Parola dei rondisti dei Com.Res. Adesso si fa davvero sul serio. Fine del folclore, delle passeggiatine serali con la fiaccola e le bandierine colorate. Basta carrozzine e Fido al guinzaglio. Per i criminali - di ogni razza - che occupano da anni interi quartieri di Padova, è scattata l’ora X. Giovedì notte si parte con una maxi-ronda composta da 150 persone divise in squadre, affiancate da vigilantes armati di pistola. Sarà un rastrellamento studiato con cura, da mesi, e senza lasciare nulla al caso.

Ultima barriera: l’articolo 380 del Codice di procedura penale. Dispone che l’arresto obbligatorio in flagranza può essere eseguito nell’ipotesi di delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo di 5 anni e nel massimo a 20 anni. All’arresto, può procedere «ogni persona», dunque anche il privato cittadino, purché si tratti di delitti perseguibili d’ufficio. «In questo caso, la persona che ha eseguito l’arresto deve , senza ritardo, consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla Polizia Giudiziaria, la quale redige il verbale dell’avvenuta consegna e ne rilascia copia all’interessato (art. 383 c.p.p.)».

Premessa noiosa, forse, ma necessaria. Dunque, i rondisti possono bloccare un malvivente, «responsabile, per esempio, di furto aggravato, rapina o spaccio di quantità non modiche di droghe», elenca puntiglioso Massimo Pellizzari, il presidente del Com.Res., tra i promotori più convinti sulla necessità di istituire una «polizia civile». Finita, almeno qui nel Nord-Est, la mite stagione delle perlustrazioni-passeggiate, armati solo di fischietto (per dare l’allarme, se c’è qualcosa che non va) e il cellulare per avvertire il 113, come tuttora avviene, da anni, a Torino. A Porta Palazzo.

E’ iniziata una nuova era. Il Comune di Monselice, Padova, ha stanziato 20 mila euro per arruolare guardie armate private da destinare al controllo del centro. Il modello è lo stesso del Com.Res. Che fa da apripista. A livello nazionale.

Da Padova a Verona. Qui, nel ‘98-’99, le ronde leghiste (non solo) avevano fatto discutere. La città era segnata dalla presenza di pusher e tossicomani, il centro storico trasformato in un accampamento. La giunta della Lega Nord, guidata da Flavio Tosi, è passata all’azione. Oggi la stazione ferroviaria, una delle aree più critiche in passato, sembra ripulita. Non c’è traccia di sbandati e balordi. Merito della videosorveglianza e dei continui controlli dei vigili urbani, soprattutto. «Le ronde, qui - dice secco il segretario della Lega, Matteo Bragantini - non servono più. Il Comune ha deciso, in questi giorni, di assumere altri 40 vigili urbani. In modo diretto, con i tempi burocratici ridotti al minimo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: Verona è cambiata, radicalmente». In provincia, idem. Ad Oppeano, il sindaco Alessandro Montagnoli, neo-eletto, voleva pure distruggere la moschea, oltre che affidare - pure lui - la sicurezza del paese anche alle guardie private.

Non solo ronde. Nel Veronese, sindaci e assessori, compreso l’assessore provinciale alla Sicurezza, Giovanni Codognola, hanno le idee chiare: via i Rom, via i clandestini e gli stranieri delinquenti. A Milano, nel Lodigiano, c’è voglia di chiudere, una volta per tutte, con la criminalità.

E a Torino, Borghezio, freme dalla voglia di ricominciare: «Ripartiamo alla grande, abbiamo già molte richieste di organizzare di nuovo le ronde. Tra i primi target, Tossic Park. Poi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Anche se, con un ministro come Maroni, potremo dormire sonni più tranquilli. Affiancheremo le forze di polizia, senza sostituirci a loro. Le promesse della giunta Chiamparino di intervenire sulla sicurezza sono rimaste, appunto, promesse. Mai realizzate».

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