[Forumlucca] La condizione di precarietà: chefare?

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Aihe: [Forumlucca] La condizione di precarietà: chefare?
non voglio aprire fronti polemici ma solo discussioni costruttive ...

trattamento dei precari

... normalmente per le società di servizi si parte con un contratto a
progetto da 400 euro al mese con l'obbligo di lavorare 8- 10 ore al
giorno in azienda
poi si passa a 600 con l'obiettivo di arrivare a 700/800 euro al mese
sempre mantenendo il contratto a progetto ... poi partita iva.

Nelle nostre fondazioni si lavora 3-4 mesi gratis poi stesso
trattamento oppure si viene pagati a singhiozzo come se il lavoratore
mangiasse a singhiozzo ... un mese si e uno no

questo è risaputo ... come qualcuno potrebbe obiettarmi ... ma non è
un buon motivo per non parlarne e non indignarsi soprattutto se
queste forme di sfruttamento provengono da ambienti gestiti da
amministratori che sono nati e cresciuti nell'area comunista

e allora se la sinistra vuole ripartire iniziamo a parlare di queste
cose e non lasciamo che i lavoratori si debbano rivolgere alla lega

un movimento interessante nascerà a settembre a Milano quando alcuni
consigli di fabbrica si autorganizzeranno per dare vita ad una
struttura parallela ai partiti e ai sindacati ripartendo dai diritti
dei lavoratori che in questi ultimi anni la sinistra non ha saputo
affrontare per cecità ideologica e/o per incapacità intellettuale (io
sono uno di queste persone) ... su questo Vendola ha fatto un'analisi
molto serena e onesta.

Siamo in molti a non ascoltare più i motivi della divisione tra le
tante anime della sinistra e soprattutto gli attacchi tra le singole
"fazioni" ... sappiamo solamente che i nostri diritti come lavoratori
dagli anni 90 ad oggi sono stati lentamente smantellati e la nostra
capacità di risposta ad un sistema lavorativo oppressivo è scesa a
zero per divisione tra i più anziani e per incapacità politica e
sindacale dei più giovani.

Le forme ricattatorie si sono evolute attaccandosi all'egoismo di
molti che hanno lottato e lottano per conquistarsi una collocazione
nei posti "migliori" come quelli pubblici ... forme cresciute con la
cecità dei lavoratori e lo sviluppo di una società dei consumi
degradata.

Con ilaria abbiamo commentato una scritta che era venuta fuori su un
muro nella zona cimitero di Lucca dove si leggeva "odio chi sfrutta e
odio chi si fa sfruttare" ... sono decisamente cose che fanno
riflettere soprattutto sul rapporto fra lavoratori.

Devo dire che in tutta Italia gruppi di cittadini più o meno
numerosi si stanno riorganizzando in maniera pacifica per rendersi
autonomi da un sistema soffocante dal punto di vista morale, etico ed
economico.

qui di seguito allego un documento che sta attualmente girando in
rete e che può essere un ulteriore contributo alla discussione su un
tema che è fondamentale per la rinascita di una cultura di giustizia
e equità in Italia.

Oggetto: La condizione di precarietà: che fare?


Cari/care,

allego qui sotto una sorta di appello per la ripresa di un'azione
sociale
e collettiva sul tema della precarietà. Non si tratta di un appello per
ottenere qualcosa, ma piuttosto per iniziare una discussione e una
ricerca, finalizzata in primo luogo a fare "cultura", a porre
interrogativi, in modo autonomo e propositivo, lontano da logiche
politiche che appaiono sempre più inadeguate a quelli che sono i reali
bisogni delle soggettività del lavoro.

Questo appello "virtuale" è l'espressione di un gruppo promotore che si
impegna quotidianamente non solo nel campo della ricerca e dell'analisi
delle trasformazioni del lavoro, ma anche nell'organizzazione concreta e
di "con-ricerca" di forme autonome delle stesse soggettività che
vivono la
condizione di precarietà. E' più che altro una presa di parola.

Chi vuole dare la propria adesione, può rispondere con una mail a
info@???. Ognuna poi è libero di farlo circolare come
crede e a chi crede.

Andrea Fumagalli

********

Il tema della precarietà assurge agli onori delle cronache
soprattutto nel
periodo elettorale. Non è la prima volta. Purtroppo, nonostante un
crescente interesse nel campo della produzione culturale (musica, film e
documentari, letteratura), sul piano del dibattito socio-economico nei
periodi tra un elezione e l'altra perde di importanza e di appealing.
Nell'ambito poi della dinamica sindacale assume contorni e
prospettive che
ci sembrano del tutto inadeguate a quelle che sono le questioni
fondamentali in campo.
Con questo appello, noi che ci muoviamo nell'ambito dell'analisi sociale
ed economica, vorremmo portare all'attenzione alcuni punti che ci
sembrano
essenziali per affrontare in modo propositivo il tema della precarietà:

1.      La precarietà è prima di tutto esistenziale e non solo legata  
al tempo
del lavoro. Tale constatazione implica che tra politiche del lavoro e
politiche del welfare non vi è separazione, ma semmai complementarietà:
sono due facce della stessa medaglia. Qualunque intervento di  
politica del
lavoro diventa anche politica di welfare e viceversa. Le parti  
sociali non
sembrano essere coscienti di ciò


2.      La precarietà è condizione strutturale e generalizzata. E' la  
forma
giuridica e sociale  tendenzialmente più rilevante che definisce il
rapporto di lavoro, sempre più individualizzato. La contrattazione
individuale tende a essere preminente sulla contrattazione  
collettiva, con
effetti critici sulla capacità tradizionale dei sindacati di  
rappresentare
effettivamente i bisogni e le esigenze del mondo del lavoro, anche  
laddove
la stabilità del posto di lavoro appare garantita. Anche i lavoratori a
tempo indeterminato sono potenzialmente e psicologicamente precari.


3.      Le forme tradizionali della rappresentanza sindacale che  
hanno più o
meno il monopolio delle relazioni sindacali sono all'interno della
dicotomia o della chimera della flessibilità come opportunità o della
richiesta di assunzione a tempo indeterminato per tutti i precari. La
prima rappresenta l'illusione smentita da una decennale esperienza di
poter regolamentare e controllare la precarietà; la seconda è l'esito di
un processo di nostalgia verso un modello produttivo – quello  
taylorista e
fordista – che non esiste più e che molti di noi hanno contribuito a
modificare.


4.      Si pone con urgenza il recupero di una proposta di analisi e  
azione
autonoma del variegato mondo del precariato – dalla condizione dei
migranti, ai precari dell'industria e dei servizi sino ai nuovi  
lavori di
natura cognitiva – che faccia perno su una nuova idea di relazioni
industriale e una riforma della struttura del sistema di welfare:  
garanzia
di continuità di reddito, legare i diritti di cittadinanza e di  
welfare ai
singoli individui e non al posto di lavoro, abbattere la discriminazione
nei confronti dei migranti, i cui diritti di visibilità e cittadinanza
dipendono dalla loro collocazione lavorativa e non dal loro  
riconoscimento
come esseri umani, con l'effetto (voluto)  di spingere molti di loro  
alla
clandestinità e al lavoro nero, introduzione di un salario minimo,
riduzione delle tipologie contrattuali del lavoro, molto spesso  
inutili e
ridondanti, ma finalizzate ad aumentare trattamenti discriminanti.
E' necessario una capacità di innovazione nel modo di agire sindacale e
politica che parta direttamente dalle esigenze e dai bisogni di chi oggi
vive la precarietà come condizione imposta sulla propria pelle. E'
necessario recuperare una capacità autonoma di agire fuori da logiche
assistenzialiste, corporative e concertative, incapaci di cogliere gli
elementi di novità e di contraddizione posti dalle trasformazioni
qualitative e quantitative del paradigma produttivo e del mondo del
lavoro. Niente è più uguale al passato.


Per questo e per queste proposte, appoggiamo le partecipiamo
all'EuroMayDay008 dei precari e dei migranti, come nuovo spazio in grado
di aprire vertenzialità e dialettica sociale.

SAPERE, FAR SAPERE, SAPER FARE, FARE, CONDIVIDERE, LIBERARE, VINCERE.


Ecco i primi firmatari:

Adam Arvidsson, Università di Copenhagen, Danimarca
Dario Azzellini, Johann-Wolfgang-Goethe-Universität, Frankfurt
(Germania)
e Benemérita Universidad Autónoma de Puebla (México)
Andrea Fumagalli, Università di Pavia, Italia
Montserrat Galcerán, Universidad Complutense di Madrid, Spagna
Stefano Lucarelli, Università di Bergamo, Italia
Yann Moulier Boutang, Université du Compiègne, Francia
Grazia Naletto, Sbilanciamoci, Italia
Agostino Petrillo, Politecnico di Milano, Italia
Carlos Prieto del Campo, Universidad Nomade, Madrid, Spagna
Raul Sanchez, Universidad Nomade, Madrid, Spagna
Barbara Szaniecki, Universidad Federal de Rio de Janeiro, Brasil
Michele Surdi, Università di Roma "La Sapienza", Italia
Benedetto Vecchi, Il Manifesto, Italia.
Enzo Valentini, Università di Macerata, Italia.
Carlo Vercellone, Università di Parigi I, Sorbona, Francia
Tiziana Villani, Millepiani, Italia
Adelino Zanini, Università Politecnica delle Marche, Italia



spedito da Matteo Pasquinelli di Rekombinant


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Marcantonio Lunardi

è ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile
Coloro che si sono limitati a ciò che appariva loro come possibile,
non hanno mai avanzato di un solo passa

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